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Federico Basile è stato consacrato e festeggiato ieri sera sindaco di Messina nel giorno del suo compleanno.
Come con un copione rigido e cadenzato Cateno De Luca ha fatto “l’impresa” politica di sbaragliare come un caterpillar tutti gli avversari politici, al netto dei suoi stessi toni.
Festa in piazza Unione Europea a Messina. Musica e luci, ma anche politica con le strategie che si delineano e che lasciano intendere, per chi non lo avesse ancora capito, che è “solo l’inizio“.
In piazza ieri sera, c’era quel quarto di messinesi che hanno scelto Basile, e che è ampiamente bastato, tanto da far incassare, forse, anche il premio di maggioranza. A casa sono rimasti coloro che hanno “perso”, che riflettono, si spera, del come e del perché.
Colpa dell’astensionismo? Una Messina che non ha “capito”? Una campagna elettorale iniziata male e tardi? A fare chiarezza e a distruggere gli alibi e a spiegare come stanno davvero le cose su questa vittoria, ci pensa Nino Germanà, il secondo vincente dopo De Luca, di questa tornata elettorale. Il deputato di Prima l’Italia lo dice con una frase che suona come uno schiaffo sonoro e imponente ai grandi assenti: “Continuate a fare politica dalle segreterie…” dice e lascia la frase sospesa a metà. Una “sospensione” che dice tutto, che spiega a chi non ha capito che la politica è cambiata da tempo e che adesso non si parla più alla pancia delle persone ma al cuore, e che lo si fa stando per strada. Una frase che sembra descrivere quelle “segreterie” come degli immensi ed arroccati castelli come vecchi ed isolati potentati che proprio perché eretti su un monte di presupponenza, i loro feudatari sono rimasti soli e dentro rinchiusi. Ma dall’alto del monte non si vede e non si sente davvero cosa accade, e si continua a presupporre, appunto, che bastino le parole pronunciate “dall’alto” per intascare il solito elettorato che ha reso quei castelli fino adesso forti e sicuri. Non è più così.
Un quarto dei messinesi, solo un quarto di loro, ha scelto di votare quelli che c’erano prima. Ed è la prima volta per Messina. La svolta è avvenuta, adesso dovrà essere chi si è assunto la responsabilità di questa sterzata storica che dovrà meritarsela.
E, finita la luna di miele tra Basile ed elettorato, non saranno rose e fiori.
E gli altri? Quei tre quarti di messinesi? Democraticamente accetteranno la scelta di quel singolo 45% del 55% di loro che ha letteralmente alzato il culo dalla sedia, ha affrontato sudore e fila, rinunciando di andare al mare, decretando così il futuro di Messina. Piaccia o non piaccia, con Basile, De Luca, Lavardera, Giarrusso e compagni.
Di coloro che fanno parte dei tre quarti che non hanno votato Basile, quella parte, cioè, che ha ritenuto “non necessario” andare a votare, loro dovranno tacere come hanno taciuto il proprio voto.