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Crisi economica a Messina: si corre ai ripari, la “sterzata” del sindaco Basile, il commercio che non cresce culturalmente ed il “Brand” che non funziona

- 05/02/2024
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“Ho dato una sterzata”. E’ quanto afferma il Sindaco di Messina Federico Basile in un’intervista. Ma la “sterzata”, seppur sempre utile, per molti appare tardiva. Il Sindaco si è finalmente accorto che Messina non è quel “bengodi” che si voleva mostrare con concerti, sagre e gastronomia in piazza. La crisi non è solo messinese” dice il Sindaco, quasi come a voler dire “mal comune mezzo gaudio“, ma il guado di un’economia impoverita, fatta di famiglie in difficoltà, giovani disoccupati ed aziende che chiudono a Messina è molto più che un segnale. E’ una realtà consolidata, un trend negativo che non sarà certo facile invertirlo.

CABINA DI REGIA ANTICRISI? SI, MA RESPONSABILE

Basterà una “cabina di regia” che FINALMENTE farà sentire la voce, silente fino ad ora, di Confcommercio, Camera di Commercio e confederazioni datoriali? Dove sono state fin’ora queste istituzioni e questi enti ed associazioni? Il commercio in crisi, con chiusure in controtendenza nazionale che hanno decretato chiusure di attività che in altre città d’Italia non chiudono, anzi prosperano, come alberghi, B&B, risoranti e pizzerie, una viabilità al collasso, sono risultati di un’economia che non ha ricevuto alcun beneficio dai nomi altisonanti che approdano in piazza o nelle strutture sportive cittadine. Insomma non basta e non è bastato il gruppo o il cantante di grido a riempire alberghi, strutture ricettive e di ristorazione.

“BRAND MESSINA” O CATTEDRALE NEL DESERTO? QUANTO HANNO GIOVATO I CONCERTI

La normalità in città è ben altra cosa. Ed è peggiorata. Basta fare un giro in città nei giorni che dovrebbero essere della movida o degli acquisti per rendersi conto che le strade sono molto diverse da come erano. E allora? La “sterzata” è utile ma deve essere responsabile e senza narrazioni diverse dalla realtà. Deve partire da una serie di prese di coscienza ineluttabili: Messina, fin’ora non ha subito alcun beneficio dalle manifestazioni, dai concerti, da quella supposizione di sviluppo rappresentata da un “brand Messina” insussistente e invisibile; il commercio messinese, seppur vessato da una viabilità che lo ha messo in ginocchio, deve cambiare, deve evolversi, iniziando a guardarsi dal di dentro. Il mix crisi, viabilità e e-commerce può divenire una bomba sociale che sta assestando duri colpi all’occupazione nel terziario cittadino. E Messina vive solo di questo: il terziario. Non basta di certo Comune ed Università a produrre redditi sufficienti che possano ingenerare o quanto meno garantire un circolo virtuoso di denaro che sostenga l’economia cittadina.

SI COMPRA ON LINE: UN’OPPORTUNITA’ DI CRESCITA

E poi c’è internet. La rete drena valori di reddito pro capite importanti che lasciano Messina: ciò accade perché, evidentemente, i nostri commercianti non hanno adeguato la propria offerta ad un mondo che è cambiato dopo l’epidemia Covid. Si compra on line perché il prezzo è migliore, c’è più scelta, lo si fa da casa e a qualsiasi ora, c’è un servizio clienti che funziona e perché puoi restituire il tuo acquisto ottenendo un rimborso senza vincoli. Come combatte il commercio cittadino i vantaggi offerti da colossi come Amazon? Cortesia e assortimento non sono valori che brillano nei negozi cittadini. Quanti commercianti messinesi si sono attrezzati con l’ecommerce, con le consegne a domicilio, quanti hanno pensato ad istituire un’assistenza clienti? Quanti consentono il reso entro certi limiti con rimborso? Bisogna combattere il nemico con le stesse “armi” che altro non sono il confort del cliente. E’ necessaria una “sterzata” di mentalità, di programmazione, della viabilità perché non dia il colpo di grazia ad una economia che è in crisi da tempo e che adesso, tra cordoli e ZTL, rischia di subire il colpo mortale.

BISOGNAVA “STERZARE” PRIMA: MA MEGLIO TARDI CHE MAI…

Su tutto una verità si staglia imponente: bisognava intervenire PRIMA. Prima di spendere risorse importanti che potevano ammortizzare la crisi non certo con sussidi ma con somme che avrebbero potuto sollecitare, aiutare ed incentivare la crescita culturale di settori economici che rappresentano l’ossatura di una città che oggi muore. A dispetto di crocieristi in aumento, spettacoli e concertini e “rusti e mangia” in piazza.

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