Le associazioni dei benzinai confermano lo sciopero del 25 e 26 gennaio valutando insoddisfacenti le proposte di modifica del decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti illustrate oggi dal ministro dell Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, nel terzo incontro tra governo e associazioni.
La serrata, ridotta da 60 a 48 ore, partirà alle 19 del 24 gennaio e terminerà alla stessa ora del 26, la chiusura riguarderà anche i distributori self service. Rimaranno aperte solo alcune stazioni di servizio, scelte su base provinciale, in modo da poter garantire i sevizi minimi.
Il dialogo resta aperto, con il tavolo di confronto sulla riorganizzazione del settore che è divenuto permanente, ma le sigle Faib, Fegica e Figisc/Anisa parlano di assenza di “passi in avanti” nella mediazione e di “governo con le mani legate” sul dossier carburanti.
“Dal governo non sono arrivati elementi migliorativi, semmai sono peggiorate le condizioni, la nostra resta una categoria da mettere sotto osservazione con un cartello, come nel Medioevo”, lamentano le sigle associative dei benzinai.
Il rialzo dei prezzi della benzina, partito a Capodanno con la fine dello sconto sulle accise introdotto a marzo dello scorso anno dal governo di Mario Draghi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, resta una nodo da sciogliere. Con il costo alla pompa che continua ad aggirarsi attorno ai 2 euro in città e fino ai 2,5 in autostrada.
Il governo tramite Urso oggi ha aperto a delle modifiche al decreto: prezzo medio regionale da esporre su un cartello da aggiornare con cadenza settimanale e non più mensile e multe per le violazioni ridotte dal massimo di 6mila euro fissato nel testo ad 800 euro. Prevista anche la creazione di una App del Mimit dove poter consultare il prezzo medio e quello praticato dai distributori all’interno di un perimetro selezionato.
Ma gli esercenti non cedono e proseguono sulla linea dello sciopero, chiedono in particolare che il prezzo medio venga comunicato via web – per togliere l’effetto mediatico del dito puntato contro la categoria – e non tramite un cartello da esporre nei distributori. Più in generale i benzinai domandano un riordino complessivo del settore, che conta circa 22mila stazioni di servizio.
Il governo, per tentare di arrivare al ritiro dello sciopero, ha comunicato che verrà anche posposta l’emanazione del decreto ministeriale con le modalità di comunicazione ed esposizione dei prezzi entro 10 giorni dalla conversione del testo di legge sulla trasparenza, pubblicato in Gazzetta il 14 gennaio.
Ma non c’è accordo tra le parti. “Lo sciopero è confermato perché oggi non abbiamo visto le aperture che ci erano state prospettate. Ce l’abbiamo messa tutta per non dare disagi ai cittadini, ma il governo ha deciso diversamente e il ministero fa marcia indietro sulle promesse avanzate alle associazioni nei tavoli precedenti. Vogliamo incontrare la Meloni”, argomenta Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti.
Mentre il presidente di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi, si dice “deluso” dopo l’incontro. “Ci aspettavamo altro per poter revocare lo sciopero – specifica – ma le condizioni non sono cambiate. C’è stato uno sforzo per ridurre le sanzioni ma è rimasto l’obbligo del cartello e il messaggio che passarà è che noi siamo una categoria da tenere sotto controllo”.
Figisc fa sapere che: “Fino all’ultimo siamo pronti a trovare una intesa, c’è ancora spazio di manovra, ma non possiamo revocare lo sciopero. I cartelli creeranno problemi e non garantiscono trasparenza”.
AGI
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