Alla data odierna, relativamente al periodo 1 gennaio – 20 novembre 2022 sono stati registrati 273 omicidi, con 104 vittime donne, di cui 88 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 52 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.
I dati dal 2019 al 2021 mostrano impietoso il fenomeno della violenza di genere in Italia:
- Omicidi volontari consumati e vittime donne: nel 2019 su un totale di 316 omicidi ben 111 sono stati consumati in danno di donne. Nel 2020, in piena pandemia, la percentuale di incidenza aumenta con 285 omicidi totali nell’arco dell’anno di cui 118 sono donne., Nel 2021 su 302 reati omicidiari sono 118 le donne uccise.
- Omicidi volontari consumati in ambito familiare e vittime donne: dei totali su riportati si legge come su 152 omicidi compiuti in ambito familiare/affettivo ben 93 sono stati commessi su donne, ex compagne, mogli, congiunte in genere, nel solo 2019. Nel periodo pandemico e di lockdown la percentuale aumenta in linea con il macrodato: su 147 omicidi in ambito familiare di questi 101 in danno di donne. Nel 2021 su 147 omicidi le donne sono 102. Un’incidenza media compresa tra il 70 e l’80% del totale.
- Ancora più drammatico ed esaustivo il dato se si analizza tenendo conto di chi ha commesso il reato. Gli omicidi volontari commessi dal partner o dall’ex vede 67 donne uccise nel 2019 su un totale di 80 reati. Nel 2020 sono ben 68 su un totale di 73, 69 su 77 nel 2021.
Da quanto emerge appare necessaria una riflessione sull’efficacia del cosiddetto codice rosso varato nel 2019. L’interrogativo è se basti l’inasprimento delle pene e l’accelerazione dei tempi delle indagini finalizzate a far scattare gli interventi delle forze dell’ordine. Sempre più i casi segnalati di donne che denunciano, in aumento rispetto agli anni passati, ma che non vengono sufficientemente difese dall’attività di stalking e di maltrattamenti che sfociano in troppi casi in femminicidi.
Non basta inasprire le pene, servono strumenti di prevenzione più efficaci ed immediati del semplice allontanamento. Serve che la politica accenda meno luci sui palazzi e si impegni a trovare strumenti legislativi che consentano alle forze dell’ordine di poter intervenire nel rispetto del pregiudizio di innocenza senza che diventi un a perdita di tempo prezioso che consente libertà di agire a chi è in procinto di commettere un femminicidio. La cronaca su questo è purtroppo fin troppo evidente. Serve anche maggiore formazione per gli operatori delle forze dell’ordine che siano in grado di comprendere situazioni spesso complesse che a volte comprendono anche la volontà da parte delle vittime di non sporgere denuncia nonostante la richiesta d’aiuto. Il procedimento di accertamento dovrebbe, insomma, scattare d’ufficio. Risorse e personale sono ciò che nel concreto manca. Come al solito nel nostro Paese.
Condividi: