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Messina Social City: 33 lavoratori fuori dall’azienda. Come una nave in gran tempesta… lo avevamo detto nel 2019

- 20/03/2023
msc

Il 9 aprile del 2019 in un reportage intervista da noi prodotto ponevamo una serie di quesiti all’Amministrazione comunale circa la Messina Social City. Li ponevamo in forma grafica in quanto nessuno fino ad allora aveva mai acconsentito ad un’intervista che facesse chiarezza e rispondesse a quei quesiti. Domande che oggi, alla luce degli ultimi eventi, pesano come macigni. E che rischiano di pesare ancora di più.

Ma prima di riproporre i quesiti, le cui risposte ormai sono state date dai fatti, andiamo alla notizia. L’ultima ora consegna la triste notizia che ben 33 lavoratori della Messina Social City sarebbero ormai EX e senza speranza. Famiglie disperate ed inascoltate. Prodotti di un sistema che non sembra aver risolto alcuni nodi fondamentali: uno fra tutti quello della mappa dei bisogni e del numero di dipendenti effettivamente rapportato al numero reale degli utenti.

La Messina Social City è una nave in balia di una tempesta che rischia di diventare “perfetta” per procurarne il naufragio. E con essa anche quei lavoratori che, nonostante la fallimentare e problematica, anzi raffazzonata, long list, sono riusciti ad entrarvi. Ed a causare la tormenta saranno proprio gli esclusi. Quelli che nonostante i titoli, i diritti, ed i doveri a cui hanno anche assolto, si ritrovano a dover imboccare l’unica strada possibile per far valere la propria posizione negata proprio dal sistema della long list: il ricorso.

Ma l’errore che rischia di essere fatale per la Messina Social City è come il peccato originale. Un errore “originario”, appunto, che nel momento in cui fu creata, con la trasformazione da sistema di coop nel panorama dei servizi sociali a Messina, applicò l’articolo 37 del CCNL delle cooperative per configurare il passaggio dei dipendenti dal sistema cooperativa a quello dell’azienda speciale. Ma questo articolo si poteva usare? Questo è il PRIMO degli interrogativi che ponemmo all’Amministrazione nel 2019.

rappresenta solo il potere concentrato in una sola persona o a una forza politica DI ASSUMERE E LICENZIARE A PIACIMENTO

La risposta è no, ha sempre detto e ribadisce ancora oggi Angela Rizzo di Cittadinanzattiva, “poteva essere applicato solo ed esclusivamente nel passaggio da COOPERATIVA USCENTE a COOPERATIVA SUBENTRANTE e non, quindi, da Cooperativa uscente ad Azienda Speciale per i servizi sociali.

Già allora sono state fatte le prime vittime nella categoria dei lavoratori che da anni lavoravano con le cooperative, alcuni con i bandi routinari, e hanno cercato di ovviare con la prima LONG LIST. L’Azienda Speciale per i servizi sociali NON E’ INTERNALIZZAZIONE tanto sbandierata dalla passata amministrazione, così come è gestita a Messina rappresenta solo il potere concentrato in una sola persona o a una forza politica DI ASSUMERE E LICENZIARE A PIACIMENTO. La vera internalizzazione non si ha con la nascita di una partecipata”.

l’articolo 23 della legge regionale prevede la GESTIONE DIRETTA

E come doveva farsi lo aveva già scritto nel suo dossier pre elettorale proprio l’ex sindaco Cateno De Luca: Prevedere una gestione diretta dei servizi socio assistenziali da parte del Comune di Messina in forma singola e/o associata cosi come stabilito dalla legge regionale n.22 /86 all’art 23, tenendo conto con riferimento al personale delle clausole di salvaguardia volte a promuovere l’utilizzazione dei lavoratori allo stato impiegati nei predetti servizi.” . Ma l’articolo 23 della legge regionale prevede la GESTIONE DIRETTA che, secondo le modalità di applicazione della legge, prescrive che perché si parli di gestione diretta è necessario che il personale utilizzato sia in ruolo presso i Comuni. Non quindi da personale transitato dalle cooperative ad un’azienda speciale…

Sono soddisfatti gli utenti? Chi tutela gli utenti? Quanti sono gli utenti?

Angela Rizzo

Fin dalla sua nascita la MESSINA SOCIAL CITY diventa PADRONALE, dice Angela Rizzo, assumono e licenziano senza che la città ne sia informata. A questo punto sorge spontanea la domanda: Sono soddisfatti gli utenti? Chi tutela gli utenti? Quanti sono gli utenti? Rispondo in ordine: NO, NESSUNO, MENO, molto MENO di quando c’erano le cooperative, anzi hanno ridotto le ore, e ci sarebbero liste di attesa NON PUBBLICHE gestite sempre da chi risponde ad un partito o movimento“.
E ancora dice Rizzo: “Hanno assunto IGNORANDO l’art. 97 della costituzione e utilizzando l’ex art. 37 impropriamente. Hanno bandito l’avviso per la prima long list con una discutibile gestione. Non contenti hanno pubblicato l’avviso della seconda long list infischiandosene del Decreto Milleproroghe. La vecchia long list della Messina Social City doveva essere prorogata per dare la possibilità ai lavoratori in servizio di raggiungere i requisiti per la stabilizzazione in base al Decreto Milleproroghe, a cui si sono rifatti i comuni, le Asp e molte altre istituzioni dello Stato.

Hanno cercato di tamponare la situazione riaprendo la piattaforma, ma vero è che da OGGI ci sono molti lavoratori della Messina Social City che sono EX perché sono scaduti i contratti e sono stati SBATTUTI fuori, anche con quasi due anni di servizio. Sono illusi da una internalizzazione che non c’è stata e che non poteva essere attuata. La Messina Social City é il più grande bacino di voti di questa classe politica? Probabilmente si, così come lo è sempre chi è sospeso e lasciato a sperare con mezze risposte.
La città rischia di dover pagare il prezzo di queste discutibili azioni da vecchia politica, e non sarebbe neanche la prima volta.
Lo avevo scritto e detto sin dal 2019: non basta farsi la foto e metterla sui social mentre si accarezza una persona con disabilità. Sono le azioni corrette che fanno grande l’uomo, il resto è solo propaganda e pure di cattivo gusto“.

Allora l’ultimo quesito: “Perché è stato lanciato un nuovo bando per 1500 potenziali lavoratori in piena campagna elettorale?“. A chi legge la risposta…