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DAL 2020 AL 2023 SONO 4.622 LE VITTIME SUL LAVORO: PIÙ DI 1.150 ALL’ANNO. NELL’EDILIZIA IL MAGGIOR NUMERO DI MORTI. AL SUD IL RISCHIO PIU’ ELEVATO. 470 LE DONNE CHE HANNO PERSO LA VITA AL LAVORO.

- 20/02/2024
incidente lavoro voce di Sicilia

IL RISCHIO DI MORTE PIÙ ELEVATO NEL QUADRIENNIO AL CENTRO E AL SUD: UMBRIA, BASILICATA E CAMPANIA PER TRE ANNI IN ZONA ROSSA. DAL 2020 AL 2023 SONO 4.622 LE VITTIME SUL LAVORO: PIÙ DI 1.150 ALL’ANNO.

LE TRISTI COSTANTI DELL’EMERGENZA: GLI OVER 65 PIÙ A RISCHIO DI MORTE INSIEME AI GIOVANISSIMI E AGLI STRANIERI.

“Tante, troppe vittime sul lavoro ogni anno. Una triste e costante emergenza nel nostro Paese che l’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega di Mestre ha voluto analizzare nel dettaglio, esplorando ed elaborando i dati degli infortuni mortali e non mortali avvenuti negli ultimi quattro anni in Italia.

E il primo risultato è già un violento tuffo nell’emergenza. Perché sono 4.622 le vittime sul lavoro da gennaio 2020 a dicembre 2023. Ciò significa oltre 1.150 decessi all’anno: 1.004 in itinere e 3.618 in occasione di lavoro. Ed è quest’ultimo il dato più preoccupante, perché è quello che definisce la qualità della quotidianità lavorativa degli italiani”.

Ma questo è solo l’incipit numerico di una drammatica e, purtroppo, ancor più realistica e concreta proiezione presentata da Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega, sulla base dell’ultima indagine realizzata dal proprio team di esperti. Analisi che, oltre al dato assoluto, mostra il reale rischio di infortunio sulla base della popolazione lavorativa.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, DA GENNAIO 2020 A DICEMBRE 2023. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA. AL CENTRO E AL SUD LE SITUAZIONI PIÙ CRITICHE

Sono Umbria, Basilicata e Campania le regioni più pericolose in cui lavorare. L’incidenza di mortalità rilevata nel quadriennio, infatti, posiziona le regioni in zona rossa per tre anni su quattro.

Mentre è la Toscana a far emergere il risultato migliore con tre anni in zona bianca, ovvero con incidenze di mortalità sul lavoro ben inferiori rispetto alla media del Paese. Seguita da Friuli-Venezia Giulia e Lazio per due anni in zona bianca.

Più in generale osserviamo nella cronologia della mappatura come le regioni con la più elevata popolazione lavorativa facciano registrare incidenze di mortalità uguali o addirittura inferiori alla media nazionale. È il caso appunto del Lazio, ma anche della Lombardia e del Veneto, sul podio per numero di occupati, ma mai sul podio per incidenze di mortalità.

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“Interessante rilevare come da questa analisi si evidenzia l’effetto del Covid nelle statistiche degli infortuni sul lavoro. Infatti, l’incidenza media annua negli anni del Covid (ossia nel 2020 e nel 2021) è di molto superiore rispetto all’ultimo biennio considerato” – spiega Mauro Rossato – “nel 2020 e 2021 si registra un’incidenza media annua rispettivamente di 46,1 e 43,1 infortuni mortali ogni milione di occupati, mentre nel 2022 e 2023 i valori sono diminuiti rispettivamente a 34,2 e 34,6”.

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER SETTORE, DALL’EMERGENZA SANITARIA AD OGGI

Osservare l’andamento infortunistico per settore significa ripercorrere un quadriennio molto complesso per la salute e per l’economia del nostro Paese. Nel caso di denunce di infortunio con esito mortale, a fine 2023 sono le Costruzioni a far registrare il maggior numero di infortuni mortali (150). Sono sempre le Costruzioni a detenere il triste primato di morti in occasione di lavoro lungo tutto il quadriennio considerato (522 decessi), seguite dalle Attività manifatturiere (459) e dai Trasporti e Magazzinaggio (435 vittime).  Nel 2020, anno della pandemia del Covid, le Attività Manifatturiere e la Sanità riscontrano un picco se confrontati con il 2022 e il 2023.

Nel 2023 è il settore delle Attività Manifatturiere quello che registra il valore maggiore di denunce di infortunio, sebbene su valori inferiori al 2020, seguito da Sanità, Costruzioni e Trasporti.

