Come i funghi. Spuntano così i cantieri a Messina. Ben vengano se servono a migliorare, ad abbellire, a sviluppare, a creare occupazione, a spendere bene i fondi che arrivano in città. Meglio ancora se ogni progetto fosse in linea con le richieste e le esigenze dei cittadini. Ancor meglio se ogni lavoro fosse svolto in modo accurato, responsabile e da maestranza locale. Ma quel che si vede in giro, a cominciare dagli interventi di stamattina in via dei Mille, a finire dalle “pezze” messe sui fianchi di alcuni marciapiedi lungo la piazza Cairoli, fino alle dimensioni dei parcheggi tra gli alberi che saranno posizionati nelle vie parallele e perpendicolari al centro (ma un furgone o un camioncino per le consegne ed il carico e scarico come farà a parcheggiare?) non sembra proprio che tale accuratezza ci sia. Così come manca l’ascolto VERO della città.
Ad oggi, se quelli che passavano sulle pagine social istituzionali di Comune, assessori e Sindaco erano solo i commenti “yes man”, le opinioni cominciano ad essere incandescenti. Anche se resta quella violenza verbale di chi si “indigna” per chi dissente e critica con le solite frasi ormai stereotipate: “volete la doppia fila”, “sapete solo criticare” e così via. Ma qui c’è un punto nodale che dovrà essere affrontato. Anzi più di uno. Ma questi lavori così come sono che percentuale di messinesi li ha chiesti? E la pista ciclabile quanti messinesi effettivamente la vogliono e la usano? Le frasi che più frequentemente si ascoltano in giro, un po’ chiacchiere da bar, ma polso di un sentore comune, si infarciscono di parole come “follia”, “azioni insensate”, “ma chi andrà in bicicletta” e così via. E da qualche parte, tra i gruppi social e i crocchi di persone che parlano per strada qualcuno afferma che “se fosse accaduto in Francia sarebbero scesi in strada”.
Insomma, al netto dei post un po’ incomprensibili, a volte, del Sindaco Basile e delle sue “incazzature”, il sentore comune sempre più diffuso è che Messina è sempre più dell’amministrazione comunale “padrona” e che i messinesi si sentono oltremodo OSPITI della propria città. Ospiti non graditi, sembrerebbe, tra l’altro, quando si legge che i messinesi sarebbero “zozzoni”, “incivili”, “ineducati”, per non ripetere di peggio.
Ma la politica, quella che ha a cuore la propria fetta di elettori, si ricorderà prima o poi che se è stata affidata a chi la rappresenta un ruolo, un incarico, peraltro ben pagato, perché si prendesse cura e carico delle esigenze dei cittadini? Quando i politici, nessuno escluso, faranno i conti con il malessere che si respira a pieni polmoni e con il disagio che serpeggia ma sempre più evidente, dall’acqua che manca, ai lavori onnipresenti, eseguiti spesso con la boria di chi crede che perché c’è un’ordinanza non contano le esigenze di chi, cittadino, ha anche le sue di necessità, come ad esempio quelle di anziani, disabili e famiglie, quando se ne avvedranno allora sarà il momento che l’acqua tiepida in cui, i politici, credono di nuotare improvvisamente diverrà bollente, e la forza di saltar fuori dalla pentola del dissenso, come la rana dell’esperimento, non l’avranno più. Sono più di due riflessioni? Forse si. Ma la più importante dovrebbe essere solo una: ascoltare i cittadini, per strada e non sui social.
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