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Pronta l’isola pedonale “full time”: ecco perché, così com’è, non è utile all’ecosostenibilità cittadina

- 08/10/2023
isola san martino scaled voce di Sicilia

di Giuseppe Bevacqua

Messina: se 710 imprese sono cessate ad oggi dall’inizio del 2023, solo 174 nuove imprese hanno iniziato l’attività. Il saldo è negativo e segna meno 536. Tra le chiusure si contano ben 173 aziende commerciali. In una città dove l’economia è fatta di commercio e terziario.

Ciò che deve indurre ad una riflessione urgente è che nell’anno passato, il 2022, il saldo tra chiusure ed aperture a Messina città era positivo: più 94. Oggi, come ho scritto, è, invece, meno 536. Un numero importante e preoccupante.

Su questo argilloso e caduco substrato fatto di posti di lavoro persi, un numero elevatissimo per un territorio in endemica crisi, si installa quel che abbiamo chiamato “rivoluzione mondelliana” (con il massimo rispetto per l’assessore, riconosciuto da sempre valente architetto e urbanista) e che da domani, lunedì 9 ottobre, come da ordinanza “a tempo”, si concretizza nella chiusura senza appello di tutto il viale San Martino, arteria storica e nevralgica per la città.

Domanda: l’amministrazione comunale che chiude il viale San Martino, determinando, quindi, qualcosa che tutto è tranne che un’isola pedonale, e che ha dimostrato di funzionare solo a Natale, ha tenuto in considerazione questi dati forniti dalla Camera di Commercio di Messina? E se lo ha fatto, fermo restando che avrebbe dovuto imprescindibilmente farlo, ne ha tenuto in debito conto? O vi sono interessi e obiettivi “superiori” al benessere economico cittadino? Una buona Amministrazione comunale potrebbe mai avere a cuore interessi “superiori” a quelli della cittadinanza che rappresenta e di cui deve avere cura in termini di benessere e sviluppo? E, comunque, ferma restando la buona fede, se questa scelta procurasse altre chiusure e perdite ulteriori di posti di lavoro? A chi si presenterà il conto? E chi, alla fine, lo pagherà?

IL LIMITE: ZONE A TRAFFICO LIMITATO, PEDONALI MA NON COSI’

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Non basta chiudere. Non basta una transenna a fare di un’area non più aperta ai veicoli un’isola pedonale. Servono servizi a sostegno della mobilità attiva e dei commercianti che esercitano la propria attività nell’area chiusa al traffico. Serve una efficiente organizzazione della mobilità nelle strade limitrofe l’area pedonale, parcheggi sufficienti ad accogliere il pubblico e a tariffe incentivanti e ridotte, in modo significativo, serve un’organizzazione dei servizi commerciali a sostegno del cliente che tenga conto di orari di apertura e di “gestione” degli acquisti in linea con le effettive esigenze di chi all’area pedonale arriva da zone periferiche e provinciali, serve anche un sistema di trasporto “lento e pulito”, come biciclette e veicoli elettrici a noleggio breve e in sharing regolate da app. Serve anche attrattività: eventi e manifestazioni ludiche e culturali. Motivo per cui l’area chiusa tutta la settimana nel periodo natalizio costituisce ed ha costituito un successo nelle varie edizioni.

ISOLA PEDONALE: CROCIERISMO, ANZIANI, DISABILI E MEZZI DI SOCCORSO

Ed ancora: l’area pedonale, come quella del viale San Martino, può costituire un’opportunità di sviluppo per il crocierismo se si coniuga a concordati e condivisi percorsi che dal terminal conducano all’isola pedonale.

Inoltre: ogni area pedonale non può diventare off limits per chi è portatore di disabilità o con mobilità ridotta, come i nostri anziani. Devono essere garantiti servizi regolari di mobilità “dolce e lieve” all’interno dell’isola per chi è disabile e per chi non sempre può essere accompagnato da un familiare.

E poi c’è la questione dei mezzi di soccorso che devono avere libero accesso e transito nell’isola pedonale al fine di garantire le reti tempo dipendenti senza che l’isola stessa costituisca un “tappo” insuperabile in una città come Messina che non è costituita da aree concentriche, bensì è stretta e lunga, e che rischia, come in un canale che se si interrompe in un punto, senza razionali soluzioni secondo norma, di subire inevitabili e fatali strozzature che costituirebbero un rischio altissimo per i cittadini.

ECOSOSTENIBILITA’: MESSINA CENTRO E I CENTRI COMMERCIALI. LE TEORIE DI CARLOS MORENO

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Se l’Europa prevede ed incentiva la cosiddetta “mobilità dolce” e persegue l’affrancarsi delle città dalle auto, i progetti a cui si fa riferimento non sono certo costituiti da decisioni di chiusura totale con l’apposizione di due transenne che chiudono “semplicemente” un’area.

Le isole pedonali devono rispettare il concetto di Human Smart City, che integri non solo la tecnologia ma che rispetti l’aspetto umano in una dinamica necessaria di sviluppo urbano sostenibile.

I concetti, per certi versi avveniristici, di “Citta dei 15 minuti” e di “Territorio in 30 minuti”, elaborati dall’urbanista di fama internazionale Carlos Moreno, docente della Sorbona, vanno a farsi strabenedire in una città dove si chiude un’arteria vitale e storica, cuore economico pulsante, della città di Messina, allontanandola dalla fruibilità di tutti i cittadini, una via dove non si è risolto il problema dei parcheggi di servizio e supporto che siano sufficienti, con aree di “interscambio” nelle quali, già con isola pedonale ancora non chiusa, si contano pochissimi posti liberi disponibili, presi d’assalto come sono da chi nei pressi ci abita o ci lavora.

Se aree di parcheggio come quelle della via La Farina, come “il fosso”, attendono ancora che si elevi l’atteso parcheggio multipiano. Se il cittadino dei quartieri lontani dal centro, che sceglie di arrivarci con l’auto, in una città dove la tendenza all’uso del mezzo pubblico è limitata ancora al 33% (dati Euromobility) e dove la reale puntualità ed effettiva libera percorribilità dei mezzi pubblici non sempre sono in linea e concordanti con quanto si scrive nei proclami e nei comunicati dell’azienda di trasporto pubblico cittadina, dove si trascura che l’unico mezzo davvero eco sostenibile è il tram ma che, ancora oggi, non è servito da un servizio di bus adeguato e satellite, insomma se quel cittadino non trova dove mettere la propria auto, o un sistema per raggiungerla alternativo all’auto, efficace e veloce, e che, quindi, non riuscirà ad accedere all’isola, inevitabilmente vi rinuncerà anche per il futuro ed il numero di chi lo farà rappresenterà una ingente fetta di clienti abituali e potenziali irrimediabilmente persa per il commercio del centro. A vantaggio dei centri commerciali gestiti da grandi aziende e multinazionali che dreneranno danaro dall’economia cittadina, che ridistribuiranno solo il controvalore economico degli stipendi del personale, ma che i grandi numeri li esporteranno lontano dal sistema economico finanziario cittadino.

Se nella pianificazione urbana e nella progettazione la città deve essere considerata quale ecosistema, si comprenderà come ogni scelta ha un effetto. E, si capirà quindi, perché ogni decisione debba essere obbligatoriamente ponderata, discussa e condivisa con cittadini ed operatori di quella che non è un micro ambiente separato e arbitrariamente chiudibile e isolabile, ma una componente di un complesso organismo interdipendente e interconnesso e vitale che si chiama città.

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