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Comunità a Messina – Costantino e i minori “fuori” che delinquono. Colpevole assenza di controlli ed una questione SUD ben più articolata.

- 13/09/2022
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È passata pressoché inosservata la notizia dell’arresto di due minorenni, ospiti di una comunità alloggio di Messina, che sarebbero stati sorpresi alle 3 di notte, dalle Forze dell’Ordine, mentre commettevano reato“. Lo scrive sui social Angelo Fabio Costantino, già Garante per l’Infanzia del Comune di Messina. Il dottor Costantino si è dimesso dall’incarico mesi fa ed in molti, compresi noi, ci siamo chiesti il perché. La domanda nasce dal fatto che Angelo Costantino se ha firmato materialmente le sue dimissioni, con il cuore, in realtà, non ha mai lasciato il suo incarico. Ed in effetti lo aveva anche scritto nella sua lettera che non avrebbe mai abbandonato il suo ruolo, almeno moralmente. Ma questa è un’altra questione sulla quale spero che se ne scriverà al più presto.

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I fatti sui quali Costantino scrive, invece, sono quelli relativi ad un comunicato stampa della Polizia di Stato. Uno come tanti che arrivano in redazione e che, un po’ per velocità di gestione di una testata, un po’ per abitudine sbagliata, si pubblicano velocemente, affidandosi a quanto scrive l’ufficio stampa della forza dell’ordine in questione e che si commette l’errore di non leggere approfonditamente. La notizia diramata con una comunicato dalla Polizia di Stato è la seguente: “arrestati alle prime luci dell’alba due minori in questa via Sant’Agostino. I poliziotti delle Volanti, impegnati nel controllo del territorio, li hanno sorpresi ad armeggiare su uno scooter in sosta e, una volta scoperti, a darsi velocemente alla fuga. Hanno provato a scappare ma sono stati raggiunti poco dopo in via Don Blasco e arrestati nella flagranza del reato di furto aggravato in concorso. Il mezzo su cui sono stati bloccati presentava il bloccasterzo forzato, i cavi d’accensione manomessi e parte dello scudo anteriore mancante. Dagli accertamenti effettuati è emerso che i minori, un diciassettenne e un quindicenne, erano affidati ad una comunità cittadina da cui si erano allontanati poco prima intorno alle 03.00“.

La notizia riporta un’altra notizia all’interno, ancor più devastante ed importante. Devastante perché traccia crudamente la fotografia impietosa del sistema comunità a Messina. Sul sistema di controllo di tali comunità, in primo luogo, e sulle comunità stesse in secondo luogo, che siano di residenza obbligata o che siano di recupero, poco importa. Costantino, infatti, sottolinea, “Salve tutte le cautele del caso, soprattutto quando si parla di minori, come è possibile che ci si allontani da una comunità alloggio in piena notte senza che la vigilanza si accorga di nulla?”.

Già, com’è possibile? E chi dovrà indagare su questo?

Ma partiamo dal chiarimento per chi, cittadino comune, non sa di cosa si parla. Ci pensa a fare chiarezza Costantino, “I minorenni in comunità vengono collocati dall’ A. G. Minorile o perché in custodia cautelare (perché hanno commesso reato) o in virtù di un percorso di messa alla prova Ordinato dal Tribunale per i minorenni sentiti i servizi o per decreto amministrativo e/o civile emesso a loro tutela nei casi di abbandono e/o disfunzionalita’ dei nuclei familiari“.

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Insomma nelle comunità di Messina e provincia, anzi in tutte le comunità, risiedono coloro che hanno bisogno non solo di controllo ma di ascolto e cura. Perché l’obiettivo sociale è quello del recupero e del reintegro. Non certo solo quello della guardiania.

E poi c’è un altro fatto, importantissimo: “Le Comunità per minorenni ricadenti nel territorio di Messina sono pagate dal Comune per tutti i collocamenti con Decreto civile e dal Centro per la Giustizia minorile reg. Sicilia per i provvedimenti penali.

