di Calogero Centofanti
Sembra che alcune delegazioni regionali siano impegnate a raggiungere aree geografiche del sud America onde ingaggiare medici da assegnare agli ospedali o ai presidi del territorio. Tale situazione socio politica, mi ricorda, che durante le dure battaglie che il movimento studentesco affrontò, bisognava evidenziare come avesse raccolto una grande vittoria allorquando fu stabilito che l’accesso all’Università e quindi al libero diritto allo studio, non dipendesse dal tipo di maturità conseguita secondo gli ordinamenti scolastici vigenti, bensì dal qualunque tipo di diploma di cui si era in possesso.
Su questa vicenda bisogna sottolineare che convennero molti autorevoli docenti nonché prestigiosi magnifici rettori. Purtroppo la vittoria di cui si era orgogliosi venne dopo qualche tempo beffata dal fatto che alcuni esperti di statistica socio professionale, ebbero a preconizzare che negli anni si sarebbero registrate in Italia migliaia di camici bianchi disoccupati. Sulla verità di questa profezia grava anche il sospetto che istituito il numero chiuso per ingresso a medicina, si dice che furono create alcune scuole private per preparare i candidati all’ingresso nella realtà medica. Si arguisce pertanto che le intuizioni di una gravissima crisi economico professionale non si sono profilate, anzi a distanza di anni, dinanzi al massiccio pensionamento per raggiunti limiti di età si contrappone una carenza spaventosa di medici, al punto da dover ricorrere a personale sanitario esterno, che pur bravo nella conoscenza dell’antica scienza di Esculapio, mal si adatta “forse” alle consuetudini ai costumi italici. La risposta alla domanda pressante è solo un ripristinare il libero accesso così come fu tenacemente invocato e voluto da migliaia di giovani, che stimolati da una passione solidale tipica del buon samaritano, intendevano donare sapienza e conforto a chi ne aveva bisogno.
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