“Quando salirete con i vostri voti...”, così aveva detto, quasi ringhiando, Cateno De Luca dal palco di Fiumedinisi il giorno della sconfitta da Sindaco di Sicilia, all’indirizzo di Federico Basile, lui si, sindaco di Messina, e di due membri della Giunta comunale presenti. “Non fate l’errore di adagiarvi” aveva detto prima Cateno De Luca, con toni inizialmente più pacati e paterni, “perché io ho passato il testimone nelle vostre mani”. Un po’ come un re passa lo scettro al figlio dopo aver abdicato. Un po’ come dire “io ve l’ho dato e io ve lo tolgo”.
Parole ben più dirette sono volate, sempre dal palco di Fiumedinisi, poco dopo con un inequivocabile “quando le elezioni le vincerete voi da soli non mi permetterò più di dire una cosa del genere…”. Eccolo, allora, e c’è tutto, Insomma, quel cordone ombelicale tra Basile e De Luca. Il cordone c’è e De Luca lo ha pubblicamente rivendicato. Scatenos ha lanciato una “intimorata”, parola che deriva dal portoghese con una sua traduzione e uso in siciliano nel quale ha un significato completamente diverso. Lui rimprovera al “suo” sindaco di Messina e con lui la giunta, la “nostra”, quella dei messinesi, di essersi adagiata. Ma adagiata rispetto a cosa?
Basile, in effetti, ha compiuto da poco 100 giorni di amministrazione e le critiche erano volate da più parti per la sua partecipazione a “troppe processioni” ma con pochi atti concreti. Basile aveva già risposto con una serie di schede pubblicate come figurine sulla sua pagina Facebook, sempre più simile ma non uguale a quella che era di Cateno De Luca Sindaco di Messina. Figurine e elenco di azioni che non sono sufficienti per il suo mentore De Luca? E’ questo il motivo del rimprovero?
Insomma De Luca rimprovera e già all’indomani i movimenti in giunta si avvertono. Voci parlano di assessori che se ne andranno ma che per il momento sarebbero solo avvisati. Si parla di Caruso, ancora per oggi assessore alla cultura, di Alessandra Calafiore, anche lei ancora per oggi assessore alle politiche sociali, e della preparatissima Carlotta Previti. Già, la Previti, donna dei numeri e dei fondi reperiti e che hanno permesso all’amministrazione De Luca di fare, praticamente, tutto ciò di cui può dire di aver fatto durante la sindacatura del mancato sindaco di Sicilia. Andrà via anche la Previti, a Natale, data prevista per un possibile rimpasto? Quella Previti che sarebbe dovuta esser la candidata a sindaco di Messina nelle ultime amministrative, tanto da sfilare in processione a fianco dell’allora sindaco De Luca prossimo a dimettersi? La stessa Previti che poi fu accantonata, con la scelta di Federico Basile, e che per ordine di scuderia ritornò in silenzio nei ranghi? Anche lei potrebbe andare via?
A Natale il rimpastino, sembra ormai certo, ma non per volere dell’effettivo titolare dello scranno di Messina, Federico Basile, ma per mano del suo “padrone” politico. Per mano del “signore” che sembra aver concesso a Federico il “feudo di Messina”, solo perché lo ha designato candidato e che “grazie alla mia storia”, ha sottolineato De Luca, lo avrebbe fatto eleggere. Come dire, “senza di me… altro che…”. Che suona anche “come ti ho creato ti….”. Qualcosa che tutto, insomma, sa di medioevale e non normale…
Diciamoci la verità: la bacchettata dell’ex sindaco di Messina, De Luca, ha solo mostrato quello che tutti già sapevano di Federico Basile, e cioè che “ologramma” non è un soprannome alla fine peregrino. Almeno finché Basile eseguirà gli ordini perentori di scuderia proferiti dal signore di Fiumedinisi.
Uno scatto d’orgoglio politico di Basile? Potrebbe avvenire. Potrebbe Federico non assecondare le indicazioni di De Luca, che oggi qualche giornale lo vorrebbe tutto preso ad ascoltare i desiderata dei tanti peones rimasti a bocca asciutta per la mancata vittoria alle regionali e che potrebbero essere “sistemati” nella nuova giunta comunale. Come Serena Giannetto, come Alessandro De Leo, Nicoletta D’Angelo, ma anche Carmelo Picciotto, presidente di Confcommercio e titolare del Fellini di piazza Duomo, location di tanti brindisi dell’ex sindaco di Messina, o, anche, di Clara Crocè, sindacalista della Fiadel e anche candidata alle ultime regionali. Come se fosse, Messina, non solo il laboratorio di Cateno De Luca, detto “Messina” , ma anche “cosa” politicamente solo sua.
Ma il rimpasto perché avverrebbe? La risposta a questa domanda, se fosse quanto sembra, è quanto di più poco politico, inopportuno, per non dire molto di peggio, ci possa essere: un assessore si cambia per incapacità, per difficoltà a raggiungere gli obiettivi, per immobilismo. A Messina gli assessori si sostituiranno perché non si sarebbero impegnati a sufficienza per la campagna elettorale del Sindaco, mancato, di Sicilia ? Se così fosse, alla luce di tutto questo, quale pensiero può e dovrebbe risvegliare Messina? Solo uno, anche perché null’altro può esserci: “Basile Libero!”.