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La strage di migranti a Cutro ed il principio non scritto di salvare chiunque. Pracanica, “Il 4 novembre diventi il giorno della Memoria”

- 15/03/2023


di Giuseppe Pracanica

7 Marzo 2023 – Decine di migranti sono morti in mare al largo di Cutro , nel crotonese. L’imbarcazione non ha retto il mare mosso e si è spezzata. I cadaveri sono stati trovati domenica 26 febbraio sulla spiaggia in località “Steccato” . Tra di loro anche due gemellini di pochi anni, un neonato e molte donne.

I circa 80 superstiti trovati sulla spiaggia hanno raccontato ai soccorritori che sul
peschereccio su cui viaggiavano, che si è spezzato in due a causa del mare molto mosso, erano in circa 150-180.

La Guardia costiera comunica che 59 cadaveri sono stati recuperati, ma il bilancio
rischia di aggravarsi (ad oggi 86 ndr.).

«C’è un principio non scritto che risiede nell’animo di ogni marinaio: prestare aiuto a chiunque rischi di perdere la propria vita in mare». Una legge al di sopra delle leggi. E’ quel «chiunque » che fa la differenza tra il soldato e il sicario. Erano le parole dell’ammiraglio Giovanni Pettorino, allora comandante della Guardia costiera italiana, proferite a sorpresa il 18 luglio del 2018, davanti agli attoniti ministri del primo governo giallo – verde, quello della grande caccia alle Ong. E rievocò a braccio, disobbedendo all’ordine non scritto di leggere solo il testo inviato in anticipo alle autorità di governo, il comandante siciliano Salvatore Todaro che durante la Seconda guerra mondiale affondò con il suo sommergibile una nave belga che aveva a bordo 26 marinai che salvò, sbarcandoli poi alle Azzorre.

Al rientro, come aveva ricordato Pettorino, l’ufficiale sommergibilista venne « violentemente apostrofato» dall’ammiraglio tedesco Karl Dönitz, che derise il marinaio italiano: « Don Chisciotte del mare».

Non prima di averlo minacciato di «gravi conseguenze » per avere soccorso i nemici, mettendo a rischio il suo stesso equipaggio e, quel che più interessava all’uomo di Hitler, il sommergibile italiano in assetto da combattimento. Forse volendo motivare la propria voglia di disobbedienza, Pettorino la spiegò con quella di Todaro, prendendone a prestito le parole sbattute in faccia ai tedeschi: « Noi siamo marinai, marinai italiani, abbiamo duemila anni di civiltà, e noi queste cose le facciamo».

L’articolo di “Avvenire” che in solitaria raccontava l’inattesa ramanzina dell’ammiraglio ai ministri (mai riportata nei documenti ufficiali e sparita dagli archivi istituzionali) finì intercettato dal regista Edoardo De Angelis che, volendone fare un film chiese a Veronesi di collaborare alla stesura sceneggiatura ed, inspiegabilmente, il messinese Todaro diventa veneto.

A prescindere comunque ci hanno restituito su carta e pellicola la fibra di un uomo e la forza morale di idee immortali. Convinto che non esistano guerre giuste, ad esempio quella della Russia contro la martoriata Ucraina di papa Francesco, mi sono ricordato che era stato il democristiano on. Giuseppe Dossetti a proporre quello che poi diventerà l’art. 11 della Costituzione della Repubblica e che il 24 marzo del 1947 il Presidente della Costituente, Umberto Terracini, poneva in votazione: « L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, e consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento internazionale, che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni ». Subito dopo l’approvazione tutte le donne presenti alla Costituente, che erano soltanto 21 (9 democristiane, 9 comuniste, due socialiste ed una di destra, la siciliana baronessa Buscemi), su 556, si presero per mano ed improvvisarono un girotondo di gioia. Il fatto di essere antimilitarista, naturalmente, non mi impedisce di ricordare i nostri eroici caduti e di onorarli .

Riterrei più giusto che il 4 novembre invece della Festa delle Forze Armate, con le conseguenti inutili parate, diventi il giorno della memoria che, come affermava Sant’Agostino, è il presente del passato.