La lunga intervista in esclusiva alla senatrice Dafne Musolino è stata la naturale conclusione di un’altra sempre realizzata da Voce di Sicilia il 12 novembre dello scorso anno. Un percorso “doloroso” da parte della Senatrice di Italia Viva che da quel giorno di ottobre del 2023, quando decise di lasciare il movimento di Cateno De Luca, ad oggi, l’ha condotta per una strada irta di accuse gratuite, di insulti personali, di beceri attacchi, da parte di chi fa ancora parte di un movimento che la Musolino si è lasciata alle spalle in un momento in cui, apparentemente, non vi era alcuna ipotesi che potesse lasciar presagire gli allontanamenti degli ultimi giorni. E con motivazioni del tutto uguali a quelli dichiarati allora dalla senatrice Musolino.
Una “macchina del fango” che è ancora oggi in funzione contro tutti coloro che “osano” dissentire, criticare liberamente, opporre fatti concreti che smontano una lettura della realtà che spesso non è per nulla aderente a come viene raccontata.
In quel che viene riferito da chi esce dal movimento Sud chiama Nord è denominatore comune, paradossalmente, “l’assenza di libertà di espressione e di azione“, tutta soggiogata ad una strategia unica che è, e rimane, quella di un “leader maximo” di cubana memoria, ma solo per definizione, che viene descritto come “ingombrante, dittatoriale“. Il paradosso è che tutto questo avverrebbe nel movimento che della libertà ha fatto il proprio slogan unico.
La lunga intervista che alleghiamo qui, visibile dal link Youtube del nostro canale, farà di certo discutere, attirerà le ennesime accuse, gli ennesimi insulti, le solite manipolazioni.
La differenza è che oggi quanto dice la senatrice Musolino non proviene più da un’unica voce nel deserto di una fideistica indifferenza, ma è una di altre che riferiscono le medesime circostanze. Molto più difficile, quindi, che attecchiscano dichiarazioni e note stampa al vetriolo come siamo soliti lèggere quando un politico, un partito, un membro stesso del movimento, un giornalista, un cittadino “osano” non essere allineati con il pensiero unico del leader.
Tornando all’intervista: Dafne Musolino ha chiesto di recarsi nell’area portuale adiacente alla Casa del Portuale e degli ex silos, quella che oggi appare come un cumulo di macerie triturate e spianate in una distesa che sembra il risultato di un bombardamento a tappeto. Ma questa non è zona di guerra, per fortuna, ma è l’area dove dovrebbe sorgere l’I-Hub, uno dei sogni dell’ex amministrazione De Luca tramandata a Basile. Annunciata l’operatività del progetto nel mese di settembre dello scorso anno, con tanto di foto di squadra al completo e con il “leader maximo” ovviamente al centro della foto, essa ha dato luogo solo all’avvio delle demolizioni dell’ex mercato ittico e della parte dei magazzini generali in disuso. Nient’altro. Da allora il progetto langue, come anche i fondi per realizzarlo.
LA GENESI DELL’I-HUB e la rivoluzione delle ZES: la ZES UNICA
“La cronistoria è importante per chiarire il momento storico in cui l’idea dell’I-HUB nacque” dice la senatrice Musolino con alle spalle la distesa di pietrisco che prima era mattoni e calcestruzzo – “quest’area, all’epoca in cui io e l’allora assessore Carlotta Previti analizzammo la cartina, era stata identificata come l’unica ZES, zona economica speciale, di Messina. Di tutta la città, quindi, quest’area era quella che avrebbe goduto di un’economia agevolata rispetto alle altre, pertanto aveva senso prevedere la costruzione di una struttura da mettere a disposizione di aziende mondiali dell’elettronica, del software, gestori di social internazionali e quant’altro potesse avere come interesse sfruttare il vantaggio. Ma, dopo vari tentativi di perimetrazione, di avvio delle Zes per come erano state inizialmente concepite, con il Governo Meloni ed il ministro per il Sud Fitto, si decise di semplificare l’identificazione delle aree ZES e si decise, più semplicemente e sbrigativamente che Zes era … tutto il Sud, dalla Campania in giù. Pertanto zona economica speciale oggi, con il Decreto Sud, non è più solo questa zona, ma lo è ogni area cittadina. Una realtà, dunque, profondamente cambiata che altera la peculiarità di convenienza ed attrattività che quest’area ormai demolita attualmente ha in confronto all’epoca della programmazione da parte della Giunta De Luca”.
“Cambiata la conformazione delle ZES, quindi, mi chiedo che senso ha costruire qui una struttura che non riveste più lo stesso valore per le aziende che si desiderava attrarre? E qualora si decidesse in maniera imperterrita di procedere alla costruzione di questo stabile funzionale, saranno di certo necessari, con i tempi delle amministrazioni, almeno due anni per la realizzazione. Un periodo enorme nell’ambito della vitalità dello sviluppo del mondo della produzione di componenti elettronici e della creazione di software. Inoltre, dato che tutto tace già da un anno, i tempi sarebbero di certo destinati ad allungarsi“.
