Editoriale di Giuseppe Bevacqua
Chi fa la guerra all’Ucraina è Vladimir Putin. La Russia la guerra non la voleva, non la immaginava, non la vuole. E manifesta contro, in piazza. Putin non è la Russia, anche perché non gli importa poi molto dei russi. Il sentimento dominante e di fondo che muove Putin nasce, probabilmente, un po’ dalla sua mentalità forgiata nei servizi segreti russi, un po’ dalla sua indole dura e incapace di empatia, e per molta parte è dovuta alla nostalgia della Grande Russia, che ha visto dissolversi, prima di diventare “imperatore” di un impero che non c’è. Putin è un bullo e si comporta, agisce e parla come tale. Non conosce mezzi termini e appella il governo democraticamente eletto in Ucraina come “banda di drogati e neonazisti”. Proferisce queste parole mentre le autorità ucraine chiedono il negoziato per evitare altri bagni di sangue. Ascolta ma non ascolta, perché non tiene in considerazione le loro parole di distensione, quelle di Zelensky e del governo Ucraino, ed allo stesso tempo invita i soldati ucraini a prendere il potere “con voi sarà più facile la pace”.
Insomma Putin è il bullo che finalmente sembra aver trovato un pretesto per far la guerra all’Europa, non certo all’Ucraina. Una dimostrazione di forza, consapevole che la Nato e l’America, responsabilmente, non avrebbero premuto nessun grilletto delle loro armi per impedirglielo. Non gli importa delle sanzioni che le diplomazie internazionali continuano ad imporre, tanto le pagano i russi, non certo lui direttamente. E, come abbiamo detto, a Putin non sembra interessare molto dei russi.
Ma la Russia ed i russi, quelli che le sanzioni le pagheranno, quelli che ad oggi dopo soli 2 giorni di invasione dell’Ucraina, hanno già patito oltre mille lutti, saranno disposti a continuare a permetterglielo? Protestare in Russia è un rischio. Altro che “dittatura” come è stata stupidamente denunciata da i no green pass in Italia.
Nelle piazze russe la polizia va davvero poco per il sottile e chi viene arrestato non è solo identificato come avviene nei paesi democratici. Eppure le piazze in Russia si sono riempite di manifestanti che chiedono a Putin di smetterla.
Ma lui è un bullo, come a tutti i livelli, ce ne sono tanti: dice, mentre pensa il contrario, si attornia di yes men e di persone che non si sognerebbero mai di oscurarlo o di prendersi meriti che lui stesso, il bullo, non intenda riconoscergli, e se lo farà, questi tremeranno pensando a cosa possa esserci dietro quel raro complimento.
Putin per ora sta esercitando i muscoli e li mostra con assoluta freddezza e premeditazione: il video pubblicato dal Cremlino tra il 23 ed il 24 febbraio, era stato registrato il 21, due giorni prima. Nel video aveva detto: “Ho deciso di condurre un’operazione militare speciale. Il suo obiettivo è proteggere le persone che sono state oggetto di bullismo e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni. E per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa“. Insomma si propone come il salvatore, mentre per “salvare” ha invaso una nazione sovrana con i carrarmati.
Ma la Russia, come la Cina, è un Paese di “figli unici”: la maggior parte delle famiglie russe ha un solo figlio. In quanti saranno disposti a sacrificare il proprio figlio unico per una guerra figlia della prepotenza paranoica di un bullo?