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Il ricordo di Aldo Moro a 46 anni dalla sua uccisione per mano delle BR

- 09/05/2024
via caetani

Quarantasei anni fa il rapimento a Roma del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Era il 16 marzo 1978 quando un commando delle Brigate Rosse irruppe in via Fani intorno alle 9 del mattino sequestrando Moro e uccidendo cinque agenti della sua scorta. Il corpo dello statista verrà fatto ritrovare nel bagagliaio di un’auto in via Caetani. Aveva 61 anni.

“L’interezza della grandezza dell‘insegnamento di Aldo Moro deve ancora, in larga misura, essere compresa”. Così Luca Moro, nipote dell’ex presidente del Consiglio e leader della Democrazia Cristiana rapito e ucciso dalle Brigate Rosse quarantasei anni fa, ricorda all’AGI la figura del nonno materno, a poche ore dalla ricorrenza del ritrovamento del corpo senza vita in via Caetani, a Roma, il 9 maggio del 1978. “Un uomo mite, un uomo buono, un uomo saggio – sottolinea -. Aldo Moro pacificatore e costruttore di pace, Aldo Moro guerriero di pace”.

“Con un profondo e grandissimo amore per la verità che definiva “luminosa e armonizzatrice”, o ancora, “la verità che è più grande di noi”, “la verità che a qualunque costo dobbiamo servire” Aldo Moro giovanissimo insegnante di filosofia del diritto – ricorda ancora Luca Moro -, il più giovane cattedratico d’Italia, insegnava ai suoi studenti che “ogni persona è un universo” e in veste di costituente (appena ventinovenne) pretese e ottenne che lo stato riconoscesse nell’uomo i propri diritti (che precedentemente erano ‘concessi’) e quindi, venendo riconosciuti, essi divennero inviolabili”.

“Le cose dette, fatte, scritte da mio nonno Aldo Moro sono una galassia sconfinata di una bellezza struggente, sono infinite sfumature di una persona straordinaria. Sono un patrimonio spirituale, umano, giuridico, politico e sociale dal valore inestimabile. La conoscenza non ha prezzo, l’amore non ha prezzo, la verità non ha prezzo. La morte solitaria, brutale, efferata terribile, il “delitto di abbandono”, l’odio recondito che lo vorrebbero nuovamente morto, ove lui dovesse tornare, come diceva Maria Fida – prosegue Luca Moro, riferendosi a sua madre, primogenita del leader Dc – non possono e non potranno mai cancellare il suo operato e il suo insegnamento. Non potranno mai ucciderlo realmente né annientarlo”.

via fani

“I suoi ideali non moriranno mai. Aldo Moro è vivo nella verità di un lascito spirituale che rimarrà e vivrà in eterno. In quelle meravigliosa e bellissime lezioni di filosofia del diritto c’è l’essenza dell’amore di Aldo Moro per la vita. In questa essenza vi è racchiuso il senso della vita stessa. Mia madre Maria Fida ha dedicato la propria esistenza a tramandare la luminosità, la bontà, la grandezza e la “forza nella mitezza” di suo padre Aldo Moro. Come un mantra – conclude -, le parole del nonno l’accompagnavano dandole energia, coraggio, saggezza e forza. E queste sono quelle che ritengo, in cuor mio, amasse di più: “Quello che è stato nella verità, è. Perciò è bello vivere”.

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