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ORSA, CISL, UIL, FAISA: “Ennesima gaffe della direzione ATM… ma questa volta la pezza è peggio del buco”

- 13/04/2024

Nota stampa OO.SS.

Nella Commissione Mobilità del Comune di Messina sono in corso i lavori per fare luce sulle iniziative “inusuali” che la Direzione di ATM SpA adotta nella gestione del personale. Già due sedute sono state dedicate all’esposizione di fatti e documenti che dovrebbero consentire alla Commissione Comunale di fare chiarezza sulle innumerevoli denunce del sindacato, relative all’oppressivo sistema disciplinare, ai pensionamenti forzati, alla sicurezza del Tram, ai licenziamenti degli apprendisti, alle carriere veloci e preannunciate… Questioni che spesso sono finite in tribunale ed hanno visto soccombente l’azienda che paga spese processuali e avvocati privati con soldi pubblici e la sommatoria dei costi lascia intravedere un potenziale danno erariale. In attesa della terza seduta di Commissione Consiliare la direzione aziendale ha deciso di mettere altra carne al fuoco con un atto unilaterale che questa volta, oltre al consueto spregio delle Relazioni industriali, invade l’ambito Costituzionale che garantisce il principio di uguaglianza: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali”.

Alla luce di recenti iniziative aziendali anche questo principio costituzionale sembra superato all’interno del feudo ATM, basta leggere la nota aziendale del 10 aprile 2024, di cui si riporta lo screenshot delle parti salienti, per realizzare il basso livello in cui è scaduto il confronto e la
megalomania autoritaria che il management adotta nella gestione il personale.

In buona sostanza la Direzione Generale dell’azienda divide i lavoratori in buoni (quelli aderenti alle sigle sindacali che firmano gli accordi) e cattivi (quelli iscritti ai sindacati che dissentono) e, in spregio alla basilari norme della democrazia rappresentativa che si concretizza quando il lavoratore conferisce delega al sindacato per farsi rappresentare, invita i lavoratori non iscritti alle sigle “collaborative” ad esporsi personalmente.
Al punto in cui si è giunti non ci meraviglieremmo se sulle divise dei dipendenti che non si allineano al diktat aziendale fosse imposto un simbolo identificativo, tipo stella di David…
In realtà l’ennesimo atto di arroganza corrisponde a un passo indietro dell’azienda che forse comincia a capire che le rivendicazioni di CISL, UIL, FAISA e ORSA non sono campate in aria. Nella trattativa per il rinnovo dell’accordo integrativo di secondo livello che prevede anche il premio di produzione erogato mensilmente ai lavoratori, la direzione aziendale pretende di porre una scadenza al premio in vigore e minaccia di sospendere i relativi emolumenti se non si raggiunge un nuovo accordo entro il prossimo mese di maggio. Al diniego di CISL, UIL, FAISA e ORSA che non hanno ceduto all’ennesima imposizione per evitare trattative sotto pressione, adducendo che il riconoscimento economico vigente resta tale fino a nuovo accordo e nessuna scadenza può essere imposta, ATM ha risposto con la nota dell’8 aprile
2024 con la quale ha annunciato la sospensione del premio se il sindacato dissidente non avesse firmato il verbale imposto in modo unilaterale. Dopo il confronto con la base dei lavoratori che hanno condiviso la linea di contrasto attivata dal sindacato; CISL, UIL, FAISA e ORSA hanno mantenuto la loro posizione.
L’azienda, resasi conto che probabilmente la normativa gli impedisce di sospendere il premio dovuto ai lavoratori, con la citata nota 10 aprile ha fatto un passo indietro, annunciando fondamentalmente che il premio sarà erogato a tutti (non poteva essere altrimenti) ma ha contestualmente discriminato una parte dei lavoratori, quelli iscritti a queste sigle sindacali, sfidandoli a pronunciarsi singolarmente sulla questione in contesa e in modo illegittimo ha evocato il principio del silenzio assenso.

Secondo il Direttore Iozzi il lavoratore che tace condivide la linea aziendale (Sic!). Un modo rocambolesco per superare il confronto con il sindacato e attivare ulteriore timore fra i dipendenti, dinamica liberticida che il Sindaco Basile ha il dovere di valutare con attenta analisi e agire di conseguenza. Non si capisce il motivo per cui la regola del silenzio assenso sarebbe valida solo per gli iscritti a queste sigle sindacali. La direzione aziendale pretende di interrogare singolarmente solo gli associati alle sigle che non hanno firmato il verbale… perché, allo stesso modo, col principio del silenzio assenso, non chiede anche agli associati delle due sigle firmatarie se sono d’accordo alla trattativa sotto pressione, con la scadenza imposta che lascia presagire un peggioramento del premio attuale?
Ovviamente CISL, UIL, FAISA e ORSA hanno invitato i propri iscritti a non esprimersi per evitare di farsi “schedare” dall’azienda. I nostri associati hanno diritto al premio che guadagnano con
sacrificio sul campo e al pari degli iscritti ad altre sigle non sono tenuti ad esprimersi
singolarmente sulle tematiche in trattativa, è compito dei loro Sindacati rappresentarli!!!
I lavoratori facciano i lavoratori che ad affrontare l’ennesima arroganza aziendale ci pensa il Sindacato che ha già dato mandato ai propri legali di attivare il contenzioso per attività antisindacale ex art. 28.
Nell’interesse di TUTTI i lavoratori CISL, UIL, FAISA e ORSA sono disposti a riprendere la trattativa per migliorare il salario degli autoferrotranvieri messinesi che risulta fra i più bassi d’Italia, perché costantemente decurtato con sanzioni disciplinari e illegittime richieste di risarcimento. Siamo pronti al sereno confronto paritario e siamo convinti che a bocce ferme e senza imposizioni di sorta si raggiungerà un accordo in tempi brevi. In caso contrario continueremo a contrastare con ogni strumento la gestione dittatoriale del personale perché, si sa, le dittature nascono in momenti particolari della storia, si rafforzano, governano, si esaltano, opprimono i popoli ma poi finiscono… e solitamente finiscono male.