Ogni comunità ha un’ equipe, secondo gli standard previsti per legge, e per ogni minore e’ tenuta ad elaborare un progetto individualizzato in accordo con il servizio sociale affidatario ( del comune per i provvedimenti civili) e del servizio sociale presso il Tribunale per i minorenni ( USSM) per i procedimenti penali.

I minorenni arrestati dalle Forze dell’Ordine anche per reati molto gravi vengono spessissimo affidati alle comunità per i loro recupero e reinserimento sociale come previsto dalla normativa italiana che ci invidia tutto il mondo; le strutture devono essere all’altezza del compito anche aiutate dalle Istituzioni“.

Ecco che, quindi, deve ritornare il punto di cui scrivevamo prima: CHI controlla i controllori? Chi verifica che la funzione loro demandata, fondamentale per il recupero di questi minori, venga svolta per come è prevista? CHI accerta e certifica i risultati e, cosa più trascurabile di fronte alle necessità dei nostri minori, perché sono tutti nostri, chi controlla come viene speso il denaro pubblico affidato alle comunità?

“Ritengo, scrive Costantino che dimostra, come detto, di non essersi mai dimesso realmente, per fortuna, da Garante dei minori e del Comune di Messina, sia necessaria una attività di controllo straordinaria sulle strutture per i minorenni da parte del Comune; esiste già una pregressa attività ispettiva avviata dal Servizio sociale Comunale di cui si sono perse le tracce. Sarebbe interessante recuperare quel materiale e sottoporlo all’attenzione dell’A.G. .

Esistono delle realtà che lavorano molto bene ma non tutte le strutture sono uguali. Spetta al Comune, in accordo con l’ Autorità Giudiziaria Minorile, avviare una commissione indipendente di verifica straordinaria, magari coinvolgendo la Prefettura, di ogni singola struttura e prevedere un accreditamento comunale delle comunità secondo criteri molto rigidi per il personale e per gli ambienti.

Le Comunità che lavorano bene vanno valorizzate e sostenute.

Le Comunità per minorenni sono un luogo di tutela e di cura per i minori fragili e per questo necessitano di una costante attività di monitoraggio ma anche di supporto da parte del Comune“.

A CHI SPETTA IL CONTROLLO

E ritorniamo sui CONTROLLI e sul A CHI SPETTANO: “L’attività di controllo della Procura minorile , scrive Costantino, svolta regolarmente, che ringrazio per il lavoro silenzioso a tutela dei minori, dai magistrati minorili e dal Servizio di P.G., è stata recentemente intensificata per via delle numerose fragilità evidenziate e tutte notiziate alle Istituzioni competenti.
Spetta al Comune, come organo di controllo amministrativo pagante, e non certo agli Uffici Giudiziari, fare proprie le segnalazioni ed intervenire con le strutture che evidenziano disfunzionalità”.

IL “DESERTO” DELLE COMUNITA’ AL SUD

Aggiungiamo al pensiero del dottor Costantino: le comunità, quelle che funzionano, vanno anche potenziate. Le realtà sociali che gravano sul tessuto comune relative ai drammi del degrado familiare e della tossicodipendenza hanno necessità soprattutto al Sud di essere assistite e supportate dalla creazione di nuove comunità. Molti di questi minori e non solo, vittime del disagio derivante da una vera e propria emergenza tossicodipendenza in città, innescata dal dilagare di droghe a poco prezzo come il crack che sta sostituendo in modo devastante la marijuana, sono costretti a lasciare il Sud per essere obbligatoriamente e con non poche difficoltà presso comunità che esistono solo da Roma in su. Un esempio per tutti le comunità cosiddette a “doppia diagnosi”, quelle cioè che assistono minori e maggiorenni che dalla droga e dal disagio hanno subito anche danni psicologici medio gravi e che per essere aiutati, assistiti, necessitano di comunità che possano dare anche supporto terapeutico. Da Roma in giù relativamente a queste comunità c’è il più colpevole deserto assoluto. La domanda è perché?