Ancora nulla all’orizzonte per le candidature di centrodestra e centrosinistra per le amministrative di Messina. Nomi tanti, tentennamenti molti, rinunce ancor di più. Da Croce a Germanà, fino a Matilde Siracusano, da Sorrenti, del birrificio Messina, fino alla Zafarana, da De Domenico fino a Luigi Sturniolo. Passando per Peppino Buzzanca, Beppe Picciolo, Tommaso Calderone, Micciché e Genovese…
Non è una campagna elettorale “facile”. Quelle per la poltrona di primo cittadino di una città come Messina non lo sono mai state. Mai, però, come questa, che per qualcuno è già cominciata. I tavoli sono “aperti”, ma non sembra prevalere quella necessaria capacità di fare quadrato attorno ad un nome condiviso, e questo gioca a favore del duo ex sindaco/ex direttore generale. Qualunque cosa, loro due, dicano in questo momento è un oggettivo vantaggio, perché dalla voce di Federico Basile, alias Cateno De Luca, traspare quella coesione di un gruppo che, nel bene o nel male, appare unito.
Intanto il tempo corre e non sono più sufficienti a giustificare le attese di convergenze, apparentamenti, ricerche di campi larghi, risposte e benestare da Roma. Il tempo stringe ed è diventata una variabile che ha assunto la valenza di arma sopraffina per De Luca e Basile. Soli, come sono, a scorrazzare nel campo aperto dell’elettorato messinese, forti del vantaggio di essere “ex”, nonostante le bordate suscitate dal non fatto e da ciò che può essere criticabile. Pur sempre “ex”, pur sempre in prima fila.
Allora cosa sta accadendo nelle stanze in cui ben 11 schieramenti politici si incontrano nel centrodestra, cosa in quelle del centrosinistra, cosa nello spaccato Movimento 5 Stelle? Si assiste a disaccordi interni, come quello ieri in Forza Italia per la ricandidatura di Nello Musumeci, con tanto di telefonata “in diretta” di Silvio Berlusconi, che ha sparigliato le carte. Crepe interne, piccoli terremoti ed assalti, che non giovano soprattutto all’immagine di solidità e capacità di governo che l’elettorato si aspetta.
Lo stesso vale per quei nomi che appaiono per poi “bruciarsi”, vale per le rinunce di candidati in pectore che, per alcuni versi, potrebbero essere alternative ed interlocutori validi. Sembra quel gioco da luna park della caccia alla talpa. Non appena un candidato possibile viene nominato dagli schieramenti opposti a De Luca, ecco che l’ex sindaco di Messina è lì già pronto, arma della comunicazione (quella tipicamente sua) in mano, ad assestargli un colpo alla testa. Ed evidentemente centra i bersagli, visto che ogni nome possibile così come esce dal buco della talpa, come in quel baraccone da luna park, rientra subito al primo fuoco di fila del candidato a “sindaco di Sicilia”.
E allora dov’è il coraggio, quello politico, quello del candidato che non ha nulla da temere? Dov’è lo spirito di sacrificio? Quanto fa paura candidarsi a sindaco di Messina e prepararsi a combattere contro chi, è schema risaputo, metterà ed userà di tutto per distruggere l’avversario? Esiste una classe dirigente politica in grado di essere determinante svecchiando un panorama composto sempre dagli stessi nomi?
Messina avrebbe bisogno di un nome davvero nuovo. Di uno “sconosciuto” alla politica. Ma tant’è che le “lanterne” del centrodestra e del centrosinistra non sembrano in grado di competere con quella usata da De Luca che ha partorito un “clone fotocopia” di sé stesso, almeno in modalità di comunicazione, con foto e post social perfettamente sovrapponibili. Non può dirsi, per fortuna, lo stesso in toni e termini.
I nomi, di prossimo parto, saranno quindi espressione della storia politica cittadina e regionale, potrebbe anche nazionale. Candidati a cui dovrà corrispondere la capacità reale di far quadrato da parte degli schieramenti, senza interessi di “bottega”, senza ripensamenti, insomma senza se e senza ma.