C’è poco da stare allegri e poco da brindare. Lo avevamo già scritto ma adesso leggendo le motivazioni che hanno portato la Crote dei Conti ad approvare il Piano di Riequilibrio del Comune di Messina, è ancora più chiaro. Salva Messina? Si, a meno che il Comune rispetti ogni singolo aspetto previsto dal piano, senza sconti alcuni. Al primo “strike” la Corte è più che pronta a decretare il dissesto dell’Ente con tutto ciò che ne consegue per amministrazione e per Messina. Insomma la Corte dei Conti sta con il fiato sul collo a Basile ed alla sua Giunta che non può certo permettersi di andare fuori dai binari previsti dal piano. In particolare la Corte dei Conti scrive: “La Sezione procederà a una rigorosa verifica degli impegni assunti e del rispetto delle prescrizioni contenute nella presente deliberazione nell’ambito del monitoraggio semestrale. Si rammenta che il reiterato e grave mancato rispetto di tali obiettivi” porterebbe allo “stato di dissesto, con le conseguenti responsabilità previste dall’ordinamento”.
E da un passo tra tutti quelli scritti dalla Corte circa l’approvazione del Piano di Riequilibrio firmato De Luca e Basile, emerge che i meriti autoriconosciuti dai due sindaci sono molto fragili, soprattutto circa il ripianamento e la rimodulazione del debito. Un’operazione che ancora non convince la Corte dei Conti: “Una grave situazione debitoria”, che desta “perplessità in ordine alla possibilità che il Comune riesca effettivamente a riequilibrare la propria gestione economica e finanziaria”. Ma ciò nonostante , ed è l’interpretazione che ha salvato Messina, “il Collegio condivide l’impostazione di una parte della giurisprudenza contabile, per la quale debba prevalere l’assenza allo stato di sufficienti motivazioni per negare all’amministrazione la possibilità di intraprendere il richiesto percorso di risanamento, in quanto confermato, sia pure in teoria, come praticabile dall’esposta analisi contabile”. Come dire: se l’orientamento generale è quello di salvare le amministrazioni comunali in dissesto, perché non concederlo anche a Messina, dato che non sussistono “sufficienti motivazioni”, sia pure “in teoria”, che orientino a condannare la città?
Il futuro di Messina, affinchè sia davvero salva, passa, dunque, per il comportamento contabile e per il senso di responsabilità di questa amministrazione, tra accordi per debiti fuori bilancio nei prossimi esercizi contabili, costituzione obbligatoria di fondi per il rendiconto 2022, e dichiarazioni alla fine non riscontrate dalla Corte, come ad esempio quella che si riferisce al numero dei creditori: 12.500 creditori che avrebbero sottoscritto accordi transattivi, ma incredibilmente trasmessi alla Corte dei Conti solo accordi pari a complessive 1.197 poste debitorie.
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