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Da Giostra a Provinciale, la mappa delle famiglie mafiose a Messina e le attività di contrasto della Direzione Investigativa Antimafia.

- 14/09/2023
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“La provincia di Messina è caratterizzata da un crocevia di traffici illeciti in cui si registrano alleanze tra diverse matrici mafiose. La mafia messinese, infatti, si confronta con cosa nostra palermitana, con quella catanese e con le cosche ‘ndranghetiste assumendo, di fatto, caratteristiche mutevoli in base ai differenti territori della provincia in cui agisce“.

E’ quanto si legge nella relazione Parlamentare semestrale sulle attività svolte dalla Direzione Investigativa Antimafia e che traccia ed aggiorna i contorni delle consorterie criminali nella zona di Messina e elle fasce tirrenica e jonica. Una particolare attenzione viene esercitata nei confronti dei rioni Giostra, Santa Lucia sopra Contesse, Bisconte e la zona cittadina di Provinciale. Tutte oggetto di operazioni specifiche volte a disarticolare contesti familiari mafiosi e criminali che organizzano la propria attività specializzandosi in veri comparti dell’economia mafiosa e delinquenziale, con collegamenti stabili con le ‘ndrine calabresi e le famiglie catanesi e barcellonesi fino a quelle palermitane. Ciò che emerge è la disarmante permeabilità dei sistemi amministrativi negli enti pubblici, nelle imprese e finanche alla stagnate collusività che permane nei confronti delle attività mafiose e criminali, fino a rappresentare di interesse anche per i giovani la mafia e le sue regole come “modello” da seguire.

Area nord-ovest di Messina

“Nell’area nord-ovest, risultano presenti articolazioni mafiose con peculiarità e modus operandi assimilabili a cosa nostra palermitana, mentre nel capoluogo, nella fascia ionica e in quella a sud della provincia sino ai confini con quella di Catania, risente dell’influenza dei gruppi criminali etnei. In tali contesti, si manifestano gli effetti sia dei tradizionali reati di criminalità mafiosa, sia dell’ingerenza nei settori nevralgici dell’economia e della finanza grazie, anche, a taluni comportamenti collusivi di imprenditori, professionisti e locali funzionari pubblici. Ne esce un quadro di desolante compiacenza da parte del tessuto imprenditoriale, in alcuni casi, anche giungendo all’appartenenza stessa di alcuni di questi al sistema criminale.

In tale quadro, una inchiesta conclusa nello scorso semestre dalla Guardia di finanza a Moio Alcantara (ME) e Malvagna (ME) ha documentato la “mala gestio” dell’attività amministrativa di quegli Enti locali, all’esito della quale, il 6 giugno 2022, il Prefetto di Messina ha poi disposto
l’accesso ispettivo al fine di verificare la sussistenza di condizionamenti di tipo mafioso sul regolare andamento delle amministrazioni locali interessate. Costanti nel territorio
messinese risultano, inoltre, le convergenze criminali con le confinanti ‘ndrine calabresi,
principale riferimento per l’approvvigionamento di stupefacenti.
Invariata risulterebbe la ripartizione delle aree d’influenza dei gruppi messinesi.

ZONA BARCELLONESE TIRRENICA

Nella parte settentrionale della provincia continuerebbe ad operare la famiglia BARCELLONESE
che include i gruppi dei BARCELLONESI stessi, dei MAZZARROTI, di MILAZZO e di TERME
VIGLIATORE. Si tratta di sodalizi fortemente radicati che hanno evidenziato nel tempo una
marcata capacità di riorganizzazione protesa a costituire un’unica regia per la gestione delle
redditizie attività delittuose nel territorio. La predetta compagine barcellonese, lo scorso
semestre, è stata interessata anche da 2 significative misure ablative eseguite nei confronti di altrettanti soggetti organici alla famiglia e da un provvedimento cautelare emesso a carico
di altri 2 esponenti ritenuti responsabili dell’omicidio, consumato nell’aprile del 1990, di un
elemento già appartenente al gruppo contrapposto.

