Blitz della Polizia nel mandamento che era “nel cuore” di Riina
PALERMO, 25 MAG – Operazione antimafia contro il clan del rione Noce a Palermo, la famiglia che era “nel cuore” di Totò Riina.
La polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza cautelare firmata dal gip nei confronti di 9 indagati accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
Di questi, otto sono finiti in carcere ed uno agli arresti domiciliari. Secondo gli investigatori sarebbero tutti esponenti della famiglia della Noce. Le indagini sono state coordinate dalla Dda.
Il provvedimento nasce da un’indagine avviata nel 2020 dalla squadra mobile di Palermo e dal servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine. Cinque dei nove coinvolti nelle indagini sono già stati condannati a vario titolo per appartenere a Cosa Nostra.
Nel corso dell’indagine sarebbe stato individuato l’attuale capo del mandamento Noce e Cruillas, Giancarlo Carmelo Seidita, tornato al vertice dopo un lungo periodo di detenzione in carcere. La sua ascesa ai vertici di cosa nostra sarebbe stata favorita, negli anni passati, dai fratelli Lo Piccolo, i boss palermitani alla presenza dei quali, peraltro, sarebbe stato “combinato”, messo a capo del mandamento. Grazie alle sue relazioni avrebbe in poco tempo riorganizzato il clan, che era stato smantellato in seguito a numerosi arresti, e imposto nuove regole nel mandamento documentate da riunioni registrate dalla polizia giudiziaria. Incontri riservati, dove si partecipava, senza cellulare durante lunghe passeggiate lungo le pubbliche vie, con i vertici delle altre famiglie mafiose. Seidita si sarebbe circondato di uomini di fiducia mettendo ai margini quelli ritenuti nel mirino delle forze dell’ordine.
CONTROLLO ECONOMICO TOTALE
Il controllo del territorio sarebbe stato esercitato in modo capillare.
E’ quanto emerge dall’indagine, condotta dalla squadra mobile di Palermo e Sco, nel mandamento palermitano della Noce che ha portato nella notte a 9 arresti.
Tutto veniva controllato. Anche il furto di un’auto o in un’abitazione avrebbe provocato l’irritazione di Cosa nostra che, tramite i suoi affiliati, così come emerso nel corso dell’indagine, si sarebbe attivata per individuarne gli autori ed evitare ulteriori episodi. Anche l’occupazione abusiva degli immobili sarebbe stata sottoposta all’autorizzazione mafiosa, scegliendo gli eventuali beneficiari. Nessuna attività produttiva sarebbe sfuggita alle attenzioni di Cosa nostra, dal negoziante all’ambulante. Tutti gli esercenti sarebbero stati soggetti al pizzo quando non addirittura costretti a chiedere l’autorizzazione prima ancora di avviare i lavori.
Ad esempio, risulta che sia stata chiesta l’autorizzazione per installare alcuni distributori a gettoni presso esercizi commerciali della zona o per acquistare un parcheggio con il preciso divieto di avviare l’attività di autolavaggio e ancora per ristrutturare immobili. Se i commercianti in crisi a causa della pandemia osavano ribellarsi al pizzo e osavano rispondere a tono all’estorsore scattavano le violenze. (ANSA).