Nella mattinata dell’8 giugno 2022, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Patti (ME) e della Stazione di Brolo (ME), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti (ME), su richiesta della locale Procura della Repubblica, diretta dal dott. Angelo Vittorio Cavallo, nei confronti di quattro persone, tre delle quali ritenute responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione aggravati; a carico di due dei predetti indagati e di un quarto soggetto sono stati documentati anche gravi indizi di colpevolezza in ordine a ipotesi di detenzione ai fini della cessione a terzi di sostanze stupefacenti distintamente commesse dai singoli indagati.
Il provvedimento restrittivo trae origine da un intervento eseguito, verso la fine di settembre 2020, dai Carabinieri della Stazione di Brolo, allorquando una persona dichiarava ai militari dell’Arma di essere giunta a Brolo la sera precedente per incontrare un uomo che avrebbe dovuto affittarle una casa dove, durante la sua permanenza nel predetto centro, avrebbe dovuto espletare la propria attività di meretricio, di cui l’uomo era perfettamente a conoscenza, tanto da condurla presso un’abitazione, appositamente individuata, per la quale era stato chiesto un canone di locazione pari a 70 euro al giorno. Per l’ubicazione dell’immobile, ritenuta inidonea allo scopo, e per la somma richiestale, considerata eccessiva, la donna decideva di ritornare a Roma. Alla luce delle rilevanti e circostanziate dichiarazioni raccolte, sin dalle primissime battute, veniva dato massimo impulso alle indagini, condotte dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Patti in perfetta sinergia con i militari della Stazione Carabinieri di Brolo, che consentivano di identificare l’uomo e di riscontrare come questi fosse nitidamente impegnato in attività volta a favorire l’esercizio della prostituzione della donna, che era stata invogliata a raggiungere Brolo mediante un’opera di persuasione incentrata sulla scarsa concorrenza che la stessa avrebbe avuto e sui servizi che egli le avrebbe offerto, quali il trasporto dalla stazione ferroviaria all’abitazione e la totale gestione dell’appartamento, tra l’altro ubicato in una zona ben servita. Il prosieguo delle investigazioni permetteva poi di individuare l’abitazione locata per l’esercizio della prostituzione e soprattutto di identificare un secondo soggetto, ossia la persona che aveva formalmente sottoscritto il contratto di locazione dell’immobile, per un canone pari a 300 euro mensili. I necessari successivi approfondimenti consentivano di evidenziare innanzitutto un rapporto solidale di vecchia data tra i due, nonché i loro comuni precedenti specifici in ordine all’ipotesi di reato perseguita, specificando che il primo dei due indagati identificati risulta anche condannato, con sentenza irrevocabile, per associazione per delinquere di tipo mafioso.
A seguire, si procedeva ad accertare che in epoca antecedente alla formale sottoscrizione del contratto di locazione dell’appartamento poi adibito per l’esercizio dell’attività di prostituzione, anche il primo uomo emerso nel corso dell’attività investigativa, avanzando un pretesto, aveva provato ad affittare l’immobil. Ha poi comunque provveduto personalmente al pagamento delle singole mensilità, benché il contratto fosse stato sottoscritto dal coindagato. Tale assunto è emerso nel corso delle investigazioni, anche attraverso le dichiarazioni rese dai proprietari dell’immobile che, ignari di quanto stesse accadendo, furono informati anonimamente da taluni vicini in ordine a movimenti sospetti, soprattutto in orari notturni, e in particolare di continui transiti e soste di veicoli, nonché di persone sconosciute, quasi esclusivamente uomini, che entravano e uscivano continuamente dall’appartamento in questione. Sulla scorta degli elementi raccolti, l’Autorità Giudiziaria, avallando il quadro indiziario fino a quel momento emerso, autorizzava l’esecuzione di attività tecnica, implementata nel corso del tempo, consistita nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche e telematiche, oltre a videosorveglianza del luogo di interesse. Il prosieguo delle investigazioni, sotto la costante direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti, consentiva di raccogliere considerevoli conferme in ordine alla iniziale ipotesi di reato, di identificare una terza persona stabilmente partecipe e pienamente consapevole del proprio apporto nelle condotte antigiuridiche di cui si tratta. Le predette attività tecniche e la complementare esecuzione di servizi di osservazione e controllo, costantemente eseguiti sul territorio sia dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di questa Compagnia sia da quelli della Stazione Carabinieri di Brolo, hanno permesso di documentare come gli indagati, soprattutto i due uomini, esercitassero tutte le attività finalizzate al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, dimostrando di avere esperienza nel settore e, quindi, con professionalità, con un’accurata pianificazione e suddivisione dei vari compiti pratici tra tutti i correi, la prontezza nel mettersi a disposizione delle varie donne oggetto dello sfruttamento, che richiedevano di poter occupare l’appartamento, ovvero l’incessante attività volta alla ricerca di potenziali “locatarie” dell’immobile, stante la documentata vastità di contatti nello specifico ambito. In particolare, gli indagati, in concorso tra loro, anche in tempi diversi, reclutavano persone al fine di sfruttarne le prestazioni sessuali, mettendo a loro disposizione un appartamento ubicato in Brolo, che veniva concesso per soggiorni di breve durata al prezzo medio di 60/70 euro al