Un barista, Alfonso Crapanzano, si è incatenato davanti l’ingresso del Palasport di Porto Empedocle (Agrigento), dove avrebbero dovuto essere trasferiti i migranti che sono ammassati nell’area del porto per le pre-identificazioni, e impedisce la sistemazione temporanea di diversi gruppi di persone, fra cui donne e bambini.
Persone che, durante la notte, sono rimasti, visto che le temperature si sono abbassate, all’addiaccio sotto i gazebo sistemati nella parte terminale del porto.
Si tratta di una soluzione provvisoria perché l’ex struttura sportiva, concessa dal Comune alla Prefettura, entro una settimana verrà liberata: verranno montate le tre tensostrutture – concesse dai vigili del fuoco e soccorso pubblico e dalla Protezione civile regionale – e quindi l’area di ricovero, per l’attesa dei pullman che si occupano dei trasferimenti, verrà creata solo all’interno dell’area portuale.
“Mi sono incatenato per proteggere i miei dipendenti che mi danno da vivere. Il Palasport è inagibile da 10 anni e questa notte è diventato agibile. Noi, da questa sera, manderemo i nostri dipendenti a chiedere l’elemosina” ha detto il titolare del bar che si e’ incatenato per impedire l’ingresso dei migranti che dovevano essere trasferiti dall’area temporanea di pre-identificazione del porto. Il Palasport, secondo quanto gia’ reso noto ieri dalla Prefettura di Agrigento, e’ inagibile per uso sportivo: il Comune e’ in attesa di finanziamenti per ristrutturazione e messa a norma. “Mandero’ tutti, col piattino, in piazza Italia. Ho gia’ dato ordine al mio consulente di chiudere l’attivita’ e noi andremo a fare altro – ha aggiunto Crapanzano – . Mi dispiace solo per i miei dipendenti che non so se oggi troveranno un altro lavoro. Non siamo contro i migranti, ma ci sono altre soluzioni, c’e’ un capannone agibile qua vicino. Li dobbiamo aiutare, ma prima di tutto io devo aiutare i miei lavoratori”.