“Sono sempre di più le necessità manifestate da chi vorrebbe cambiare alloggio popolare cedendo il proprio, ed è per questo che occorre varare uno specifico bando per la mobilità negli alloggi di edilizia residenziale pubblica per tutte quelle famiglie le cui esigenze iniziali all’atto dell’assegnazione siano mutate nel tempo”.
E’ quanto rileva e sollecita all’Amministrazione il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale Libero Gioveni.
“Ho sempre sostenuto, rappresentato e chiesto negli anni – spiega Gioveni – la reale esigenza di parecchie famiglie che, già assegnatarie di alloggi popolari, si ritrovano ad affrontare diversi disagi di natura abitativa per mancata corrispondenza dell’alloggio destinato alle necessità personali, familiari e soprattutto di salute.
Le cause di questi disagi – prosegue il consigliere – sono molteplici e si riconducono principalmente in:
1) situazioni di sovraffollamento o sottoutilizzazione rispetto allo standard abitativo;
2) inidoneità oggettiva dell’alloggio occupato, che non garantisce condizioni di vita e di salute appropriate per la presenza, nel nucleo familiare, di componenti anziani, di portatori di handicap, o di persone comunque affette da gravi disturbi prevalentemente di natura motoria (un esempio: un soggetto cardiopatico può continuare a vivere in un alloggio al 3° piano senza ascensore??);
3) esigenze di avvicinamento al luogo di lavoro, alle abitudini dei figli adolescenti o di cura e assistenza qualora si tratti di anziani o persone diversamente abili;
4) ulteriori motivazioni di rilevante gravità.
Ritengo fondamentale, quindi, quasi al pari del bando per l’emergenza abitativa (che non si vara peraltro ormai da 5 anni!!!) ─ sottolinea l’esponente di FdI ─ in relazione alle suddette restrizioni e contesti o a un’eventuale variazione dei requisiti originari, dare attenzione alle necessità di numerosi nuclei che nel corso del tempo hanno modificato le loro peculiarità, così come avviene in molte altre città italiane; bando che si dovrebbe basare su un programma di mobilità dell’utenza in seno al patrimonio edilizio disponibile, da effettuare sia attraverso il cambio degli alloggi assegnati, sia mediante l’utilizzazione delle unità abitative resesi disponibili.
È evidente come tale programma ─ conclude Gioveni ─ dovrà poi essere finalizzato alla stesura di una graduatoria formata dagli assegnatari aspiranti alla mobilità, ai quali tuttavia, a mio avviso, si potrebbe continuare a mantenere l’opzione (come per altro bonariamente si fa o si è fatto in passato) per lo scambio consensuale di alloggi, qualora questo servisse a soddisfare tutte le esigenze messe in campo dagli inquilini interessati al “baratto”.