Il 3 marzo scorso il Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, con un apposito Ddl ha di fatto avviato il percorso che approderà al ripristino delle Province in Sicilia.
IL NUOVO ASSETTO
Sei province e tre città Metropolitane: questo l’assetto che verrà costituito attraverso, però, l’iter obbligatorio che prevede l’abrogazione di quella legge, la n. 56 del 7 aprile 2014, la cosiddetta “Delrio”, che, in accordo con quanto aveva già fatto il Presidente pro tempore della Regione Siciliana, Crocetta, le Province li aveva eliminate. Crocetta al tempo vantava e annunciava un risparmio di circa 130 milioni all’anno grazie alla soppressione degli enti che, fino ad allora, avevano garantito circa 400 cariche politiche, tra presidenti, assessori e consiglieri. Ma è stato così?
DA CROCETTA ALLA LEGGE DELRIO: IL RISPARMIO CHE NON C’E’ STATO
Non proprio: la legge si è rivelata più formale che sostanziale. Sono, infatti, cambiati nomi e nomine la tutto è pressocché rimasto molto simile a prima. O quasi. Ciò che è cambiato con la creazione dei Liberi Consorzi di Comuni e le Città Metropolitana è che la manutenzione di scuole, strade e di quant’altro era di competenza delle Province è passato in mano ai commissari. Sono state abolite solo le nomine di primo livello, che hanno lasciato il posto a quelle di secondo livello con un risparmio ridicolo di soli 26 centensimi per ogni cittadino. Dei 130 milioni l’anno di risparmio previsto dall’ex Presidente della Regione Rosario Crocetta, infatti, solo 16 sono stati i milioni che sono rimasti a disposizione delle casse. Un risparmio minimo che, in compenso, ha procurato non pochi disagi negli interventi e nei finanziamenti che si sono ridotti del 71% in meno nel periodo dal 2013 al 2018 e con un taglio alla spesa corrente di ben il 43%.
COME SARANNO LE NUOVE PROVINCE
E le “nuove” province? “Il numero dei consiglieri e degli assessori sarà inferiore rispetto al passato” dichiara il Presidente della Regione Schifani, che ribadisce il principio esperenziale sul quale si basa la sua decisione: “Abbiamo avviato il percorso per la reintroduzione delle Province in Sicilia. La cancellazione degli Enti, fortemente voluta dal governo dell’epoca e rivendicata dalle forze che lo sostenevano nel Parlamento regionale partiva dal presupposto della riduzione dei costi della politica, ma ha determinato un vuoto nei processi decisionali e amministrativi che ha penalizzato in maniera evidente l’erogazione di servizi importanti per i cittadini e per la tutela del territorio”.
I COSTI DELLE NUOVE PROVINCE
Ma il nuovo costo è conveniente rispetto all’esiguo risparmio della situazione antecedente e in termini di prontezza di intervento delle nuove Province?
“Se il meccanismo fosse confermato anche per le “nuove” Province si tratterebbe di una cifra che complessivamente, per i soli nove presidenti, sarebbe pari a 107,6 mila euro al mese, il che vuol all’incirca 1,3 milioni l’anno.
I sindaci delle Città Metropolitane percepiscono un compenso pari a 13.800 euro lordi mensili. Nel caso dei comuni capoluogo di provincia (oltre 100 mila abitanti), invece, l’indennità è pari a 11.040 euro al mese.
Se il meccanismo fosse confermato anche per le “nuove” Province si tratterebbe di una cifra che complessivamente, per i soli nove presidenti, sarebbe pari a 107,6 mila euro al mese, il che vuol all’incirca 1,3 milioni l’anno.
A questi vanno aggiunti i costi per sostenere gli assessori, il cui compenso è pari al 65% di quello del presidente. Stando al nuovo Ddl, dunque, a Catania e Palermo sono previsti 9 assessori, 7 nel caso di Messina. Considerando uno stipendio medio pari a 8.970 euro lordi al mese, arriviamo a 224 mila euro al mese (ovvero 2,7 milioni all’anno) per le sole tre Città Metropolitane. Per le altre sei province, invece, che registrano meno di 500 mila abitanti, è prevista la presenza di 6 assessori. Il 65% del compenso del sindaco, in questo caso, è pari a 6.760 euro al mese. Il calcolo complessivo delle indennità per i 36 assessori delle sei Province è pari a 243 mila euro al mese, ovvero 2,9 milioni di euro annui.
Soltanto presidenti e assessori costerebbero ogni anno in Sicilia 4,2 milioni di euro. Ma occorre poi calcolare anche i Consigli provinciali e qui le cose si fanno più complesse.
Se consideriamo anche i gettoni di presenza, ipotizzando la partecipazione dei 246 consiglieri provinciali anche soltanto a due sedute al mese con un corrispettivo medio di 100 euro (in ogni caso stime viste al ribasso), possiamo prevedere una spesa di circa un milione di euro l’anno. Sommando le tre voci precedentemente elencate arriviamo al totale, già anticipato, di una spesa da 5,2 milioni l’anno per i soli organi politici”.
Insomma tanti posti disponibili per chi è rimasto fuori da amministrative, regionali e nazionali.
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