Chi fa domande è scomodo. Lo era a scuola chi alzava costantemente la mano, lo è chi, ricoprendo ruoli istituzionali, politici o come semplice giornalista alza la mano e chiede di sapere. E’ scomodo e, pertanto, va attaccato. E’ il clima da cortile che si respira a Messina, dove chi si permette di dissentire e raccontare verità che stanno depositate sulle “carte” e leggere si possono, viene sistematicamente attaccato, deriso, insultato, gettato in pasto ai social (vero luogo di odio strumentalizzato) ed ai più o meno affezionati “fan” che rilanciano, commentano, insultano anche loro, insomma odiano anche di più. E’ una tecnica che ricorda quella del “proprietario del pallone” che decide chi può giocarci e chi no, chi deve rimanere ai margini in silenzio e che, quando il gioco non piace perché non è più conveniente, prende il pallone e lo porta via, tanto “il pallone è il mio”.
Accade così che nelle dirette social che scimmiottano altri ben più crudi e esperti di bombardamenti ad personam, si assiste a chi, seppur ricoprendo un ruolo che deve essere super partes e di tutela dei lavoratori, è anche membro della segreteria regionale di un partito. La domanda è, però, se i due ruoli possano coesistere e sono compatibili.
E’ il caso di Clara Crocè, da un lato sindacalista Fiadel, ma anche ex CGIL, dall’altro attivista agguerritissima di Cateno De Luca ed anche membro neo eletta della segreteria regionale di Sud chiama Nord. Su questa nomina nasce un dubbio legittimo: come sarà possibile a questa neo social “influencer” gestire ed assistere chi domani le chiederà sostegno e che sarà magari liberamente appartenente ad una corrente politica contraria ed opposta a quella della quale la sindacalista in questione è membro? Riuscirà a mantenere quell’atteggiamento super partes che il ruolo sindacale impone? Perché i lavoratori sono tutti uguali davanti ai propri diritti. Il dubbio impone un ragionamento da parte della Crocè stessa, che da strenua “lottatrice per i lavoratori” dovrebbe decidere davvero cosa vuol fare. Così come lo ha chiesto a Palmira Mancuso, giornalista e coordinatrice per la Sicilia di +Europa: vuol mantenere i due incarichi? Se la Mancuso può farlo, in quanto posizioni non incompatibili, forse lo stesso non può dirsi per la Crocè. Da dirigente di uno dei sindacati più attivi e presenti nelle partecipate del Comune di Messina, soprattutto la Messina Social City, dovrebbe davvero valutare la scelta da operare: fare la sindacalista o fare politica attiva. Anche perché sull’obiettività richiesta, nel ruolo delicatissimo di sindacalista da lei svolto, non si può certo essere assolutamente certi. La stessa Crocé non potrebbe esserlo.
Gli interventi di un sindacalista sono fin troppo delicati e determinanti per la condizione lavorativa di persone che si attendono completa libertà ed autonomia di pensiero, scevra da ogni condizionamento politico. Può dire di essere in questa condizione Clara Crocè? Di certo gli attacchi altamente critici contro chi fa domande, di questi ultimi giorni, in accalorate e prolisse dirette facebook della “bellicosa bersagliera” pro amministrazione, non dicono questo. Il rischio è che qualcuno, per giustizia, buchi il pallone.
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