Silvio Berlusconi è morto ad 86 anni. Nessuna causa ufficiale di morte è stata ancora ufficializzata, ma la notizia ha colto così di sorpresa che non c’è ancora stato il tempo di un bollettino ufficiale. D’altronde le notizie di “notti tranquille” al San Raffaele lasciavano intendere che la “sfangasse” anche stavolta. Ed invece la clessidra si è svuotata anche per lui ed ha lasciato quasi senza parole la politica che adesso si affanna in note stampa di cordoglio. Silvio Berlusconi è stato indubbiamente IL protagonista della storia politica dalla seconda Repubblica in poi, ha diviso l’opinione pubblica: o lo si amava o lo si odiava. E l’analisi impietosa che ne fanno all’estero al momento della sua morte dà anche riscontro di come fosse visto questo personaggio dell’imprenditoria e primo attore assoluto della politica. The New York Times, in particolare, è impietoso e titola: “Silvio Berlusconi, uno showman che ha ribaltato la politica e la cultura italiana, è morto a 86 anni”. Non un politico, non un imprenditore. Berlusconi, morto da poche ore, viene liquidato come uno “showman”. Ed ancora: “Ha introdotto il sesso e il glamour nella TV italiana, e poi ha portato la stessa formula in politica, dominando il paese e la sua cultura per più di 20 anni”. Impietoso. Ancora di più laddove il ricordo di imprenditore di successo viene ricordato così: “Silvio Berlusconi, lo sfacciato magnate dei media che ha rivoluzionato la televisione italiana con canali di proprietà privata che ha utilizzato per diventare il primo ministro più polarizzante e perseguitato del paese per più periodi in carica e un quarto di secolo spesso scandaloso di influenza politica e culturale”. Quasi un “peso”, secondo l’articolo del NYT, per gli italiani: “Per gli italiani, il signor Berlusconi è stato un intrattenimento costante – sia comico che tragico, con più di un tocco di materiale off-color – fino a quando non lo hanno fischiato fuori dal palco. Ma continuava a tornare. “.
Ma anche la sua indiscussa carriera politica di successo e straordinaria, viene liquidata così: “I suoi governi hanno trascorso una quantità eccessiva di tempo su leggi che sembravano fatte su misura per proteggerlo da decenni di processi per corruzione, un obiettivo che alcuni dei suoi più stretti consiglieri hanno riconosciuto era il motivo per cui era entrato in politica in primo luogo.”
Eppure forse sfugge che Berlusconi fu il politico a cui si deve lo sdoganamento della Destra. Che è stato per quasi trent’anni leader indiscusso dei moderati, creando uno schieramento di centrodestra che prima di lui non esisteva. E’ stato proprio per questo il “demone” indiscusso della Sinistra che in lui identificava la “malefica” commistione tra politica e imprenditoria, tra idelogia e soldi. Un personaggio protagonista, è vero, suo malgrado, di una lunga storia giudiziaria con più di 30 processi nei quali è stato imputato. Processi, sparsi in tutta Italia, nei quali gli sono stati contestati reati che vanno dalla corruzione al concorso in strage, dal falso in bilancio alla concussione, fino al vilipendio all’ordine giudiziario e alla prostituzione minorile e che, eccetto uno in cui è stato condannato, si sono chiusi o con il non doversi procedere per prescrizione o con l’assoluzione. Oppure con un’archiviazione o il proscioglimento in fase di indagine o in udienza preliminare.
Tra luci ed ombre, innegabilmente, di Silvio Berlusconi rimane comunque una storia ed un’immagine netta di politica viva ed aggregante, di una leadership difficilmente rimpiazzabile. E questa è la sua più grande mancanza, forse il suo più grande cruccio.
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