Non è un “NO” aprioristico all’isola pedonale quello che sta animando la dialettica sulla nuova viabilità sul viale San Martino. E’, piuttosto, un “NON COSI’ “.
La protesta civile e composta di 200 manifestanti che si sono riuniti in corteo giovedì scorso e che che dal Corso Cavour si sono raccolti in piazza Unione Europea non vuol essere un rifiuto alla necessità di incrementare il valore della pedonalizzazione a Messina. Il gruppo di commercianti e residenti che ad oggi raccoglie oltre 600 persone, tra commercianti, professionisti e cittadini, anche non residenti sul viale San Martino, da tempo ha presentato le sue proposte all’Amministrazione comunale che, ad oggi, non le ha neanche tenute in considerazione, anche se molte di queste non scaturiscono solo da esigenze economiche in una città allo stremo economicamente e finanziariamente.
Il documento programmatico presentato dal gruppo del “NON COSI’ ” tiene conto, e le segnala all’amministrazione, di tutta una serie di inosservanze delle basilari norme di sicurezza che non sarebbero state prese in considerazione nell’elaborazione del PGTU, prima, e del PUMS dopo, anche se di quest’ultimo documento finora non vi è traccia. Quindi non solo della discordanza che tra i documenti vi è circa l’estensione dell’isola pedonale del viale San Martino. Così come non sembra che l’amministrazione comunale abbia tenuto in dovuto conto la particolare conformazione geografica ed orografica della città di Messina: stretta e lunga, con vie strette ed un asse viario principale stretto tra mare e colline.
In particolare il numeroso gruppo di aderenti alla “protesta” va ben oltre quanto cristallizzato nel ricorso al TAR di Catania, firmato da una rappresentanza di oltre 600 e che tiene in conto i rischi economici e per la sicurezza della viabilità che sono sorti con l’infarto dell’asse viario principale di Messina. Chiuso al traffico, non solo senza una previsione di animazione dell’area chiusa e di parcheggi sufficienti a garantire l’accesso all’area pedonale a chi vi arriva dalle aree limitrofe e periferiche, ma anche e soprattutto senza aver debitamente previsto vie di fuga alternative che possano garantire, in una città ad alto rischio sismico, le necessarie garanzie di sicurezza e di evacuazione. Senza garantire la mobilità a cittadini che hanno la necessità di raggiungere uffici, laboratori, farmacie, non solo negozi dunque, che si trovano chiuse in area pedonale e che, con alta probabilità, saranno costrette ad abbandonare il centro città nell’interesse dei propri utenti. Un danno per l’esercizio dei diritti di tutti i cittadini che rischia di divenire incalcolabile ed irreversibile.
Tale documento, nella sua integralità e con le proposte alternative a quanto oggi è diventata la viabilità del centro (compresa la pista ciclabile che oggi è palesemente non a norma e insicura, residuata da quella realizzata dall’amministrazione Accorinti con la sola aggiunta di un cordolo, troppo a ridosso del traffico di auto e mezzi pubblici, e le ZTL che in una città come Messina vanno certamente ripensate tenendo conto di come l’organismo urbano messinese vive e si muove), sarà prossimamente oggetto di divulgazione e dibattito pubblico.
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