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La consorteria barcellonese continua ad essere articolata in una scrupolosa ripartizione di competenze tra famiglie, il cui obiettivo resta sempre quello del raggiungimento del pieno controllo territoriale attuato mediante la gestione dello spaccio di stupefacenti o l’imposizione delle estorsioni, ovvero tramite l’infiltrazione dell’economia legale con il coinvolgimento di imprenditori compiacenti o talvolta inseriti a pieno titolo nella compagine associativa. In tal senso, il 2 dicembre 2022 i Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro a carico di un imprenditore, affiliato a cosa nostra barcellonese dal 2002 al 2013, condannato in via definitiva per associazione mafiosa nell’ambito del procedimento penale relativo all’indagine “Gotha 4” del 2013.
L’operatività del gruppo criminale è ulteriormente confermata dagli esiti di un’indagine
conclusa, il 16 dicembre 2022 dalla Polizia di Stato di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), con
l’arresto di 4 persone responsabili di concorso in estorsione e usura al fine di avvantaggiare
una frangia dei BARCELLONESI.
L’inchiesta ha disvelato come i predetti, tra il 2018 ed il
2021, avessero costretto professionisti e imprenditori locali a corrispondere ingenti somme di denaro asseritamente necessarie per il sostentamento dei detenuti.

È stato appurato, inoltre, come le pretese estorsive avessero a oggetto anche debiti, contratti con gli esponenti del clan nell’ambito di scommesse online effettuate su piattaforme illegali, ai quali venivano applicati elevati interessi usurari.

Gli indagati avrebbero assunto, tra l’altro, il controllo del mercato ortofrutticolo barcellonese, con l’imposizione ai commercianti sia dei prezzi, sia delle merci da acquistare. Contestualmente, è stato disposto il sequestro preventivo di beni immobili, prodotti finanziari e denaro contante per un valore complessivo di circa 500 mila euro.

ZONA NEBROIDEA

Nella zona nebroidea risulterebbero radicati i sodalizi dei TORTORICIANI, dei BATANESI, dei
BRONTESI e la famiglia di MISTRETTA. I TORTORICIANI e i BATANESI continuerebbero a manifestare interesse verso l’illecito accaparramento dei finanziamenti pubblici destinati
allo sviluppo agropastorale, come confermato dalla recente sentenza di condanna emessa
il 31 ottobre 2022 nell’ambito del procedimento “Nebrodi”.

Il dispositivo indicherebbe, tra l’altro, il clan dei BATANESI quale attuale sodalizio preminente nella zona di Tortorici (ME).
Sebbene indebolite dagli esiti della citata indagine, le consorterie continuerebbero a permeare
anche altri settori, come si rileva dall’operazione conclusa il 19 luglio 2022 dai Carabinieri di
Messina che ha fatto luce su un lucroso traffico di stupefacenti. L’inchiesta, scaturita dalle
dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, ha permesso di individuare una strutturata
associazione composta da 18 affiliati, operante principalmente nella zona sud di Messina
e a Tortorici (ME)
, dediti al traffico di cocaina approvvigionata a San Luca (RC), tramite un
referente calabrese della ‘ndrina NIRTA, per la successiva immissione nelle piazze di spaccio
di Messina e di Tortorici (ME).
Da ultimo, si evidenzia come i patrimoni illecitamente accumulati nel tempo dal clan siano
stati colpiti da diversi provvedimenti ablativi. Tra questi, la confisca eseguita il 26 maggio
2022 dalla DIA a Messina che, il 28 settembre 2022, la Corte di Cassazione ha reso definitiva
relativamente ai beni, già sequestrati e stimati in oltre 6,8 milioni di euro, riconducibile a
un imprenditore di Naso (ME) già condannato per usura nel 2005 e in rapporti con taluni
esponenti di spicco dei TORTORICIANI.

LA FASCIA JONICA E GIOSTRA

La fascia jonica costituisce invece e da sempre un’area d’influenza delle organizzazioni mafiose
etnee attive, soprattutto, nel traffico di droga e nel riciclaggio di capitali illecitamente tratti
da attività turistiche. Tale assunto trova conferma, nel semestre, dagli esiti di due distinte
indagini. L’operazione “Pitagora” , conclusa il 5 ottobre 2022 dalla Guardia di finanza di
Messina ed avviata sulla scorta delle propalazioni rese da un collaboratore di giustizia, i cui
esiti hanno disvelato l’esistenza di un sodalizio criminale, attivo nelle province di Catania e di
Messina, dedito all’approvvigionamento e alla commercializzazione di considerevoli quantità
di stupefacente e con a capo un pluripregiudicato
di Giardini Naxos. Le indagini hanno
riconfermato come il business degli stupefacenti favorisca forme di sinergica collaborazione
criminale in grado di superare anche storiche rivalità interclaniche.

