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Assolti in Appello gli occupanti della ex Caserma Carabinieri della famiglia Stagno D’Alcontres – Tutta l’Unione Inquilini gioisce per la sentenza di assoluzione

- 12/05/2023
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Ribaltata la sentenza di primo grado dello scorso luglio con la quale si condannavano gli imputati ad 1 anno e 7 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di euro 500.

Il giudice di Appello attraverso una circostanziata sentenza di 8 pagine, ha assolto gli imputati, riconoscendo loro lo “stato di necessità” (art. 54 C.P.)

La sentenza, oggi, rende giustizia sicuramente sul piano squisitamente penale ricostruendo storicamente e minuziosamente lo stato di estrema vulnerabilità socio-economica e abitativa in cui versavano le dieci famiglie (con17 bambini); condizione imprescindibile che ha spinto ad occupare tempestivamente una struttura, per altro abbandonata e ammalorata da diversi anni.

Questi sono stati gli elementi costitutivi della scriminante ovvero le motivazioni che hanno condotto all’assoluzione degli imputati perché il fatto non costituisce reato o perché il fatto non sussiste. Ci tocca ricordare, anche in questa occasione, che la Procura avanzò richiesta di archiviazione del procedimento già a maggio del 2019 e la famiglia Stagno d’Alcontres con il proprio legale si opposero, animati, da quello che in più occasioni abbiamo definito “un intollerabile spirito punitivo”.

Ringraziamo apertamente il nostro legale, l’Avv.Carmelo Picciotto, per la meritoria azione svolta e per l’indiscutibile dedizione e perseveranza con cui difende nelle aule dei tribunali i segmenti più fragili della nostra società.

Resta tuttavia il problema politico e sociale dell’abitare che sporge prepotentemente il capo anche dalle righe di questa sentenza. Non viene garantito in questo Paese il diritto all’abitare e al contempo centinaia di migliaia di alloggi popolari e privati sono vergognosamente sfitti, inutilizzati e abbandonati.

Sarebbe il caso rovesciare il mantra della legalità. Troppo spesso alla sbarra ci finiscono i più poveri del Paese. Il Governo continua a gettare benzina sul fuoco: inasprire le pene fino a 9 anni di carcere per chi occupa un alloggio, senza fare alcuna distinzione tra un alloggio popolare e una struttura abbandonata pubblica o privata o addirittura applicando la norma nei confronti di chi viene sfrattato, che risulta occupante senza titolo per un periodo determinato, è un atto barbaro, incivile, odioso e profondamente classista.

Iniziamo a pretendere legalità dallo Stato che dovrebbe impedire che gli sfratti violino i diritti umani e disattendano i Trattati e le Convenzioni ratificati dal nostro Paese.

Dobbiamo pretendere, nel rispetto della nostra Costituzione, che i privati non lascino marcire colpevolmente i propri edifici in barba all’ art. 42 della Costituzione che statuisce sulla funzione sociale della proprietà privata.

1 Comment
    Filippo

    Nel ‘68 la parola d’ordine era: “OPERAI E STUDENTI UNITI NELLA LOTTA”!!!
    E conquistammo lo Stato sociale, poi le politiche portate avanti da parte dei Partiti appartenenti anche alla sinistra e più in particolare da parte delle Organizzazzioni sindacali hanno tralasciato e hanno perso anche la “BASE”.
    La maturità dei nostri giovani.
    articolo di Antonino Salsone.
    L’art. 3 della Costituzione recita: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
    Questo principio fondamentale dell’Ordinamento repubblicano è importante perché si passa da una democrazia formale ad una sostanziale in quanto è compito della Repubblica italiana garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini.
    Non c’è dunque un campo precipuo in cui questo principio deve trovare applicazione. I settori sono tutti quelli in cui si realizza lo sviluppo della persona umana.
    Ma quali sono i campi in cui innanzitutto si forma la persona umana? Semplice, sono la famiglia e la scuola.
    Della famiglia scriveró in altra occasione.
    Della scuola, invece, è necessario ed attuale parlare subito.
    In questi giorni centinaia di coraggiosi giovani studenti universitari stanno dimostrando di avere passione e senso civico da vendere. Proprio loro, i nostri giovani studenti, hanno intrapreso una iniziativa pacifica ma fortemente simbolica contro il “caro affitti”.
    Nelle principali città italiane un posto letto può costare anche 700 euro e questo prezzo così esorbitante è un insuperabile ostacolo per decine di migliaia di studenti le cui famiglie non hanno un reddito sufficiente per sobbarcarsi una spesa così ingente.
    Con la conseguenza che migliaia e migliaia di studenti non fanno vita universitaria, ma sono costretti a fare i pendolari ed a vivere la loro esperienza con un profondo senso di frustrazione perchè sono studenti “fuori sede”.
    Questo non è giusto e la colpa non è certo dei proprietari degli immobili, perchè, ricordiamolo sempre, viviamo in una società democratica e liberale in cui la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge (art. 42) ed i privati (proprietari) hanno diritto di godere dei frutti del loro bene.
    Non scarichiamo dunque la responsabilità di questa grave situazione sui privati, a meno che si voglia guardare con nostalgia ad esperienze collettivistiche che nulla hanno a che vedere con la realtà sociale e giuridica italiana.
    No, la soluzione va cercata altrove. E deve essere la Politica a farlo, sforzandosi di individuare idee e risoluzioni pratiche e veloci per dare risposta ad un problema attuale ed annoso, che deve trovare necessaria e rapida composizione.
    È la Repubblica, quindi lo Stato, cioè Noi tutti, ad essere onerata della rimozione di questo ostacolo ed a fare in modo che in questo Paese tutti i giovani, non solo quelli più fortunati perchè figli di famiglie abbienti, possano vivere la loro esperienza universitaria in modo dignitoso e non patire una situazione di “inferiorità” che è sinonimo di diseguaglianza.
    Non facciamo calare l’attenzione sulla civica protesta dei nostri giovani e, anzi, come singoli e come associazioni (specie quelle che pur dichiarandolo nel loro dna hanno da tempo e colpevolmente abdicato al loro ruolo di sentinelle civiche) amplifichiamo la voce di questi giovani così maturi e stimoliamo la Politica e le Istituzioni ad occuparsi e risolvere questo ostacolo allo sviluppo della persona umana.

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