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Senza Cateno De Luca, alleato di Bossi nel 2006, domenica si parla francese. L’alfabeto di Pontida, da ‘A’ di Autonomia a ‘Z’ di Zaia.

- 15/09/2023
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Dalla ‘A’ di Autonomia, alla ‘Z’ di Zaia, da oltre tre decenni a Pontida va in onda l’alfabeto leghista, che nel tempo si aggiorna, ma che continua a raccontare la lingua parlata dal più antico schieramento politico oggi presente in Parlamento. Carroccio che quest’anno parlerà pure francese, alla ‘M’ di Marine Le Pen, ospite d’onore domenica prossima sul (‘P’)ratone che corre sulla statale 342.

‘D’ come Cateno De Luca, il sindaco di Taormina che ha detto che sarà a Pontida per “spiegare ai leghisti la vera autonomia”. Qualche fischio non è escluso, ma qualcuno ricorda pure che fu alleato al sud di Bossi nel 2006, quando il Senatur strinse un’intesa con Raffaele Lombardo, leader del movimento autonomista siciliano. Ma De Luca, che è già a Monza, non potrà raggiungere Pontida in quanto la Questura che lui stesso ha provveduto ad avvertire lo ha sconsigliato di partire.

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‘A’ come Autonomia, la battaglia bandiera della Lega, che negli anni, prima con Bossi e poi con Salvini è stata cavalcata dal Carroccio. Tornata al governo, con un programma di centrodestra che contempla la riforma, la Lega sta facendo di tutto per far approvare in fretta il ddl Calderoli, fermo in Senato. Sarà la parola più citata nella kermesse leghista sul pratone? Di sicuro la più applaudita.

‘B’ come Berlusconi. Il fondatore di Fi, scomparso lo scorso 12 giugno verrà ricordato a Pontida dal leader Matteo Salvini. Un ricordo andrà anche a Roberto Maroni, ex segretario del Carroccio e governatore del Lazio. Il minuto di raccoglimento di fronte all”albero della vita’, dove solitamente vengono nominati i militanti scomparsi, è uno dei momenti più sentiti dalla comunità leghista.

‘E’ come ‘elezioni’. Quest’anno Salvini chiederà ai suoi uno sforzo in più, in vista del voto di giugno per le europee. Spesso Pontida è stata l’occasione per dare inizio alla campagna elettorale del Carroccio. Lo scorso anno Salvini, in vista delle politiche del 25 settembre, si disse pronto a fare il premier, in caso di vittoria elettorale: “Se Mattarella mi vorrà scegliere io sono qui…”. Ora chiede i voti della Lega per cambiare l’Europa: “Altrimenti a Bruxelles rifanno l’inciucio e vince la sinistra…”.

‘F’ come Federico Barbarossa. La scelta di Pontida nasce dalla volontà della Lega di commemorare ‘il giuramento di Pontida’ che secondo la tradizione si sarebbe tenuto il 7 aprile 1167, portando alla nascita la Lega Lombarda contro Federico Barbarossa. Un evento tra realtà e leggenda che scalda sempre gli ex lumbard. “Oggi, sul sacro suolo di Pontida di fronte alla sua millenaria abbazia e alla sua storia, dopo otto secoli or sono i nostri comuni riunirono in lega e giurarono di combattere contro il potere straniero noi rappresentanti dei popoli padani si giura di difendere la libertà dei nostri popoli padani dal potere romano e ciò si fa giurare anche ai nostri figli”, fu la formula adottata nel 2008, quando venne rinnovato quel primo giuramento.

