Con la solenne dichiarazione di apertura dell’anno giudiziario 2023, il primo presidente della Cassazione ha concluso la cerimonia svoltasi alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Pietro Curzio ha illustrato il ‘bilancio’ della giustizia nell’anno appena trascorso, le prospettive e le criticità.
“L’analisi sui dati dell’amministrazione della giustizia in Italia nell’anno appena trascorso conferma il quadro in chiaroscuro già descritto nelle precedenti relazioni” però “si assiste ad un lento ma progressivo miglioramento della situazione”, ha sottolineato il Primo presidente della Cassazione Pietro Curzio nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Continua il processo di riduzione del contenzioso, tanto nel civile quanto nel penale”.
“Non spetta a noi dare giudizi sulle scelte di politica legislativa che il Parlamento ed il Governo hanno operato. Alla giurisdizione spetta interpretare ed applicare le leggi” sottolinea Curzio parlando delle riforme che hanno interessato “tutti i settori del vasto mondo della giustizia”. “Il programma attuativo originariamente fissato” è stato “modificato, posticipando alcune parti ed anticipandone altre, il che crea motivo aggiuntivo di criticità”, occorre – conclude Curzio – “un periodo di adattamento” e di “rodaggio”.
“Nel corso degli anni Novanta del Novecento gli omicidi in Italia erano circa 1900 ogni anno, in parte cospicua commessi da esponenti della criminalità organizzata”, negli ultimi 5 anni si sono ridotti a 300 e nel 2022 sono stati 310: “si tratta di un dato cruciale perché colloca l’Italia tra i paesi più sicuri in Europa e a fortiori nel mondo”, aggiunge poi Curzio all’anno giudiziario. E sottolinea “l’efficienza del sistema” per cui negli ultimi 30 anni l’accertamento degli autori di omicidi è passato dal 40% degli anni Novanta al 73% del 2016, “percentuale che tende a crescere”. “Un’ombra inquietante – sottolinea poi – rimane per il fatto che circa la metà degli omicidi sono avvenuti nell’ambito dei rapporti familiari ed affettivi e una parte molto consistente, 122 su 310, vede come vittima la donna, spesso ad opera del partner o ex partner. Il dato è ormai costante, anche se proprio nell’anno appena concluso in leggera flessione”.
“Rimane inaccettabile il numero delle morti bianche, che anche quest’anno ha superato il livello di 1000 casi, con l’inquietante ritmo di tre morti al giorno”, sottolinea Curzio. Nei primi dieci mesi del 2022, le denunce “sono aumentate del 32,9% rispetto al 2021” e le malattie professionali hanno visto un aumento delle denunce del 10,6%. Questi dati sono una “pesante e grave conferma” della situazione di pericolo e rischio nel mondo del lavoro.
Nella lotta al terrorismo e alla mafia ci sono stati “passi avanti evidenti – ha detto Curzio riferendosi a Messina Denaro -, e ne abbiamo avuto conferma di recente con un arresto importante, non solo per contrastare strategie che hanno insanguinato il paese in anni terribili, ma anche nel cogliere mutazioni verso forme altrettanto pericolose, sebbene altrettanto pericolose, sebbene meno visibili, volte ad inquinare settori sani della società civile e dell’economia e ad estendersi verso zone del paese diverse da quelle originarie, come emerge ad esempio dal processo ‘Aemilia””.
“E’ solo attraverso il quotidiano esercizio del reciproco e franco confronto all’interno dell’Organo di governo autonomo, con animo volto alla composizione di eventuali differenze ideali, che il Consiglio potrà esercitare con equilibrio i delicati compiti affidatigli dalla Costituzione. L’obiettivo sarà quello di trovare sempre una sintesi, nell’interesse esclusivo dei cittadini”: così il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, confermando la sua volontà “di ascolto e di dialogo costante con tutti i componenti del Consiglio Superiore”. “Sento, in questo momento e in questa sede, tutta la responsabilità del compito appena affidato a tutti i nuovi consiglieri, e a me che oggi li rappresento. Sono, e siamo tutti, consapevoli della delicatezza della funzione che siamo chiamati a svolgere: garantire l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario, “pilastro – come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica – della nostra democrazia”.
Il Csm affronterà “le sfide, numerose e complesse, del sistema giustizia – ha aggiunto Pinelli -, portando avanti al contempo l’ideale del magistrato che noi riteniamo debba essere perseguito: il magistrato che si distingua per il rigore professionale, per il riserbo in tutti i comportamenti, e per il rispetto della dignità delle persone. L’esercizio del potere giudiziario deve sempre compiersi nel rispetto della sottoposizione alla legge del magistrato e nella piena tutela della dignità della persona”.
“Ogni futura riforma – ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio all’inaugurazione dell’anno giudiziario -, invece, prima di essere affidata alle valutazioni del Parlamento sovrano, si comporrà attraverso l’ascolto di tutte le voci del sistema giustizia, dall’avvocatura all’accademia e alla magistratura”. Autonomia e indipendenza della magistratura costituiscono “un pilastro della nostra democrazia, garantita dalla Costituzione, come Lei, signor Presidente, ha voluto ricordare solo due giorni fa”, dice il ministro della Giustizia rivolgendosi al capo dello Stato. “Sono principi inderogabili, che hanno accompagnato tutta la mia lunga attività professionale in Procura. Se non avessi creduto e non credessi nella loro sacralità, non avrei rivestito la toga, come spero di aver fatto, con dignità e onore”, ha aggiunto.
