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La chiusura delle scuole: folto gruppo di genitori ricorre contro le ordinanze sindacali. Boomerang politico?

- 13/01/2022

Il Garante per l’infanzia di Messina, il dottor Costantino, aveva avvertito che fare politica sulla “pelle dei bambini” è “bullismo politico“.

Così la scuola è diventato un nodo nevralgico, un nervo che si è scoperto e che rischia di tramutarsi in un boomerang politico contro chi lo ha lanciato. Il riferimento è ai sindaci che a seguito della riunione dell’ANCI Sicilia ha deciso di promulgare ordinanze sindacali che chiudono le scuole e costringono in DAD.

Un folto gruppo di genitori siciliani ha infatti deciso di consorziarsi e fare ricorso contro quelle ordinanze rivolgendosi all’autorità giudiziaria. Tali provvedimenti, secondo i genitori tra cui molti docenti universitari, “sono provvedimenti palesemente illegittimi visto che la legge autorizza lo stop alle lezioni solo nelle cosiddette rosse e previo parere dell’Asp“. Così scrivono i genitori in una nota.

Dopo avere finalmente accolto poche ore fa con soddisfazione, la notizia per la quale in Sicilia dal 13 gennaio 2022, finalmente gli studenti sarebbero tornati a scuola in presenza, in ossequio alle perentorie e chiare indicazioni del Governo e a seguito della riunione della task force regionale, apprendiamo con sgomento e nuovo stupore , che l’assemblea dell’Anci ha stabilito che i Sindaci dell’isola adottino singole ordinanze per «pericolo» con le quali si stabilisce che le scuole rimangano ancora chiuse. Non possiamo ancora subire le irragionevoli decisioni adottate a livello prima regionale ed ora anche da parte dei sindaci di Palermo e Agrigento, provvedimenti cha appaiono, inoltre, palesemente contrari alle legge, alle decisioni della Corte Costituzionale che hanno già chiarito che le misure di contenimento dei contagi dovuti a Covid 19 rientrino nella materia della profilassi internazionale e pertanto alla competenza esclusiva dello Stato, e che deroghe alla ‘scuola in presenza siano ammesse solo nel caso in cui si tratti di ‘zona rossa’, e sulla base di presupposti che non appaiono ricorrere nel caso in esame, sia in fatto che in diritto. Per queste ragioni siamo decisi da genitori e da cittadini, magistrati, professionisti, dipendenti pubblici e privati, ad impugnare i provvedimenti emessi in violazione di legge, e dell’interpretazione resa dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità a tutela del diritto allo studio garantito dalla Costituzione, messo fortemente ed irragionevolmente alla prova e sacrificato, da ordinanze non sorrette da alcun supporto normativo” conclude la nota del gruppo di genitori.