Alla Camera dei Deputati è stato avviato l’esame del progetto di legge costituzionale n. 3353 la cui relatrice è l’onorevole Roberta Alaimo. L’obiettivo è la modifica dell’articolo 119 della Costituzione che concerne il riconoscimento delle peculiarità delle isole e l’abbattimento degli svantaggi che derivano dalla condizione di insularità.
Lo svantaggio risiede nei trasporti, nei collegamenti, e costa ai siciliani oltre 6 miliardi di euro l’anno, qualcosa come quasi il 7% del prodotto interno lordo dell’Isola. Circa 1.300 euro a testa per ogni siciliano, compresi i neonati.
I conti l’ha fatti Prometeia con la collaborazione delle università siciliane. Uno studio che è stato approvato dalla commissione paritetica Stato-Regione. Lo studio si chiama “Stima dei Costi dell’insularità in Sicilia” e le risultanze sono state inviate alla ministra per il Sud Mara Carfagna ed al ministro dell’Economia Daniele Franco.
Due diversi approcci metodologici sono stati applicati per il calcolo dei maggiori costi dovuti all’ “essere isola” della Sicilia. Il primo approccio valuta gli elementi che creano sviluppo del territorio e sono legati ai fattori “dimensione”, “distanza” e “vulnerabilità”, misurati nell’arco di venti anni, e che arriva a stimare un costo di 6,54 miliardi.
Il secondo approccio determina una valutazione, solo di poco più contenuta, realizzata in termini fattuali, e misurando i soli maggiori costi dovuti ai trasporti che penalizzano gli operatori economici e i vari settori di attività: il costo è pari a 6,04 miliardi di euro, pari al 6,8% del PIL regionale.
La stima, pur essendo lo studio promosso dalla Regione Siciliana, è stata condivisa dalla commissione paritetica tra Stato e Regione, organo di vigilanza costituzionale.