di Giuseppe Bevacqua
“Mussolini”, stampata con la vernice nera applicata con uno delle sagome in ferro dell’epoca del ventennio su uno dei palazzi storici del centro città a Messina: il palazzo Magaudda o Coppedé di via Castellammare. Quella scritta è lì almeno da quando fu apposta la scritta monumentale “DUCE” a Cristo Re, così grande che si vedesse dal mare. Si è opposta l’ANPI, l’associazione nazionale partigiani d’Italia, sezione di Messina, a questa scritta “su un gioiello messinese” e che fu anche sede della sezione del PCI in città. Ha fatto eco all’ANPI anche il PD cittadino che annuncia di rivolgersi alla Sovrintendenza, alla Prefetta ed al Sindaco. Insomma improvvisamente monta “lo scandalo”, il “ribrezzo”, social e di gusto radical chic, in linea con una tendenza che emerge proprio da quando l’aria politica è cambiata con l’elezione di Giorgia Meloni.
Ancora “fascismo”, ancora ideologie che fanno comunque parte della storia italiana, così come, purtroppo anche le Brigate Rosse. Così ci si accanisce contro una scritta, si continua a nominare la parola “fascismo”, anche troppo, e troppo spesso dalla sinistra. Si agita un fantoccio che per fortuna non c’è e non se ne sente l’odore. Cancellare la scritta? Togliere, magari anche dai libri di scuola la storia d’Italia a cui appartiene l’epoca del fascismo? Cancellare i bombardamenti del 1943? Dimenticare, allora, anche le vittime della seconda guerra mondiale, tra coloro che partirono e non fecero ritorno, e coloro che da internati, feriti, fuggiti, riuscirono a farlo? Cancelliamo i bombardamenti? Il fascismo deve essere ricordato affinché nessuna dittatura possa mai più attecchire. La storia si studia e si tramanda, non si cancella.
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