Quando si affronta una campagna elettorale la prima regola che si rischia di violare è quella del “peso delle parole”. Tra stanchezza, ma siamo ancora all’inizio, e nervosismo si rischia di far emergere ciò che non si vorrebbe, o che può essere facilmente frainteso, anche perché se l’attacco non è calzante e ragionato, ma solo “di pancia”, per la maggior parte delle volte è un boomerang. Ed è quello che probabilmente è accaduto al dottor Salvatore Totaro, candidato sindaco per Messina, durante una trasmissione televisiva che lo vedeva in confronto con l’ex sindaca di Messina, Carlotta Previti.
Alla Previti c’è una cosa che su tutto va riconosciuta: la sua competenza amministrativa. Poi, privatamente, può esserle giustamente riconosciuta la sua avvenenza. Totaro, invece, ha fatto l’esatto contrario, trasformando un suo “rimprovero” al conduttore, reo di averlo fatto parlare meno, secondo lui, dell’ex sindaca Previti, in un commento che ha preso le mosse da un argomento “sessista”. E in un’Italia affogata da sessismo radicato e da difficoltà atavica da parte del genere femminile di assumere incarichi dirigenziali e politici, è la peggior “scelta” che si potesse fare.
La risposta di Carlotta Previti è stata, da gran donna qual è, impeccabile, moderata, ma diretta come un gancio al mento: “Sono qui per la mia competenza e per essere stata ex sindaca di Messina, non certo per la mia avvenenza“. Una frase che ha ristabilito il suo livello superiore nel dibattito. Per questo a Carlotta Previti va riconosciuta la sua competenza, ma non la solidarietà, perché non ne ha davvero bisogno.