La targa della discordia di via Santa Cecilia, intersezione nuova via don Blasco sembra che verrà rimossa. Si tratta della lastra di marmo dove vi sono incisi i nomi di coloro che hanno sostenuto il lavoro dell’artista Alex Caminiti per la realizzazione di quella statua posizionata sulla stele al centro della nuova rotonda inaugurata solo pochi giorni fa. La targa in stile “martiri della Patria” aveva suscitato numerosissime critiche ed anche molte battute non certo piacevoli per chi si è ritrovato, magari anche suo malgrado, su quella lista di nomi, peraltro non elencati secondo l’alfabeto. Qualcuno ha anche pensato che l’ordine sia dovuto “all’importanza di donazione”.
Quindi, se verrà tolta, non è detto che non vi ritorni, ma in un altra modalità sicuramente più consona e discreta, con una targa più piccola e meno offensiva per chi è davvero morto per difendere la Patria, vista la similitudine con le targhe in memoria dei caduti. Lo avrebbe dichiarato lo stesso autore, Caminiti, con il supporto dello storico messinese, Nino Principato, che ha dato, invece, il proprio supporto all’artista commentando e descrivendo la “simbologia” della statua bronzea che dovrebbe rappresentare Messina.
LA STATUA
Anche su questo molte le critiche ma anche gli apprezzamenti, come è normale nell’interpretazione pagana dell’arte. Mosse critiche sulla armoniosità dell’opera, che secondo qualcuno non avrebbe rispettato le proporzioni: “la testa dovrebbe essere un ottavo del totale”. Di certo, che piaccia o non piaccia, c’è il fatto che la realizzazione di opere che vengono esposte in città divenendone patrimonio storico, artistico e culturale dovrebbero essere espressione del volere condiviso che, vista la difficoltà di mettere d’accordo tutti, al fine di smorzare le polemiche (annullarle è vano tentativo in ogni caso) sarebbe stato meglio ricorrere al bando di idee, anche per meglio coinvolgere tutti gli artisti messinesi, che sono tanti, e che hanno goduto di visibilità e di opportunità certamente minore del maestro Caminiti, che già vanta una propria opera battuta all’asta, ma di beneficenza, seppur sempre organizzata da Christie’s, la più importante casa d’aste al mondo. Un’occasione perduta per gli artisti messinesi, per la città, per il paesaggio urbano.