“E allora cosa dovrebbe fare l’amministrazione Basile? Di certo riconsiderare il progetto, attualizzarlo in base al mondo che cambia intorno. Considerando anche che sono annunciate come prossime le aperture dei cantieri per il collegamento stabile dello Stretto. L’inizio dei lavori del Ponte muterà profondamente lo scenario e la dinamica della città e le decisioni di lungo periodo, i progetti esistenti da realizzare debbono necessariamente essere adeguati ai cambiamenti attesi. Ma l’amministrazione Basile è in grado di farlo?“
L’AMMINISTRAZIONE BASILE IMPRODUTTIVA: I FONDI PON PERSI, I-HUB FERMO E CASA SERENA CHIUSA
“Quest’anno saranno due anni di amministrazione Basile. In due anni non si registrano nuovi progetti presentati dalla giunta condotta da Federico Basile, né tanto meno nuove risorse intercettate ed ottenute a livello nazionale o europeo. Non c’è nulla. La verità è che la gestione della città targata Basile sta solo portando avanti il compitino assegnatogli dall’ex sindaco De Luca. E Basile & Co. lo stanno facendo senza aggiungerci nulla di proprio, senza aggiornamenti, senza condividere con i cittadini. Portano avanti quanto hanno trovato ed è stato consegnato loro dall’amministrazione di cui facevo parte, e stanno eseguendo con i paraocchi. Anche perché variare ed aggiornare presuppone che ci sia la capacità e la competenza per poterlo fare. Ma l’esempio dell’incapacità amministrativa della gestione cittadina di Basile è rappresentata non solo da queste macerie alle mie spalle, ma soprattutto dai fondi PON persi perché non impiegati entro il 31 dicembre del 2023. Fondi che, oltre ogni tentativo di sofismo, sono stati restituiti. E basta. Non c’è altra spiegazione contabile. Non è stata una ‘compensazione di cassa’, bensì una restituzione sic et simpliciter. Il metro della ‘bravura’ dell’amministrazione Basile si misura con il fatto concreto che ad oggi i lavori a Casa Serena, dopo un anno, non sono iniziati. La giustificazione addotta è stata quella che per un anno sarebbero stati effettuate le verifiche sismiche. Un intero anno per una struttura che non è un quartiere. La presidente della Messina Social City, Valeria Asquini, aveva anche detto proprio alla sottoscritta, che entro aprile si sarebbe proceduto all’affidamento dell’appalto. Siamo a maggio e di appalti, assegnazioni, consegna e di inizio lavori non c’è traccia. Intanto però ci sono gli anziani ospiti di Casa Serena, ben ospitati presso l’Ipab Collereale che vorrebbero rientrare nella casa residenziale di via Sciva ma che non possono e non sanno quando e se potranno farlo. Ed ancora, sempre nelle more dell’inizio dei lavori, gli stessi anziani rischiano di essere di nuovo spostati, ma questa volta in una struttura lontana dal centro che ha come unico sbocco da un lato il mare e dall’altro la pericolosa nazionale”.
CRISI ECONOMICA NAZIONALE E LE SCELTE INFELICI: CONCERTI E MANGIATE NON CREANO POSTI DI LAVORO
“A tutto questo si aggiunge la crisi economica nazionale che ricade inevitabilmente a livello locale. Una crisi che non è stata affatto calmierata dalle decisioni discutibili prese da questa amministrazione comunale. Voglio chiarire e delineare una volta per tutte un concetto: non sono i concerti ed i concertini a sviluppare l’economia e l’occupazione a Messina. Non saranno gli eventi di questo genere, volti solo a riempire le piazze, che impediranno ai nostri giovani di andarsene. Ci vuol ben altro. Nel mentre che l’amministrazione si racconta una ‘realtà’ a cui credono solo il sindaco ed i suoi assessori, le attività economiche storiche di questa città chiudono. A Messina, la città dei bar, hanno irrimediabilmente chiuso quelli più antichi. La tradizione sta abbassando le saracinesche. Piste ciclabili in centro, isole pedonali e ZTS calate dall’alto senza la piena condivisione di tutte le parti coinvolte non costituisce sviluppo, ma solo l’applicare il compitino che non è aggiornato a ciò che accade oggi. Per cui questa amministrazione, quella guidata da Federico Basile non può essere minimamente assimilabile a quella precedente”.