‘G’ come gadget. Negli anni gli stand di Pontida sono stati presi d’assalto dai tanti che volevano un ricordo dell’evento clou della Lega. Nell’era di Salvini hanno dominato le felpe del ‘Capitano’. Slogan stampati per dettare la linea che i militanti poi sfoggiavano sul prato: negli anni si è letto “Padania is not Italy”, “stop euro”, “stop immigrazione” (evergreen), “legittima difesa” quando si trattò di approvare la legge, “Renzi a casa” e “no al referendum” durante la permanenza a palazzo Chigi dell’ex leader dem. Ora arriveranno anche le t-shirt dalla Calabria con la scritta “sì Ponte”. Non mancheranno elmi stile vichingo, campanacci e spillette con Alberto da Giussano.

‘H’ come Hotel. Tra Pontida e Bergamo gli albergatori fanno affari. Non è facile trovare un posto nelle strutture ricettive e nei ristoranti della zona quando arriva il pacifico esercito leghista.

‘I’ come Italia. Salvini sta facendo digerire ai suoi questa parola. Anche il tricolore nazionale ormai sventola sul pratone, con buona pace dei padani duri e puri. Non sono più i tempi del vilipendio alla bandiera di bossiana (ma non solo) memoria.

‘L’ come Le Pen (Marine). L’alleata di Salvini in Europa quest’anno sarà a Pontida, come annunciato dallo stesso segretario leghista che ha detto che la leader del Rassemblement National sarà “l’ospite d’onore”. Sui maxi-schermi già pronti i sottotitoli per l’intervento dell’alleata francese. Che però ha già fatto storcere il naso agli alleati italiani del leghista, a partire da Forza Italia che ha negato qualsiasi possibile intesa in Europa con madame Marine.

‘M’ come militanti. Sono loro la forza di Pontida. Se il pratone è pieno allora il successo è assicurato. Ogni anno si contano -lo fa la stampa, gli organizzatori, le forze di sicurezza- con stime che variano e fanno sussultare i dirigenti di via Bellerio. I tesserati arrivano anche di notte, alcuni con le loro tende che piantano sulla collinetta antistante al palco. Lo spettacolo di solito lo fanno loro, con le bandiere regionali, i loro riti, come la salamella da consumare nei tanti punti ristoro, magari raccontandosi le vecchie Pontida, quelle di una volta.

‘N’ come Nord. Dal tempo della secessione del nord, piatto forte offerto a Pontida al popolo padano, è passata un’era politica. Addirittura la Lega di Salvini ha messo in soffitta il nome ‘nord’, non più presente nel simbolo della ‘Lega per Salvini premier’, la compagine che dal 2018 ha preso il posto della vecchia Lega nord, finita su un binario morto.

‘O’ come Viktor Orban. Il premier ungherese è tirato per la giacchetta da Salvini, come da Meloni. La leader di Fdi lo vorrebbe alleato di Ecr in Europa, anche il leghista vorrebbe contare sui suoi dieci seggi a Bruxelles. Intanto il capo dei giovani leghisti, Luca Toccalini, ospiterà i ragazzi di Budapest alla festa dei giovani del sabato a Pontida… .

‘P’ come Pratone (e Pontida). Il pratone, che corre lungo la strada statale 342, che ospita l’evento leghista è chiamato dagli ex lumbard il ‘sacro suolo’. Sul muro che lo circonda da sempre trova posto la scritta cubitale in verde ‘padroni a casa nostra’. Sebbene esposta alle intemperie resta tuttora leggibile dopo oltre 30 anni, mentre non sono mancati atti di sabotaggio anche di recente, come avvenne la scorsa estate quando qualcuno, notte tempo scrisse a vernice, ‘Siete solo dei razzisti’. I militanti del Carroccio si diedero subito da fare per cancellare l’oltraggio.

‘Q’ come quattro per cento. Matteo Salvini è stato il leader che ha risollevato il partito crollato al 4%, dopo le disavventure giudiziarie e gli scandali che avevano colpito il leader Umberto Bossi. Da segretario Salvini celebra la sua prima Pontida nel 2014. Quella di domenica prossima sarà la sua nona dal palco che si erge sul ‘sacro suolo’.

