Riceviamo e pubblichiamo la lettera al Direttore dell’avvocato Michele Minissale, legale della proprietà dei locali dell’ex Palazzo “San Leone”, in risposta al comunicato stampa dell’Unione Inquilini da noi pubblicato.
“Egregio Direttore, in relazione all’articolo sopra indicato e pubblicato il 14 u.s. sul Vs. Quotidiano, mi sembra doveroso precisare quanto segue.
Nessuna “crociata punitiva contro “persone povere” e stata mai condotta dai miei assistiti quali proprietari dello stabile illegalmente occupato dalle 23 persone condannate.
Tantomeno sono state mai dagli stessi sottovalutate le necessità di persone che potenzialmente possano versare in stato di bisogno.
Piuttosto i miei assistiti hanno legittimamente rivendicato la tutela loro offerta dalla legge per essere stati ingiustamente vittima di un reato a danno del loro patrimonio. Mi sembra opportuno puntualizzare che uno stato di diritto è tale allorquando le regole e le norme di legge vengono rispettate da tutti i cittadini. La nostra costituzione e la legge tutelano, infatti, il diritto di proprietà privata come diritto assoluto e inviolabile. Senza sottovalutare le esigenze e i bisogni di chi effettivamente versa in un reale stato di bisogno, si precisa che nel caso in questione, le c.d. 23 “povere persone”, sono state condannate in quanto ritenute, a seguito dell’istruttoria dibattimentale, colpevoli dei reati loro ascritti per essersi immesse clandestinamente e illegalmente all’interno di una proprietà privata, violando il diritto di proprietà dei miei assistiti, arrecandovi ulteriori danni, senza sottacere che nel corso del processo non è stato neppure dimostrato che gli stessi versassero in un effettivo e reale stato di bisogno, ritenuto solo presupposto.
Trovo incomprensibile la levata di scudi dell’associazione degli inquilini contro la famiglia Stagno d’Alcontres sol per il nome che porta e perché non si sarebbe fatta essa da sola carico e non, invece, le Istituzioni deputate, delle presunte esigenze abitative delle delle 23 persone ritenute responsabili dei reati per i quali sono state condannate.
Credo invece che l’Associazione inquilini avrebbe dovuto rivendicare in altra sede istituzionale le esigenze delle 23 persone in questione.
Piuttosto è innegabile, al contrario, che abbia sempre sponsorizzato l’occupazione dell’immobile privato della famiglia Stagno d’Alcontres, la quale per altro ha anche dovuto sopportare i danni subiti per effetto dell’occupazione illecita, oltre al costo delle tasse e tributi sull’immobile anche durante il periodo dell’illecita occupazione.
Giova ricordare che la stessa associazione inquilini ebbe a rivendicare a mezzo stampa che: le 23 persone “che occupano locali inutilizzati da tempo raccolgono idealmente il testimone delle masse contadine che a più riprese, e da ultimo nel secondo dopoguerra, condussero una grandiosa battaglia di giustizia, di civiltà e di progresso, occupando le terre incolte che appartenevano ai grandi latifondisti”.
Ora, indipendentemente dalla deriva totalitaria e pericolosa di tale affermazione, credo che ciascun proprietario d’immobile, in un paese democratico, sia libero di godere e gestire il proprio patrimonio come meglio crede e ritiene, nell’esercizio del proprio pieno e libero diritto di proprietà, senza doversi preoccupare del fatto che, lasciandolo temporaneamente chiuso o incustodito questo possa essere oggetto di illecita preda da parte di chi possa rivendicare un qualsiasi personale interesse all’occupazione.
Solo per inciso, mi preme precisare che mai nessun abbandono del palazzo da parte dei proprietari miei assistiti, tantomeno per 13 anni, come affermato dalla medesima associazione inquilini.
Infatti, detto immobile notoriamente adibito a Caserma dei Carabinieri era stato oggetto di interventi importanti di ristrutturazione da parte della famiglia proprietaria su richiesta del Ministero dell’Interno, che sei mesi dopo il completamento dei lavori richiesti comunico’ di risolvere anticipatamente il contratto di locazione, riconsegnandolo ai proprietari solo nell’aprile nel 2011.
Al momento dell’occupazione, avvenuta nel 2015, vigeva per altro una contestazione riguardante il pagamento dei danni effettuati dal precedente conduttore ed accertati dal tecnico incaricato dall’Ufficio dell’Agenzia del Territorio di Messina con verbale sottoscritto in contraddittorio, la cui risoluzione è stata pregiudicata, come provato e documentato nel corso del processo, proprio dall’azione delle 23 persone oggi condannate, con ulteriore danno per i proprietari.
Ciò che appare evidente nel comunicato di sostegno da ultimo fatto dall’associazione inquilini, è il paradosso secondo il quale, malgrado quest’ultima si appelli ai principi di democrazia, poi ne scardini i pilastri negando il diritto assoluto della proprietà privata e ancor di più il principio fondamentale di diritto secondo il quale ad una condotta di reato consegua sempre una condanna uguale per tutti.
Tanto si doveva per corretto dovere di cronaca e d’informazione.
Distinti saluti
Avv. Michele M. Minissale”
L’avvocato duce la sua omettendo alcuni fatti: 1 fu lui a voler continuare nella causa; lo sgombero fu effettuato sulla base di una relazione dei vigili del fuoco che psrlava di problemi strutturali. 2 È vero che la costituzione tutela la proprietà privata ma all’interno della sua socialità e in ogni caso la famiglia proprietaria da sette anni pagherebbe le tasse per un immobile che continua a degradarsi ed è strabiliante che l’avvocato richiami la costituzione per 4 meso di occupazione su 13 anni di inutilizzo. Per quanto tempo la città deve subire l’onta degradante di un immobike inutiluzzato da 13 anni. 3 l’avvicato cosi zekante a dare lezioncine di appsrente legalismo ci dica se non gli sembra assurda che la famiglia proprietaria continua a pagare tasse da 13 anni e a sette da uno sgombero. Lo.scandalo non sono.i quattro mesi di occupazione ma i 13 anni di inutilizzo. Se non lo capisce le faccio i disegnini