L’ingegnere Paolo Di Loreto, classe 1952, catanese, indagato e posto ai domiciliari nell’ambito dell’indagine che ha portato all’operazione “Pandora” con gli arresti, tra gli altri, del Sindaco di Tremestieri Etneo e di uno degli assessori, Mario Ronsisvalle, era stato nominato dal dicembre dello scorso anno, anche al Comune di Santa Teresa di Riva, nel messinese, Comune di cui è sindaco il deluchiano Danilo Lo Giudice. L’incarico affidato a Di Loreto nel Comune del messinese era quello di tecnico incaricato per la pianificazione territoriale del PUG. Nomina che arriva subito dopo la revoca degli incarichi all’architetto Dario La Fauci di Messina ed all’ingegnere Nino Famulari. Di Loreto però, oggi compare nel corposo fascicolo dell’ordinanza che ha portato alle misure cautelari (fra le quali anche le sue, ai domiciliari) che hanno disposto, tra l’altro, la clamorosa sospensione dai pubblici uffici per un anno dell’ancora oggi deputato regionale ed ex vicepresidente della Regione Sicilia Luca Sammartino.
Di Loreto appare, nell’ordinanza, quale spregiudicato regista di un sistema di affidamento di incarichi che venivano concretizzati ed affidati eludendo il sistema degli appalti, con l’escamotage degli importi sotto soglia. Affidamenti che potevano anche essere effettuati direttamente, visti gli importi non rilevanti (18/20 mila euro), ma che nei casi oggetto di indagine della Magistratura, erano il prodotto di un frazionamento di importi superiori aventi come finalità la realizzazione dello stesso progetto ma che venivano, suddivisi ed affidati con il sistema delle tre offerte, due delle quali spesso presentate da “amici” dell’ingegnere Di Loreto. In molti casi, se non era il “super ingegnere” l’affidatario dell’incarico, lo era un “prestanome” dello stesso Di Loreto. Un sistema, evidentemente, congegnato per non rendere lampante un eccessivo numero di incarichi afferenti sempre al Di Loreto. L’ingegnere catanese assomma, infatti, incarichi a Tremestieri Etneo, ad Agrigento, a Menfi, a Catania, a Santa Teresa di Riva. E con lui si muove tutta una coorte di utili “amici”.
Oggi l’inchiesta Pandora che si abbatte con le accuse di voto di scambio e corruzione, estorsione e turbata libertà degli incanti, non colpisce solo il Comune di Tremestieri Etneo. Svela un sistema, quello degli affidamenti diretti o degli incarichi con importi sotto soglia che sono il frutto di un illecito frazionamento di importi che visti nella totalità della prestazione o del servizio, dovrebbero invece passare per il tramite del sistema del bando pubblico, sotto la lente di ingrandimento della legge sugli appalti e l’antimafia. Un sistema quello degli affidamenti diretti, di frequente utilizzato a carattere “emergenziale” ma che di emergenza spesso non ha nulla, diffusamente usato in tantissimi comuni, in tante partecipate. Un sistema che gioca sulle soglie di rilevanza che adesso è sotto l’analisi della Magistratura. Indagini che di certo non si fermeranno solo a Tremestieri Etneo.
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