Una analisi obiettiva della condizione di crisi che la città di Messina sta vivendo in tanti suoi aspetti dovrebbe costituire la premessa indispensabile per poter proporre soluzioni e rimedi efficaci e durevoli.
Una crisi sociale ed economica, come spesso evidenziato da vari osservatori, ma anche etica, morale e culturale e che tocca aspetti legati alla legalità ed alla convivenza civile; a cui, negli ultimi anni, si è aggiunta una “crisi istituzionale”, non adeguatamente attenzionata e riconosciuta, che ha visto il verificarsi di una autentica “anomalia”, non riscontrabile in nessun’altra realtà municipale, consistente nella sovrapposizione di un soggetto privato ad una gestione amministrativa ed operativa pubblica.
E di fronte a tale condizione di crisi generalizzata, abbiamo avuto come risposta una narrazione illusoria e non rispondente alla realtà, fondata su autocelebrazioni che assumono forme talmente parossistiche da far prefigurare una sorta di “realtà virtuale” in cui si trasformano in messe in scena trionfali anche le collettive “fughe dalle responsabilità”.
Ma, con l’approssimarsi delle elezioni amministrative anticipate, sarebbe opportuno che tale presa di coscienza non venga più rinviata, almeno da parte di quei soggetti politici e civici che intendono muoversi alla insegna della responsabilità e della verità (per quanto cruda quest’ultima possa essere) senza inseguire certi processi di “normalizzazione” che finirebbero con il consolidare lo “status quo”.
Perché la crisi che vive la nostra realtà cittadina non è un argomento strumentale od una invenzione dialettica utilizzabile da chi non ha condiviso la gestione politico-amministrativa recententemente conclusa, ma è un fatto pregnante che viene evidenziato dai dati ufficiali forniti dagli uffici di settore del Comune e da altri indicatori economici.
Dati che fotografano inesorabilmente la realtà di una città in cui quasi il quaranta per cento della popolazione si trova ai limiti della soglia di povertà o nelle condizioni di povertà accertata, in cui un terzo dei cittadini vive con un reddito minimo di sopravvivenza; una città che riscontra il più alto tasso di disoccupazione a livello regionale ed una larga diffusione del lavoro nero e del precariato ma che nel contempo vede la ricchezza concentrata in poche mani ed in poche famiglie; una città in cui migliaia di giovani, divenuti “migranti” ogni anno vanno via per motivi di studio o di lavoro, ed in cui vi sono settori economici un tempo trainanti che stanno attraversando un lungo periodo di difficoltà che sta divenendo irreversibile; una città con il più alto tasso di inquinamento ambientale ed acustico a livello nazionale e la totale insufficienza della qualità della vita.
E di questo quadro, non certo idilliaco tuttavia reale ed in contrasto con le favolette propinate non abbiamo ravvisato alcuna traccia in tutto il “diluvio” di interventi, relazioni e filippiche mediatiche sciorinate negli ultimi anni.
Ma se non c’è consapevolezza della realtà come si può pensare di individuare concreti meccanismi di sviluppo reale e di superamento del degrado che siano diversi da quelli promessi e disattesi?
Un degrado caratterizzato da un modus vivendi in cui vanno prevalendo sempre più aspetti negativi quali l’odio sociale diffuso ai vari livelli e sui cosiddetti “social”, che hanno come conseguenza l’arroganza e la prepotenza ed il mancato rispetto delle regole, spesso correlati a fenomeni di devianza sociale quali il consumo diffuso di alcool e droga anche fra le fasce giovanili accompagnata da un alto tasso di elusione scolastica.
Ma va posto anche in risalto come ad una città che sta perdendo ,da tempo, la propria anima e la propria identità, si sia cercato di imporre un”codice identitario”, importato da altre esperienze minori, con l’utilizzo di modelli e canoni che hanno finito con l’aggravare l’isolamento di Messina, scollegandola da ogni rapporto di sistema con le altre realtà territoriali.
Rispetto a tutto ciò si avverte l’esigenza di una nuova fase, alla quale dovrebbero concorrere soggetti e realtà politiche e civiche, per costruire, sulla base di un progetto per una città che non ha un progetto ed una visione e di comuni sensibilità valoriale, una alternativa credibile sul piano politico e programmatico, superando tatticismi ed opportunismi e mettendo da parte eventuali tendenze egemoniche o logiche di appartenenza.
Realizzando così un patto civico e responsabile che non sia solo uno schieramento di liste varie, ma un metodo nuovo di partecipazione che porti ad una idea di “citta-comunita’. Un patto da cui emerga una “proposta plurale”per il governo della città di Messina, che sia la risposta alla logica aberrante di “un soggetto solo al comando” che sceglie il “delfino” in base al fideismo. Un Patto che abbia, però, alcuni punti discriminanti come la tutela del “bene comune”, l’etica della responsabilità ed il rispetto totale per le “istituzioni”, che vanno “servite” e non “asservite”ai propri interessi personali.
Gruppo di iniziativa civica”Rispetto Messina”