“È una manovra inadeguata, pensata più per rispondere alle promesse elettorali che alle reali esigenze del Paese. Per questo esprimerò un voto contrario.”
Così in aula la senatrice di “Sud Chiama Nord” e vicepresidente del Gruppo per le Autonomie, Dafne Musolino.
“Le misure non solo non risolvono i problemi, ma rischiano di aggravarli. Viene smantellato il Reddito di Cittadinanza senza dire da cosa sarà sostituito e questo mentre le persone in povertà assoluta hanno superato i 5 milioni. Gli interventi contro il caro-bollette si fermano a marzo, senza alcuna indicazione sul reperimento delle risorse per il dopo.
Anche il pacchetto di norme per la Sicilia ha il sapore di un accordo capestro: a fronte di un’erogazione una tantum di 200 milioni si impone alla Sicilia di rinunciare a crediti di 9 miliardi, di ridurre la spesa corrente, di bloccare le future assunzioni, cosa che nel giro di 4 anni porterà alla paralisi della macchina amministrativa.
A peggiorare ulteriormente il quadro, la mancanza di interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno e un progetto di autonomia differenziata in cui il Parlamento e le regioni meridionali vengono escluse dal processo decisionale e in particolare da quello per la definizione LEP. Serviva una manovra che ponesse le basi per lo sviluppo economico e occupazionale, che è l’unica strada per fronteggiare la crisi e le incognite economiche legate al quadro internazionale. Se ne è scelta una sbagliata, che rischia soltanto di aggravare la situazione. Per questo voterò contro.”