giorno, e agevolando la loro attività con consigli pratici sulle modalità di pubblicizzare in rete le loro prestazioni sessuali e fornendogli ogni ausilio per raggiungere l’abitazione e ogni altro servizio accessorio, ma indispensabile per l’attività di cui si tratta, tra cui finanche le piccole manutenzioni di volta in volta necessarie, il ritiro dell’immondizia, la consegna della spesa e la pulizia dei locali. Tali attività, apparentemente banali, si sono rivelate indispensabili per le donne che di volta in volta si sono succedute e che hanno così evitato, da un lato, di dover trattare direttamente con estranei al mondo della prostituzione che si sarebbero insospettiti e che mai – intuendone la professione – avrebbero concesso loro appartamenti, dall’altro di farsi vedere pubblicamente in giro, circostanza che avrebbe potuto facilmente determinare lamentele del vicinato e, soprattutto, attirare l’attenzione delle Forze dell’Ordine. Nello specifico, è stato possibile delineare compiutamente il ruolo di ogni indagato: il principale di essi, ossia l’uomo condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso, nel corso delle indagini, ha dimostrato abitualità delle proprie condotte nell’esercizio di tutte le attività finalizzate al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, ponendo in essere un’incessante attività volta al reclutamento di donne da far alloggiare nell’appartamento di Brolo, attraverso innumerevoli contatti in suo possesso, che denota sia la pervicacia criminale e la professionalità dell’uomo in tale settore specifico sia la disponibilità da parte sua di ulteriori immobili in altri centri della costa tirrenica messinese, quali Capo d’Orlando e Sant’Agata di Militello. Non sono mancati i suoi suggerimenti alle donne oggetto di sfruttamento circa la “motivazione di comodo” da fornire alle Forze dell’Ordine, in occasione di eventuali controlli, per giustificare la loro presenza in zona, e il modo con cui pubblicizzare la loro attività; il secondo indagato, come detto, legato da vecchia data al primo, anche per vicende personali, ha collaborato il principale indagato in ogni singola attività utile allo scopo, con le medesime modalità operative, già descritte, condividendo con lui ogni dettaglio legato alla conduzione dell’illecita attività, arrivando finanche a suddividere le spese relative a piccole manutenzioni; la terza persona, una donna, madre del principale indagato, pienamente consapevole del proprio ruolo e delle attività illecite condotte, si è resa protagonista principalmente nell’espletamento di opere accessorie ma indispensabili per il compimento delle attività investigate; ha svolto quello che può definirsi il ruolo di “tassista”, provvedendo all’accompagnamento delle donne dalla Stazione FF.SS. all’appartamento in questione e fornendo ogni servizio ritenuto utile e finalizzato a evitare che le loro attività e in particolare la loro presenza, nel tempo, potesse destare sospetti.
Nel corso delle indagini, nel periodo compreso tra settembre 2020 e febbraio 2021, sono state identificate complessivamente sei donne oggetto di sfruttamento, cinque colombiane e una ecuadoriana, che si sono alternate tra loro, adottando un costante turnover, abitando la casa, nel corso del tempo, più volte e in distinte circostanze. L’attività da loro esercitata è stata riscontrata attraverso le dichiarazioni di innumerevoli clienti, opportunamente sentiti quali persone informate, identificati grazie alle attività di indagine che hanno consentito di documentare un costante e considerevole afflusso di uomini presso l’appartamento in esame. In tutti i casi è stato altresì riscontrato che la presenza delle donne sfruttate sul territorio brolese è stata costantemente pubblicizzata mediante annunci pubblicati in rete su siti dedicati, al pari dell’appartamento adibito a casa d’appuntamenti, come puntualmente accertato.
Si soggiunge che nel corso delle investigazioni è stato documentato come il principale indagato avesse la disponibilità di cospicui quantitativi di cocaina, che lo stesso definiva “neve”, tanto da offrirla a numerosi suoi interlocutori, anche in occasione di programmati incontri sessuali, motivo per il quale è ritenuto responsabile anche del delitto di detenzione ai fini della successiva cessione a terzi, commessa in plurime località della Sicilia, nel periodo compreso tra il novembre 2020 e il febbraio 2021. Analogamente, l’ulteriore uomo indagato per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, è ritenuto responsabile, anche in tempi diversi, di alcune cessioni di sostanza stupefacente del tipo metadone. Ad essi si aggiunge un ulteriore indagato, ritenuto responsabile della cessione di sostanza stupefacente del tipo metadone.
In relazione alla gravità della condotta dei singoli soggetti, nei confronti dei due uomini indagati per i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione aggravati e di detenzione ai fini della cessione a terzi di sostanze stupefacenti, è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari, aggravata dal divieto di comunicare, tramite qualsiasi mezzo, con persone diverse da quelle che con loro coabitano; la donna, indagata per i reati inerenti la prostituzione, è stata sottoposta all’obbligo di dimora nel comune di residenza, con l’ulteriore obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione nelle ore notturne; infine, per l’ultimo indagato è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Espletate le formalità di rito, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, i soggetti arrestati sono stati rispettivamente condotti presso i domicili da loro indicati.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.