169 views 2 min 0 Comment

Disabili e mobilità “insostenibile”. A Messina troppa “distrazione”. Il post social di Teresa Cannavò “serve normalizzare”

- 02/04/2024
teresa cannavo 1

“Ultimamente sento fin troppo spesso girando per la città la frase ‘non puoi lamentarti Messina sta cambiando’ come fosse qualcosa di epocale per cui dover anche ringraziare (chi?). Il cambiamento di cui tanto vi piace parlare, non è niente, non serve cambiare serve normalizzare non è un qualcosa di straordinario è necessario e dovuto, è normale”. Chi scrive è Teresa Cannavò, messinese, disabile alle prese con gli archetti contro la sosta selavaggia, tanto “efficienti” da esserlo anche con i disabili. Il caso è quello di un parcheggio disabili con archetto che ostacola la sosta ed impedisce la manovra dello scendere dal mezzo. “Dovrebbe essere normale parcheggiare in un parcheggio riservato ai disabili e poter scendere dal mezzo senza fare salti mortali eppure..non lo è” scrive nel suo post social Teresa.

“Non lo è perché chi si è occupato dei lavori o del progetto, ha pensato bene di farlo affianco ad una transenna – continua Teresa – ….e va bene che non cammino e qualcuno crederà ai miracoli ma non ho ancora imparato a volare quindi ricapitolando si deve: spostare la macchina, far scendere il disabile, riparcheggiare giusto? Tra l’altro questo l’unico libero perché anche chi di solito li occupa senza averne diritto si rompe di fare tremila manovre per scendere dal veicolo *inserire ironia*”.

“Un parcheggio disabili – ribadisce Teresa – dovrebbe essere ed è un diritto per chi lo necessita, dovrebbe teoricamente anche essere “accessibile” come il progetto che prende nome da questo termine che usate tanto perché fa figo, si sta al passo con i tempi come quelli toghi di Messina così non potremo più dire la classica frase “A Messina non c’è nenti”… Ahimè se si fanno ancora coscientemente scivoloni del genere forse forse qualcosa la si sta sbagliando..e di conseguenza anche l’utilizzo improprio della parola accessibile che sta tanto a cuore (davvero) ai disabili”.

teresa cannavo