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VIDEO – Messina – Rione Ferrovieri: famiglie da due anni in attesa di trasloco, dimenticati dall’amministrazione De Luca in una struttura inagibile ed a rischio

- 27/03/2022
IL REPORTAGE COMPLETO

Una trentina di famiglie sistemate in una struttura un tempo hotel in uso alle ferrovie dello Stato, ubicata nel rione ferrovieri ed a pochi metri di un’altra delle porzioni dell’incompleta via don Blasco.

UN “INFERNO” CHE SI SGRETOLA

Balconi che stanno sgretolandosi e parapetti che sono già crollati in terrazza. Niente citofoni, niente luce nelle scale condominiali, niente ascensore, ma con le porte che si aprono pericolosamente, finestre scomparse dalle case, con le serrande unico riparo dal freddo invernale. Ma c’è ancora di più riguardo le condizioni in cui vivono queste famiglie: l’acqua scorre tra i muri, tra le intercapedini, dietro il vano contatori, separati solo da un pannello di legno dal gruppo di tubature fatiscenti e fallate che trasportano l’acqua agli appartamenti. E poi i topi che salgono fin dentro le case ed i calcinacci che cadono sulla testa di chi è intento a stendere i panni o si attarda in balcone. E’ l’inferno nel quale sono state sistemate queste famiglie con disabili gravi, con bambini. Famiglie tolte dall’emergenza abitativa delle casette ma anche della strada. Gente che dormiva in macchina con bambini al seguito. Sistemati in appartamenti che, però, perdono pezzi e che rappresenta un rischio per la loro incolumità.

LA BEFFA DEL TRASLOCO MAI AVVENUTO – I BAGAGLI ED I MOBILI PERDUTI

Ma oltre il rischio del danno personale e fisico c’è anche una beffa che si protrae da un anno e mezzo. Il dipartimento servizi sociali, a seguito di innumerevoli sopralluoghi dei vigili del fuoco, della Polizia Municipale, e del crollo (“sembrava una bomba” raccontano i residenti) di gran parte del parapetto della terrazza inagibile del palazzo, stabilisce (finalmente) che queste famiglie devono lasciare la struttura, inagibile anche questa inagibile. “Fate i bagagli e preparate i mobili perché vi trasferiamo. Le case ci sono”, assicura il dipartimento, conferma l’assessore pro tempore Alessandra Calafiore.

Le famiglie, tutte regolarmente assegnatarie, allora si preparano: tutti fanno i bagagli, preparano buste di plastica, chi le valigie, tutti svuotano i mobili e li imballano. C’è anche chi, non potendo affrontare un trasloco, vende i mobili, o compra la cucina nuova affrontando spese e caricandosi di rate… Passano le settimane, poi i mesi, poi passa un anno e tutto tace. Nessuna comunicazione ufficiale, solo tante rassicurazioni ripetute ma vuote di azioni conseguenti. Oggi, dopo un anno e mezzo, queste famiglie hanno ancora i bagagli pronti, i mobili vuoti e sigillati. Chi ha comprato i mobili nuovi li ha perduti, rovinati nei sottoscala osceni di questa struttura fatiscente, per colpa dell’umidità o dei vandali: non c’è portoncino di ingresso e può entrare chiunque. Chi ha venduto i mobili ha speso i soldi per sopravvivere e non potrà più ricomprarli: un danno esistenziale incalcolabile. Da qui la rabbia e la disperazione.

LA PICCOLA SOFIA ABITA QUI

Tra le famiglie dimenticate dell’amministrazione De Luca, dimessasi autoincensandosi, c’è anche la mamma della piccola Sofia, malata e che fa avanti ed indietro da Roma per curarsi. Una bimba per la quale si è mossa a Messina la macchina della solidarietà, ed anche il Comune ed l’ex Sindaco De Luca. Anche lei dimenticata qui. Mentre parla con noi, la mamma di Sofia scosta una tenda: dietro non c’è finestra. “Ma dormite senza una finestra?” – “Abbassiamo la serranda. In questa stanza ci dormo io”, dice la madre di Sofia. “Il colmo è stato” racconta, “che mentre mi trovavo a Roma con Sofia per le cure, qui a casa si sono presentate le assistenti sociali della Calafiore ed hanno intimato a mia figlia più grande, rimasta sola a casa, di lasciare subito l’appartamento per lo sgombero ed il trasferimento. Oltre l’apprensione per Sofia ho dovuto convivere anche con la preoccupazione per mia figlia rimasta qui. Poi, a questa fretta è seguito il nulla…”.

SALVATORE SORBELLO, “HO INVIATO TUTTO AL COMMISSARIO..” – LA NUOVA VIA DON BLASCO A SOLI POCHI METRI

Ad attenderci nella visita che abbiamo fatto in queste case, a queste famiglie, c’è il consigliere comunale Salvatore Sorbello: “Ho chiesto l’intervento immediato del Commissario Santoro” spiega Sorbello mostrando l’interrogazione e la risposta dell’ufficio commissariale. “La mia richiesta è già sul tavolo del Commissario” spiega ai residenti riuniti in capannello davanti al portone che non c’è del palazzo.

Questo portone, la luce nelle scale, i citofoni ed i vetri nelle case sono come l’Australia per i terrapiattisti” dice ironicamente Sorbello. “Non esistono” sorride amaro il consigliere. “Bisogna intervenire subito prima che accada qualcosa di irreparabile” continua Sorbello, “i residenti vivono in condizioni disperate e nella costante attesa che qualcuno li avverta che possono andare via. Ma gli immobili non ci sono. E’ stato detto loro di prepararsi al trasloco, più di un anno e mezzo fa, ma solo a parole, non c’è mai stato un documento scritto, quindi nessuno si prende la responsabilità della situazione in cui vivono. E’ arrivato il momento di sistemarli altrove, perché ne hanno pieno diritto“.

IL PALAZZETTO IN COSTRUZIONE DELLA MESSINA SOCIAL CITY

Ma il paradosso è che queste famiglie dimenticate, vivono in un palazzo fatiscente e che si sta sgretolando, proprio al centro del cantiere della via don Blasco ed a pochi metri del costruendo palazzetto della Messina Social City” dice indicando una struttura di due piani che si erge proprio davanti al palazzo, lato mare, nel parcheggio dei mezzi della società comunale. “A pochi metri si lavora per la sede della società che dovrebbe aiutarli, mentre qui crollano i parapetti, ed i calcinacci cadono direttamente sul mattonellato nuovo della via don Blasco, appena costruita e mai aperta“.

Mentre osserviamo da fuori il palazzo fatiscente, arriviamo fino all’ingresso del cantiere della nuova sede della Messina Social City. Sul cancello c’è un cartello sul quale non c’è scritto quanto costerà l’opera…

“CI HANNO PRESO PER I FONDELLI”

La rabbia e la disperazione tra i residenti è tangibile. “Ci hanno preso per i fondelli” urla una donna. Suo marito è in attesa di trapianto di fegato, lei è cardiopatica, ma costretta tutti i giorni a salire tre piani di scale con le borse della spesa. “Se ne sono fregati di noi. Ci hanno solo presi in giro“.

Se non avremo risposte e non saranno rispettati i nostri diritti, se accadrà qualcosa di irreparabile, smetteremo di parlare e passeremo ai fatti“, sottolinea uno dei residenti.

Intanto i balconi ed i muri continuano a sgretolarsi ed il vento continua ad entrare nelle case senza finestre.