“Non esistono ragazzi cattivi”, la violenza dei giovani nasce “dall’assenza della parola, che rende impossibile il dialogo” e cresce “con il policonsumo di sostanze psicotrope, vecchie e nuove”. Perciò “la risposta sicuritaria” non può essere l’unica”, ci vogliono un “progetto educativo globale” e percorsi alternativi al carcere. Grazie a don Claudio Burgio, presidente dell’Associazione Kayrós e cappellano del carcere minorile “Beccaria” di Milano, arriva alla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla, la voce degli adolescenti delle periferie più neglette, “ragazzi non cattivi – ribadisce don Claudio – ma captivi, prigionieri di se stessi”. Secondo la presidente Brambilla, l’intervento è stato “una lezione di concretezza”.
Il quadro tracciato dal sacerdote è sotto molti aspetti sconfortante: le porte del carcere minorile si aprono per i figli di famiglie svantaggiate, per le seconde generazioni di immigrati, per i minori stranieri non accompagnati, ma anche, in minor misura, per i figli di “buone famiglie” segno che l’equazione povertà = disagio non è esaustiva. Tutti sono esposti al consumo di droghe (qui il plurale è d’obbligo), all’abuso di alcool, al confronto “muscolare” con un’autorità che appare lontana e che non riconoscono. “Sarebbe importante – sottolinea don Burgio – mettere in campo un progetto educativo globale, con interventi non episodici e alternativi al carcere”. Ma il sogno si scontra con la realtà della crisi in cui versano le comunità, “che non hanno più risorse, e con la difficoltà di trovare pedagogisti ed educatori, “retribuiti con stipendi bassissimi” per un lavoro delicatissimo e difficile. “La parola d’ordine – conclude – dev’essere “educazione”, non “repressione” né “medicalizzazione”, Occorre dare a questi ragazzi una socialità sana, di cui non hanno mai fatto davvero esperienza”.
Da tempo don Burgio collabora con il think tank “On Radar” della fondazione Menarini, che ai problemi dell’infanzia ha dedicato diversi approfondimenti. “Abbiamo bisogno – avverte il direttore Massimo Scaccabarozzi – di una scuola come comunità educante, in cui inserire stabilmente figure come pedagogisti e mediatori culturali e praticare sempre di più il metodo del “peer tutoring”, l’insegnamento e l’aiuto tra compagni”.
La presidente Brambilla ha ringraziato gli auditi e in particolare don Burgio “per la lezione di concretezza. Abbiamo ricevuto – assicura – indicazioni e suggerimenti preziosi che saranno recepiti nel documento finale”.
[Dida. Nella prima immagine da sinistra Massimo Scaccabarozzi, don Claudio Burgio e l’on. Brambilla; nella seconda immagine l’on. Brambilla con Scaccabarozzi, Burgio e alcune componenti della commissione Infanzia]
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