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER FASCE DI ETÀ: A MAGGIOR RISCHIO I PIÙ ANZIANI E I GIOVANISSIMI

Oltre alla definizione del livello di sicurezza per ciascuna regione, l’Osservatorio individua nel corso del quadriennio 2020 – 2023 l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità. 

Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere sempre più preoccupante tra i lavoratori anziani; proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni l’incidenza nei quattro anni va da un minimo di 96 morti per milione di occupati relativo al 2022 ad un massimo di 188 nel 2020, seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (da 61 a 96).

Ma c’è un altro dato molto significativo e altrettanto scoraggiante: quello che riguarda i giovanissimi lavoratori e che, purtroppo, si ripete anno dopo anno; ovvero l’elevata incidenza di mortalità tra i 15 e i 24 anni. Il rischio di morire sul lavoro per loro, che nel quadriennio considerato va da 23 morti per milione di occupati a 28, è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (da 13 a 16 infortuni mortali ogni milione di occupati). 

I LAVORATORI STRANIERI SOGGETTI AD UN RISCHIO DI INFORTUNIO MORTALE PIÙ CHE DOPPIO RISPETTO AGLI ITALIANI

Capitolo a parte quello dei lavoratori stranieri. Anche per loro si parla di incidenze di mortalità elevate rispetto a quelle dei colleghi italiani. E nell’ultimo biennio considerato dall’Osservatorio Vega Engineering è diventato addirittura più che doppio. Questo si evidenzia sia nelle morti in occasione di lavoro che in quelle in itinere. Le incidenze di mortalità in occasione di lavoro tra i lavoratori stranieri vanno dunque da un minimo di 63,9 morti per milione di occupati nel 2022 a 65,3 nel 2023, mentre per gli italiani si va da 31,1 nel 2023 a 44,1 nel 2020.

Nel 2023 il rischio di morte sul lavoro risulta essere più che doppio rispetto agli italiani: gli stranieri, infatti, registrano 65,3 morti ogni milione di occupati, contro i 31,1 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

(In allegato e sul sito https://www.vegaengineering.com/osservatorio/ sono disponibili i grafici e i dati).

UOMINI E DONNE: CHI RISCHIA DI PIÙ?

A subire il maggior numero di infortuni e a morire di più sono gli uomini. Anche considerando le incidenze rispetto alla popolazione lavorativa gli uomini mostrano valori ben più elevati.

Quando si parla di infortuni mortali in occasione di lavoro, gli uomini fanno rilevare incidenze di mortalità che oscillano tra i 54,7 decessi per milione di occupati e i 71,8, mentre le donne da 5,6 a 10,6.

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA DA GENNAIO 2020 A DICEMBRE 2023

Sono 4.622 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 3.618 in occasione di lavoro e 1.004 in itinere. L’apice degli infortuni in occasione di lavoro si è registrato nel 2020: l’anno di inizio della pandemia e l’anno in cui un terzo dei lavoratori deceduti morì proprio a causa del Covid; mentre l’anno più nero per gli infortuni in itinere è stato il 2022 (300 decessi).

IL GIORNO DELLA SETTIMANA IN CUI SI CONTANO PIÙ VITTIME

Il lunedì risulta il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali dal 2020 al 2023, con una media che si aggira intorno al 20% degli infortuni mortali in occasione di lavoro.

DENUNCE DI INFORTUNIO TOTALI: DAGLI ANNI DELLA PANDEMIA AD OGGI

Dal 2020 e fino al 2022, complice l’inserimento tra gli infortuni sul lavoro delle malattie conseguenti al Covid contratte “prevedibilmente” durante l’attività lavorativa, le denunce di infortunio totali sono sensibilmente aumentate: erano 554.340 nel 2020, 555.236 nel 2021 e hanno raggiunto le 697.773 nel 2022.

Nel 2023 si è evidenziata un’inversione di tendenza. Le denunce sono scese, infatti, a 585.356 segnando un decremento del 16,1%. D’obbligo sottolineare come il decremento sia dovuto alla “quasi totale estinzione” degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche. Interessante nella lettura del periodo anche l’andamento delle denunce totali nel settore della Sanità, quello più provato dalla pandemia. Sono state così 84.307 le denunce registrate nel 2020, 39.579 nel 2021 e addirittura 84.327 nel 2022 per passare ad un decremento di oltre il 50% nel 2023 (41.171).

La Sanità è stato il settore più colpito nel 2020 e nel 2022. Le Attività Manifatturiere nel 2021 (66.769) e nel 2023 (74.376).

Le denunce di infortunio delle lavoratrici da gennaio 2020 a dicembre 2023 sono state 928.294.

COS’È L’INCIDENZA DEGLI INFORTUNI?

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

A COSA SERVE LA ZONIZZAZIONE REALIZZATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA?

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:

Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale

Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale

Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale

Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale

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