‘R’ come ‘Roma’. Sono davvero lontani i tempi delle magliette indossate dai militanti duri e puri della Lega che attaccavano ‘Roma Ladrona’. L’avanzata di Salvini che ha voluto portare il partito fuori dalla Padania, convinto della necessità della svolta nazionale (e nazionalista) ha messo a tacere le critiche a Roma e al Tricolore. Ora Salvini ha promesso agli italiani, ai siciliani e calabresi, il Ponte sullo Stretto. Si attende un via libera dal popolo di Pontida.

‘S’ come slogan. Nelle edizioni più recenti il senso di Pontida Salvini lo ha sempre anticipato con lo slogan lanciato per promuovere, anche sui social, l’evento. Nel 2011 fu l’ora di ‘Verso la libertà’, nel 2013, dopo lo stop di un anno si puntò sul ‘Prima il Nord!’, 2014 fu la volta di ‘Un’altra Europa è possibile’, seguito da ‘Siamo qui per vincere’. Ne 2016 ‘Donne e Uomini liberi votano no’ (al referendum di Renzi). sempre referendum nello slogan del 2017 (‘Referendum è libertà’), nel 2018 ‘Il Buonsenso al Governo’, mentre nel 2019 spunta ‘La forza di essere liberi. Lo scorso anno si punta sulla fede: ‘Credo nell’Italia e nella Lega’. “A Difesa delle Libertà” è ora lo slogan scelto per l’edizione 2023 di Pontida, in programma sabato 16 e domenica 17 settembre. La scritta sarà ben visibile sul palco, accompagnata dalla frase “chi lotta vince, in Italia e in Europa”.

‘T’ come temporale. Quest’anno Salvini potrebbe dover affrontare un ‘avversario’ in più: le previsioni meteo per il prossimo week-end non sono delle migliori. L’ultima edizione sotto la pioggia battente è del 2010, come già successo nel 1997. Nel ’93 la kermesse, con il fango alle ginocchia, venne spostata in fretta e furia dentro un supermercato in costruzione a Curno. Per la cronaca quella edizione vide Bossi prendersela con l’allora ministra Margherita Boniver (“ministro, la Lega ce l’ha duro!”).

‘U’ come Umberto Bossi, il fondatore della Lega, da Gemonio, atteso a Pontida domenica prossima. Ma dopo la clamorosa assenza dello scorso anno (“festeggio a casa in famiglia il mio compleanno”, fece sapere il Senatur), che venne resa nota a evento iniziato, con Salvini sul palco, i leghisti, soprattutto i più nostalgici sono con il fiato sospeso. Nel frattempo del suo Comitato Nord si sono perse le tracce… .

‘V’ come Va pensiero. Sul ‘sacro suolo’ i leghisti si mettevano sull’attenti, sotto la bandiera padana. Dal ’90, anno della prima edizione di Pontida il ‘Va pensiero’ di Giuseppe Verdi poi apriva l’evento, era quello l’inno ‘ufficiale’ scelto da Bossi, che faceva da contraltare all’inno di Mameli, di certo non amato da quelle parti. Poi negli anni, aggiornata la linea politica, si è cambiata play-list. Con Salvini più spazio a il ‘Nessun dorma’ di Giacomo Puccini cantato da Luciano Pavarotti e da Andrea Bocelli. Ma anche alle hit più recenti, con Al Bano, Rita Pavone, Morandi, e anche Jovanotti e gli 883.

‘Z’ come Zaia. Una ‘Z’ quella che richiama il nome del governatore leghista, Luca Zaia, che riporta alla ‘A’ e chiude il cerchio. L’anno scorso infatti proprio a Pontida il Doge ebbe a dire che “l’autonomia viene prima per noi del Veneto, vale pure la messa in discussione di un governo”. Poi è stato il mantra per un anno. L’attesa per le parole del governatore leghista è tanta, perché darà il voto al governo a guida Meloni, con un premier che di sicuro non nasconde una certa cautela sul tema dell’autonomia regionale.