L’avvocato Gianluca Costantino del Foro di Catania il giorno dell’udienza programmata stava lottando contro le fiamme per salvare la sua casa. Un legittimo impedimento senza pari che però non è bastato al giudice che presiedeva l’udienza che si svolgeva nello stesso momento, il 25 luglio, presso il Tribunale di Catania. Così ha negato il rinvio. Un fatto paradossale per il quale è insorta la Camera Penale di Catania “Serafino Famà” manifestando “piena solidarietà” al legale.
«La lettura del verbale stenotipico – scrive la Camera penale di Catania – consente di escludere ogni dubbio sulla chiarezza di quanto esposto al giudice in aula. La gravità di quanto occorso appare evidente ed è stato ben segnalato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania che ha sottolineato la “mortificazione del diritto di difesa” e lo ”sfregio al ruolo dell’Avvocato” – dice la Camera penale- Noi riteniamo che dell’episodio debbano avere conoscenza formale e diretta sia il Presidente del Tribunale che il Presidente della Corte di Appello perché appare indifferibile una riflessione concreta, e non astratta e di maniera, sul rapporto fra tutti gli attori del processo penale nel nostro Foro».
«Questo episodio certamente grave, purtroppo non è isolato e segue diversi altri di disattenzione, di sottovalutazione o di obliterazione di impedimenti gravissimi ed improvvisi rappresentati da avvocati nei processi (morte di propri familiari, ricoveri di congiunti) – spiegano i penalisti – Perché ciò avvenga, al di là delle numerose possibili spiegazioni di facciata ed ovvero ruoli particolarmente carichi ed esigenze di chiusura dei fascicoli, ha un’unica causa ed ovvero una sorta di generalizzata diffidenza, se non pura sfiducia, in quanto generalmente rappresentato dagli Avvocati. Tutti ben conosciamo le norme e la giurisprudenza in materia di richiesta di rinvio dei procedimenti (che ci consente di dire come per gli Avvocati sia impossibile determinare un rallentamento del processo che non determini una sospensione dello stesso), ma conosciamo molto bene anche le prassi delle Aule e certamente non ci sorprendiamo di processi rinviati in tarda mattinata da Giudici che non hanno gestito in modo corretto il ruolo di udienza, o ad intere udienze saltate per assenze di giudici più o meno programmate».
«In concreto è chiaro che la migliore gestione della Giustizia e, nello specifico, del procedimento penale non può che passare dalla collaborazione paritaria di tutte le parti. Collaborazione che può e deve avere un unico presupposto ed ovvero la riconosciuta e consapevole appartenenza ad una Comunità. Che non è e non può essere tale solo quando ci si stringe nel cordoglio per un Giudice o un Avvocato improvvisamente scomparso. Comunità è da intendersi quale luogo effettivo, e non solo virtuale, di dialogo costante e proficuo per rappresentare e cogliere le reciproche aspettative e necessità», concludono.
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