LE IDEE E LA CONDIVISIONE SOPPRESSA DAL LEADERISMO DITTATORIALE – LA LIBERTA’ E LA VOGLIA DI PENSARE LIBERAMENTE TACCIATA DI TRADIMENTO
“Insomma qual è il problema? Sta nella incapacità di accettare le critiche e di prenderne il buono. Nell’assoluta superbia di non condividere i progetti e di adeguarli alle esigenze del cittadino mediante il sistema dell’ascolto. Un processo virtuoso che è figlio di quello democratico che non può innescarsi in questa amministrazione così come non si innescherà mai in Sud chiama Nord. Perché ogni libero pensiero viene inteso come un tradimento, ogni discostamento dalla linea tassativa dettata dal ‘leader maximo’ rappresenta per il movimento di De Luca un pericolo da eliminare, da espellere. Per cui nulla cresce in un terreno così arido ed autoreferenziale. Io stessa, ancor prima di coloro che oggi stanno per essere pagati con la stessa moneta, ho subito una campagna denigratoria becera e indecente, fatta di attacchi personali e non solo politici, di insulti pesanti. E solo per aver esercitato una libera scelta di pensiero, uscendo da Sud chiama Nord, e per aver applicato quanto disposto dalla Costituzione, cioè che i parlamentari svolgono il loro mandato senza vincolo elettivo, cioè che rappresentano i loro elettori, senza essere vincolati dai partiti nelle scelte e nel modo in cui decidono di svolgere il loro mandato. Per aver applicato l’articolo 67 della Costituzione sono stata definita dal movimento Sud chiama Nord, una ‘traditrice’, di essermi ‘approfittata’, di aver ‘tradito gli elettori’, mi hanno chiesto di dimettermi ed invitata a provare vergogna. Insomma una vera e propria macchina del fango con la quale è stato costruito un vero e proprio castello diffamatorio contro la mia persona con l’intento di attaccare la mia persona.
Si è tentato di far credere che io mi fossi ‘venduta’ al miglior offerente. Ma chi sarebbe ‘il miglior offerente’? Cosa è cambiato? Ero senatrice e lo sono ancora. La differenza, semmai, è che oggi ho la possibilità di portare avanti iniziative che prima non era possibile intraprendere. Una su tutte quella relativa alla Cardiochirurgia di Taormina, attualmente in proroga piuttosto che essere già chiusa. Un successo che in Sicilia nessun altro può vantare.
Allora ripropongo la stessa domanda di prima: cosa non funziona in un movimento come Sud chiama Nord? Cosa manca? Ho lasciato il movimento perché erano venute meno le condizioni per poter restare all’interno di Sud chiama Nord. E i fatti di oggi lo dimostrano e mi danno ragione. Un partito, per definizione e secondo quanto sancisce l’articolo 49 della Costituzione, deve riconoscere al suo interno un metodo democratico di formazione delle idee che possano contribuire alla formazione politica nazionale. Significa che al suo interno debba sussistere un organismo democratico che rispetti i diritti di tutti i suoi iscritti ad esprimere le proprie opinioni, concorrendo alla formazione di quella che è la volontà del partito. Quando questa possibilità è radicalmente negata, quando non si è più in condizione non solo di non poter contribuire ma financo di non potersi esprimere è chiaro che il metodo democratico è finito.
“SCIACALLO A CHI?”
Sciacallo non è chi dice la verità. Chi pronuncia questa accusa gratuita è colui che non accetta di ascoltare la verità e si nega al confronto non dando contezza sui fatti. Così come non può essere definito ‘sciacallo’ un giudice che riconduce i fatti a verità. E’ fin troppo facile accendere una telecamera per insultare gli altri. Troppo facile ma anche del tutto inutile“.
L’IMPORTANZA DEL VOTO ALLE EUROPEE – LA DIPLOMAZIA QUALIFICATA UNICA SOLUZIONE AI CONFLITTI IN UCRAINA ED A GAZA
“I fondi del PON li ha portati a Messina il Governo Renzi. Abbiamo una grande opportunità di fare una scelta sensata per le politiche europee che non può essere ridotta ad una scelta da quartierino, da dissenso disorganizzato, da agglomerato di liste assolutamente eterogenee alcune delle quali si pongono anche al di fuori dell’ambito giuridico. Semmai la scelta europea va fatta con consapevolezza e serietà, esprimendo un voto che è fondamentale per la formazione del prossimo Parlamento Europeo. Perché dal 1979 in poi, quando si votò per la prima volta per il Parlamento Europeo, l’Europa si trova nuovamente a fronteggiare scenari di guerra. Da un lato la guerra in Ucraina e dall’altro la situazione gravissima a Gaza che tarda a trovare una soluzione diplomatica. Tutti siamo favorevoli alla pace, e la nostra Costituzione lo dice chiaramente e non abbiamo bisogno che venga a ricordarcelo nessuno. Ma di fronte a questi scenari di guerra che si sono innescati per motivazioni economiche o religiose, un’Europa che si limiti a fare spallucce è una confederazione di Stati che è destinata a scomparire se non interverrà attivamente per a soluzione di questi conflitti con un intervento diplomatico di alto livello. Tutto questo si potrà fare solo se ad essere eletti al parlamento Europeo saranno componenti validi, che conoscono profondamente l’Istituzione Europea e che a loro volta eleggeranno il presidente della Commissione Europea che sia in grado di avere l’autorevolezza e la capacità di porsi quale interlocutore fondamentale ed incisivo inquesto scenario che è davvero preoccupante”. Conclude così la Senatrice di Italia Viva Dafne Musolino.