“Il Paese conservi la fiducia nella giustizia”. E’ l’auspicio del pg della Cassazione, Luigi Salvato, all’inaugurazione dell’anno giudiziario. A sua volta, la giustizia “recuperi l’efficienza sulla quale i cittadini possono e devono fare affidamento, grazie all’impegno di tanti servitori dello Stato, i quali quotidianamente operano con discrezione, la cui attività non può essere appannata dai comportamenti devianti di alcuni, che vanno perseguiti e sanzionati”. “L’incremento di fiducia e l’efficienza – ha detto – esigono tuttavia un’azione riformatrice attenta alla tutela di tutti gli interessi in gioco, chiara e ordinata”.
Le carenze di risorse e di personale
“Il problema delle risorse è cruciale. Non bisogna essere esperti di scienza delle organizzazioni per comprendere che senza risorse umane, strumentali e finanziarie adeguate non si possono ottenere buoni risultati. Per molti anni si è praticata una linea di intervento sulla giustizia affidato a riforme a costo zero. Per decenni le assunzioni di personale sono rimaste bloccate, non vi è stato turn over e l’età media del personale è progressivamente cresciuta”. Curzio ha rilevato che “vi è stata una inversione di tendenza che si è consolidata con il Pnrr“, ma, ha aggiunto, “ciò malgrado, allo stato la scopertura di organico delle cancellerie è del 25,11% ed è in crescita rispetto all’anno precedente, dato l’alto tasso di pensionamenti”.
L’assunzione di più di 8mila addetti all’Ufficio per il processo “è un fatto sicuramente inedito e positivo di cui bisognerà cogliere e sviluppare tutte le potenzialità”, ha proseguito, rilevando che “si tratta tuttavia di assunzioni a tempo determinato, il che sta dando luogo a molte dimissioni man mano che questi nostri giovani collaboratori trovano lavori con migliori prospettive di durata”. “Ancora piu’ gravi”, ha aggiunto il primo presidente, “sono i problemi di carenza dei magistrati. A fronte di un organico di 10.558 unità risulta scoperto il 13.7% dei posti, percentuale anch’essa in crescita rispetto allo scorso anno. In sostanza oggi mancano 1.458 magistrati. Anche qui si riscontra un elemento positivo costituito dall’eliminazione, in sede di riforma dell’ordinamento giudiziario, di una serie di passaggi obbligatori tra la laurea ed il concorso, che allungavano i tempi di accesso alle prove, determinando un innalzamento dell’età implicante di fatto una selezione per censo, senza migliorare il percorso formativo, anzi forse dando luogo a forme di dispersione della continuità e concentrazione nello studio”.
“Negli ultimi due anni l’arretrato è stato ridotto in modo corposo”. Lo ha messo in evidenza il primo presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. “Nel civile – ha ricordato – all’inizio del 2021 erano pendenti 120.473 processi. Abbiamo chiuso il 2022 portandoli a 104.87212. Quindi, 15.601 in meno. Questo miglioramento è derivato soprattutto dal numero delle decisioni: nel 2021 piu’ di 40.000, quest’anno piu’ di 36.000. Sono livelli mai raggiunti nei cento anni di vita della Cassazione civile”. Nel penale – ha proseguito – “all’inizio del 2021 i procedimenti pendenti erano 24.478. Abbiamo chiuso il 2022 portando questo numero a 18.323. La differenza in meno è di 6.155 processi. Anche nel penale il numero delle decisioni è cresciuto: nel 2021 sono state 47.040, nel 2022 si è superato il livello di 50.000 (precisamente 50.775)14. Risultati molto positivi sono stati conseguiti anche con riferimento alla durata dei processi. L’Unione europea chiede al sistema giustizia italiano di ridurre i tempi di decisione entro il 2026 del 40% nel civile e del 25% nel penale assumendo come base di partenza i dati del 2019”, ha concluso Curzio.
Nordio: “La giustizia è un cantiere sempre aperto”
Un “grande cantiere sempre aperto”, quello della giustizia, “architrave di ogni Stato democratico, chiamata in questa fase storica a rinnovate sfide”. A parlarne è stato il Guardasigilli Carlo Nordio, in apertura dell’anno giudiziario in Cassazione. “Ora più che mai tutti i nostri sforzi sono volti ad assicurare al Paese un sistema capace di soddisfare le esigenze dei cittadini e delle imprese per consolidare la fiducia e l’efficienza delle seconde”, ha aggiunto.
“Nel solco dell’azione riformatrice avviata dalla spinta del Pnrr – ha aggiunto Nordio – abbiamo la possibilità di conferire al servizio giustizia un volto nuovo, in sintonia con le trasformazioni rapide, e talvolta repentine, dei nostri tempi. Questa è la nostra assoluta priorità”.
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