Invece, l’operazione “Tuppetturu”, conclusa dalla Guardia di finanza di Catania il 16 novembre 2022, sebbene incentrata sui clan catanesi BRUNETTO di Giarre (CT) e CINTORINO di Calatabiano (CT), ha confermato l’influenza dei sodalizi etnei nel messinese e, in particolare, a Taormina.

Da ultimo, si segnala l’operazione “Capitale Umano”236 conclusa il 12 ottobre 2022 sempre dalla Guardia di finanza con la disarticolazione di un’associazione per delinquere, non di stampo mafioso, finalizzata all’estorsione, all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro in danno del personale impiegato in due distinte residenze assistenziali per anziani (RSA) con sede a Gaggi (ME).

GIOSTRA: GALLI-TIBIA

Nel capoluogo peloritano opererebbe una “cellula” di cosa nostra catanese, riconducibile ai
ROMEO-SANTAPAOLA, sovraordinata ai gruppi autoctoni, la cui operatività sembrerebbe
caratterizzata dalla divisione dei quartieri con una sola eccezione registrata nel rione “Giostra”.

Tale contesto territoriale a nord della città, connotato da una presenza criminale in continua
evoluzione, sarebbe storicamente appannaggio del clan GALLI-TIBIA solitamente dedito
all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, al narcotraffico in collaborazione con consorterie catanesi e calabresi, alle scommesse illegali, nonché alla gestione di attività
commerciali.

Nel territorio continuano a manifestarsi fenomeni criminali legati a reati predatori e al traffico di stupefacenti come confermato dall’indagine conclusa il 20 luglio 2022 dalla Guardia di finanza di Messina, i cui esiti hanno documentato l’esistenza di un gruppo dedito a furti, estorsioni e ricettazione commessi anche mediante il ricorso alla pratica del c.d. “cavallo di ritorno”.

L’indagine “Smart”, conclusa il 19 ottobre 2022 dai Carabinieri di Messina, ha invece disarticolato un sodalizio dedito allo spaccio di marijuana nella zona nord di Messina documentando, tra l’altro, l’impiego di minorenni per l’occultamento della droga. Ulteriore conferma dell’interesse mafioso nello specifico settore emerge dagli esiti dell’operazione “Impasse”, conclusa dalla Guardia di finanza di Messina il 13 dicembre 2022, che ha fatto emergere, grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, una strutturata organizzazione che smerciava ingenti quantitativi di droga, approvvigionata da taluni catanesi del quartiere etneo di San Cristoforo e da canali calabresi, avvalendosi per il trasporto dello stupefacente anche di mezzi di soccorso sanitario.

ZONA MESSINA CENTRO – PROVINCIALE: LO DUCA

La zona centrale del capoluogo, invece, rimarrebbe appannaggio di diverse entità criminali.
Più precisamente, nel quartiere “Provinciale” operano gruppi “…stanziati in diverse parti centrali della città che cooperano tra loro, invece di fronteggiarsi, secondo un patto tacito di pace reciproca…”.

Gli esiti dell’operazione “Provinciale” del 2021 avrebbero, infatti, documentato forme di
collaborazione tra tre distinti gruppi criminali per la spartizione dei proventi derivanti dal
traffico di droga, dalle estorsioni e dal controllo delle attività economiche. L’indiscussa
egemonia del clan LO DUCA, invero, sarebbe stata affiancata dall’operatività di una consorteria
attiva nel rione “Maregrosso” e di un’altra operante nella zona denominata “Fondo Pugliatti”.

CAMARO-BISCONTE: VENTURA-FERRANTE

Nel quartiere “Camaro-Bisconte”, in cui si sono registrati nel tempo diversi fatti sangue,
notevolmente ridimensionata risulterebbe l’operatività del clan VENTURA-FERRANTE già
indebolito dagli esiti dell’indagine “Matassa” eseguita nel 2016 con l’arresto dei rispettivi
capi. Nel rione “Mangialupi” risulterebbe attivo l’omonimo clan rappresentato dalle ormai
storiche famiglie250 e dedito al traffico di stupefacenti, alle scommesse clandestine e al gioco
d’azzardo.

