“Il Meridione non può reggere l’onda d’urto dei rincari energetici, qui rischia di saltare l’intero sistema sociale. Gli imprenditori del Sud rilanciano l’eco dell’urlo di dolore partito ieri dalle imprese del Nord”. Lo afferma Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia, che parla a nome di tutte le 8 Confindustrie regionali del Mezzogiorno d’Italia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia. Un vero e proprio allarme sociale che rischia di coinvolgere tutti. Anzi, che sta già coinvolgendo famiglie e imprese.
“Le imprese del Mezzogiorno finora hanno resistito, eroiche, erodendo i propri margini. Ma i rincari incontrollabili dei costi dell’energia, del gas, del carburante, l’ennesima tempesta insomma sarà il colpo di grazia – aggiunge – Andiamo incontro a tempi drammatici e le imprese non possono restare sole. Urge un intervento netto, convinto e drastico del governo, altrimenti salterà un intero sistema sociale nazionale, che già comincia a sgretolarsi. Ogni giorno che passa sempre più imprenditori sono costretti a interrompere la produzione perché schiacciati dagli extracosti energetici. E per ogni impresa che si ferma, una filiera si indebolisce. È raddoppiato il ricorso alla Cassa Integrazione. E se finora i rincari hanno colpito le imprese, adesso la spinta inflattiva piegherà violentemente i prezzi al consumo”.
“Non c’è più spazio per studiare alternative, non c’è più tempo da aspettare. Subito i provvedimenti necessari: urge fermare la corsa dei prezzi di gas ed energia elettrica. Urge il price cap, il tetto al prezzo del gas”, sostiene Albanese che, in linea con le proposte del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sollecita “il tema della necessità di mettere in sicurezza il nostro Paese e mantenere l’industria competitiva”.
GOVERNO LONTANO DALL’ECONOMIA REALE?
Ma dal Governo, dal Ministro Cingolani, arrivano decisioni che tendono al risparmio energetico a carico delle famiglie e delle imprese. Di aiuti e blocco delle tariffe si parla solo per le imprese energivore, cioè le grandi imprese.
I termosifoni non potranno più andare a pieno regime, si potrebbe tenerli spenti anche per due ore in più rispetto al passato e contenere la temperatura di due gradi nelle aree del Paese in cui il clima è più clemente. Ma anche su luce e gas bisognerà avere comportamenti virtuosi, per evitare bollette esorbitanti.
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sta lavorando con i tecnici al piano di risparmio energetico a cui sarà consigliabile attenersi a partire da ottobre, mese già più freddo in alcune zone d’Italia. In genere il 15 ottobre viene acceso il riscaldamento in circa 4.300 comuni italiani (zona climatica E) che comprendono grandi città come Milano, Torino, Bologna, Venezia.
Un piano di risparmio, quello del Mite, predisposto dopo i tagli conseguenti alla guerra in Ucraina ma soprattutto per renderci indipendenti dal gas russo e modulato sulla disponibilità che avrà il nostro Paese: gli stoccaggi si avvicinano all’83% ha detto Cingolani oggi ai colleghi in consiglio dei ministri aggiungendo che il piano interessa il settore civile, abitativo, residenziale, sia pubblico che privato.
“Mediante misure di minima riduzione delle temperature del riscaldamento, l’utilizzo di combustibili alternativi per limitati periodi e l’utilizzo ottimizzato dell’energia sarà possibile conseguire risparmi variabili dell’ordine tra 3 e 6 miliardi di metri cubi di gas in un anno“, ha fatto sapere.
Per quanto riguarda le imprese, con due misure ministeriali che saranno finalizzate entro la prima metà di settembre, “che riguardano l’energy release (circa 18 twh) e il gas release (circa 2 miliardi di metri cubi)”, ci saranno prezzi controllati per supportare le aziende energivore e gasivore: in pratica sarà loro riservata una quota di energia a prezzi più bassi. Il piano che il Mite sta definendo è “basato sugli studi certificati condotti da Enea in materia di consumo e risparmio energetico” ha precisato il dicastero annunciando una campagna di sensibilizzazione.
“Sulla scia delle campagne sul risparmio dell’acqua e dell’energia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al fine di informare i cittadini e le imprese delle opportunità offerte dal risparmio del gas, verrà lanciata a breve una campagna informativa che spiegherà alcuni semplici accorgimenti per ridurre l’uso del gas attraverso un migliore utilizzo del riscaldamento e degli elettrodomestici”.
Fonti di governo escludono al momento il ritorno alla Dad (Didattica a distanza) nella scuola e allo smart working nella Pubblica amministrazione. Che sia riscaldamento o luce o pc, le misure di risparmio dei consumi negli edifici dello Stato o delle Regioni vengono decise in autonomia dalle singole amministrazioni e magari messe a confronto e coordinate a livello centrale. Su questo punto potrebbe arrivare una direttiva, qualcosa in più di una moral suasion. Del resto nessun obbligo sarebbe previsto anche per i cittadini.
Nell’ambito delle imprese si ragiona su risparmi per le cosiddette ‘interrompibili’, quelle cioè che possono modificare i cicli di produzione senza danni. Una delle proposte è quella di lanciare una manifestazione di interesse per le aziende che sono disponibili a interrompere il ciclo di produzione ad esempio per due o tre giorni. Molto probabilmente ‘aiutati’ a questa scelta con incentivi. E’ anche possibile organizzare un piano programmato dei consumi, per esempio cercando di capire chi può rinviare alcune produzioni o anticipare le manutenzioni rispetto alla seconda metà dell’inverno, quando gli stoccaggi si saranno ridotti.