126 views 3 min 0 Comment

I suicidi giovani, da Merì ad Agrigento con il filo conduttore spesso dell’abuso e del bullismo

- 18/02/2023
ragazzo meri

Ragazzini vittime del branco, che si tolgono la vita per le violenze subite o per la vergogna. Famiglie che, comunque vadano le inchieste, resteranno per sempre devastate dal dolore, distrutte.

Non è stata ancora fatta chiarezza sulle circostanze e sulle modalità della morte del giovane ritrovato semi carbonizzato in un parcheggio a Merí in provincia di Messina. Ma anche in questo caso, secondo le prime indagini, si tratterebbe di un suicidio. Una scelta terribile e tragica dai contorni ancora tutti da chiarire.

I carabinieri hanno ascoltato i familiari del ragazzo – mamma casalinga e papà operaio – di origine marocchina, ma anche i compagni di classe e gli amici per capire se l’adolescente, che di recente aveva cambiato scuola non sia stato in qualche modo vittima di bullismo o sia stato coinvolto in qualche episodio che lo avrebbe potuto spingere a togliersi la vita.
   

Sembra essere invece ben più ampia e drammatica l’inchiesta sulla giovane che, il 18 maggio del 2017, si è suicidata, lanciandosi dalla Rupe Atenea di Agrigento, dopo che due anni prima sarebbe stata violentata e filmata – in almeno quattro circostanze – da 4 giovani. Oltre ai fascicoli d’inchiesta della procura di Palermo e di quella minorile, sempre del capoluogo siciliano, i pm di Agrigento – coordinati dal reggente Salvatore Vella – starebbero indagando sul fatto che uno dei componenti del branco, all’epoca dei fatti minorenne, sarebbe stato protagonista di altri video in cui sarebbe stato ripreso insieme ad altre ragazzine mentre consumava rapporti sessuali. Il sospetto degli inquirenti, inoltre, è che ci siano stati dei tentativi di estorsione cioè che abbia chiesto del denaro in cambio della mancata divulgazione dei filmati che, evidentemente, erano stati girati a insaputa delle protagoniste.
    I pm della procura di Palermo Luisa Bettioli e Giulia Amodeo, che indagano per violenza sessuale di gruppo ai danni di minore e produzione di materiale pedopornografico, hanno fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di due ventisettenni. E adesso i legali – gli avvocati Daniela Posante e Antonio Provenzani – avranno 20 giorni per prendere visione degli atti, produrre memorie, atti difensivi o sollecitare ulteriori indagini. Dell’inchiesta si è occupata la squadra mobile che è riuscita a venire in possesso di uno, o forse più, video. Il passo successivo, da parte dei pm, potrebbe essere quello della richiesta di rinvio a giudizio dei due ventisettenni. Per gli altri due indagati, minorenni all’epoca dei fatti, sta invece procedendo invece la procura minorile. I quattro avrebbero abusato – stando all’accusa – delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della giovane che sarebbe stata sotto effetto dell’alcol. E avrebbero approfittato dell’allora quindicenne nonostante – sostengono i pm – la giovane avesse pronunciato, e ripetuto, frasi inequivocabili: “Non voglio”, “non posso”, “mi uccido”, “no ti prego .. mi sento male”.