GRAVITELLI: MANCUSO

Il rione “Gravitelli”, adiacente al centro città, sarebbe appannaggio del clan MANCUSO
che, nel semestre in esame, si sarebbe interessato anche della gestione illecita dei rifiuti
come documentato dagli esiti dell’operazione “Montagna Fantasma” conclusa il 14 ottobre
2022 dalla Guardia di finanza peloritana. L’indagine, avviata nel 2019 dopo il sequestro di
un’area adibita a discarica abusiva in località “Gravitelli”, ha consentito di disvelare una
strutturata organizzazione criminale capeggiata da soggetti contigui al clan MANCUSO i quali, nonostante le precedenti iniziative dell’Autorità Giudiziaria, continuavano a operare nel traffico e nella gestione illecita dei rifiuti speciali. Le investigazioni hanno evidenziato, altresì, come tra i “clienti abituali” degli indagati vi fosse anche una nutrita cerchia di imprenditori edili messinesi colpiti, nell’ambito dello stesso procedimento, da misure interdittive. Con il medesimo provvedimento è stato anche disposto il sequestro di mezzi e complessi aziendali per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro.

SANTA LUCIA SOPRA CONTESSE: SPARTA’

Nel versante sud del capoluogo e, in particolare, nel quartiere “Santa Lucia sopra Contesse”,
si conferma l’operatività del clan SPARTÀ in grado di interagire, come emerso da recenti
attività investigative, con sodalizi calabresi soprattutto nel settore del traffico di stupefacenti.
Nel senso, l’operazione “Aquaris”, conclusa lo scorso semestre dalla Polizia di Stato, che ha
colpito un sodalizio dedito a ingenti traffici di cocaina, hashish ed eroina approvvigionate dalla Calabria.

LA ROTTA MARITTIMA CALABRIA-MESSINA

L’interesse del clan nello specifico settore, emerge anche dagli esiti dell’inchiesta
conclusa, il 19 luglio 2022 dai Carabinieri di Messina, che ha messo in luce un fiorente traffico
di droga sulla rotta Calabria-Messina.

La capacità dei sodalizi di interfacciarsi con qualificati professionisti e imprenditori, al fine di infiltrare il tessuto economico legale, sarebbe confermata anche dagli esiti dell’indagine “Scilla e Cariddi” che, sebbene incentrata su dinamiche criminali ‘ndranghetiste, ha documentato la permeabilità delle realtà imprenditoriali attive nel settore dei trasporti marittimi alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Sottoposta ad amministrazione giudiziaria nel febbraio del 2021 con proroga di ulteriori 6 mesi disposta nell’agosto 2022 e cessata nel dicembre u.s.

INFILTRAZIONI E CONNIVENZE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE


Accanto ai sodalizi mafiosi, ulteriori attività investigative hanno confermato la presenza di
forme di criminalità “comune” dedite ad inquinare i settori della Pubblica Amministrazione
e dell’economia legale. Nel senso, si richiama l’indagine conclusa il 20 ottobre 2022 dalla Guardia di finanza di Messina con cui è stato disarticolato un “sistema criminale” concepito
da un amministratore del Comune Montagnareale (ME) e da 9 componenti della sua famiglia per il compimento di numerosi reati economico-finanziari. Nel dettaglio, al gruppo è stata contestata la costituzione di un fittissimo reticolato aziendale composto da sette società
attive in molteplici settori commerciali, 3 delle quali condotte alla bancarotta e gradualmente
svuotate dei patrimoni a favore di altre società appartenenti al medesimo gruppo. “Queste società rappresentano delle pedine di una unica scacchiera, astutamente mosse per realizzare obiettivi criminosi a vantaggio sempre e solo di una unica famiglia che ha operato ed opera secondo schemi consolidati, avvalendosi di una fitta rete di fedeli collaboratori vicini al sodalizio criminoso, pronti ad assecondare i fini del gruppo”. Il “sistema” “estremamente sofisticato, molto elaborato, consolidato, ripetitivo, efficace e assai remunerativo”, oltre alla bancarotta e al reimpiego dei patrimoni fraudolentemente distratti, era finalizzato ad intercettare, tra gli altri, finanziamenti pubblici concessi dai Comuni di Montagnareale (ME) e di Librizzi (ME). La complessa indagine economico-finanziaria ha consentito, inoltre, di sottoporre a sequestro beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 3 milioni e mezzo di euro.
Nell’ottica di prevenire tali infiltrazioni, si evidenzia, infine, che il Prefetto di Messina, nel
periodo in esame, ha emesso 9 provvedimenti interdittivi nei confronti di altrettante società
nei confronti delle quali sono stati rilevati sintomatici elementi di condizionamento mafioso.

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