
MESSINA, 22 FEB – “Il mancato riconoscimento quale vittima di mafia di Lia Pipitone assume il valore del tradimento della memoria e della storia terribile di una donna operato da una sterile burocrazia. La storia del femminicidio di Lia, colpevole solo di perseguire il proprio ideale di libertà e indipendenza, coltivato in un substrato familiare e culturale avvelenato dalla ingombrante e pericolosa presenza criminale di un nonno mafioso, che diede, verosimilmente, il permesso di ucciderla, non può essere ignorata da chi oggi non riconosce al figlio di questa donna esemplare, lo status di vittima di mafia. La vicenda di Alessio Cordaro, figlio di Lia Pipitone è un’ingiustizia che si somma al dolore ed all’ignominia dell’omicidio della madre. Non riconoscere ad Alessio Cordaro lo status di figlio di vittima di mafia, e pertanto, non garantirgli il diritto di essere assunto dalla Regione Siciliana come la legge prevede per i familiari di tali vittime, non può essere tollerato in uno Stato di diritto che fa della lotta alla criminalità organizzata la battaglia quotidiana. Pertanto ritengo doveroso presentare nei prossimi giorni un’interrogazione al Ministero ed alla Commissione Antimafia di cui faccio parte, sul merito della vicenda che possa chiarirne gli aspetti oltre che ribadire e ricordare la storia di questa ennesima tragedia consumata ai danni di una donna, e possibilmente oggi, scongiurare che un’inaccettabile ingiustizia si consumi ai danni di suo figlio”. Lo ha detto la senatrice di Italia Viva Dafne Musolino.

