L’articolo 53 della nostra Costituzione prevede che. “ Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Questo articolo garantisce – o meglio garantiva – un sistema tributario uguale per tutti, in rapporto al reddito prodotto. Più reddito produci più sei chiamato a contribuire alla spesa pubblica, in base ad un principio di diffusa e condivisa solidarietà. Il sistema tributario, cita la Costituzione, si basa su criteri di progressività, certamente uguale per tutti, non facendo differenza alcuna tra ceti sociali o tipo di lavoro o reddito prodotto, sia da lavoro dipendente o da lavoro autonomo. Eppure i vari provvedimenti che via via negli anni si sono succeduti e per ultimo la norma appena approvata dal nuovo Governo che stabilisce per lavoratori con partita iva e autonomi con redditi fino a 85.000 euro, una tassa al 15%, mette una pietra tombale sull’art.53, posto che le attuali quattro aliquote irpef prevedono una tassazione al 23% per redditi fino a 15.000 euro; al 28% per redditi superiore ai 15.000 euro; al 35% con redditi superiori ai 28.000 euro; al 43% con redditi superiori ai 50.000 euro. La differenza di tassazione tra lavoratori diventa abissale a discapito dei dipendenti, per non parlare dei pensionati. Tralasciando l’ulteriore benefico dei coefficienti di redditività a favore dei lavoratori aututonomi, professionisti e commercianti.
“Tutti i cittadini (senza distinzione di categoria di lavoro) hanno pari dignità sociale”, statuisca l’art.3 della Carta Costituzionale. E, continua lo stesso articolo, al comma due, “E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la UGUAGLIANZA dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …”
Questa cosiddetta “tassa piatta” che diversifica i criteri di tassazione tra i cittadini a parità di reddito è un palese stravolgimento della nostra Costituzione, oltre che un modo abbastanza palese di creare un solco profondo tra cittadini lavoratori dipendenti e non.
Un’aliquota uguale per tutti con redditi uguali è il modo più aderente alla Costituzione e una corretta giustizia tributaria di cui i lavoratori urgentemente reclamano e necessitano.
Siamo certi che le alte Autorità in indirizzo, a cominciare dal nostro Presidente della Repubblica, sapranno valutare i necessari provvedimenti da porre in essere per eliminare questa discriminazione tra lavoratori.
In attesa di giustizia,
Giuseppe Previti
Vice Segretario Comunale di Messina
Già Presidente del Consiglio Comunale di Messina