“La nota diffusa ieri dalla sezione messinese dell’ANM è l’ennesima conferma del fatto che l’equilibrio tra il potere politico e quello giudiziario in questo Paese è completamente saltato. Un amministratore o un qualsiasi dipendente pubblico che sbaglia deve rendere conto al danneggiato, ma anche all’Ente di cui ha leso l’immagine, senza dimenticare i conseguenti provvedimenti disciplinari e gli interventi della Corte dei Conti“.
È quanto scrive in un documento il Sindaco della Città di Messina Cateno De Luca. “Mentre – prosegue la nota – se a sbagliare è un magistrato inquirente, questo viene difeso contro ogni evidenza, ed il danneggiato invece, secondo l’ANM di Messina, non deve permettersi di formulare un lamento e men che mai una critica. Sentirsi perseguitati dopo due arresti e 18 processi in 11 anni, che mi hanno visto assolto, non autorizzerebbe nessuno, secondo questi signori, a sentirsi perseguitato e tantomeno ad avere dubbi sulla buona fede di alcuni PM. In altre parole, secondo la nota dell’ANM, qualunque cosa facciano i loro iscritti va sempre accettata con cristiana rassegnazione e, soprattutto, in silenzio. Senza voler partire da lontano, ovvero dal referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, approvata dagli elettori e neutralizzata da pavidi e forse ricattabili parlamentari, da 30 anni in Italia l’uso politico dell’azione giudiziaria si è manifestato in una infinità di casi, rispetto ai quali la dolorosa vicenda di un Sindaco di provincia a quanto pare non fa più notizia. A dire il vero, ciò che porta disonore alla Magistratura è sempre trattato con molta prudenza dalla stampa: al cosiddetto “sistema Palamara”, che ha fornito un quadro desolante del carrierismo sfrenato che anima certi magistrati (compresi quelli che rappresentano a vario titolo l’ANM) e dei metodi a dir poco immorali con cui si è governato il CSM, è già stato messo il silenziatore dagli organi di stampa, ben prima che il Covid diventasse l’unico argomento di discussione pubblica. Quando a sbagliare sono i magistrati tutti devono stare zitti. E guai a chi ne parla. Questo è l’ordine a cui in tanti, troppi, si sono assoggettati. Non io!
Eppure siamo la vergogna dell’Unione Europea per la irragionevole durata dei processi, per le condizioni disumane delle carceri, per il ricorso spesso ingiustificato alla carcerazione preventiva, ma in questi casi ciò che ‘ci chiede l’Europa’ non conta. E’ più importante non disturbare il potere giudiziario.
La nota della sezione messinese dell’ANM è la difesa d’ufficio di una casta che si ritiene intoccabile e, pertanto, si commenta da sé. Ciò che però non si può far passare è che il cittadino preso di mira da una infinità di azioni penali poi rilevatesi infondate non abbia il diritto di lamentarsene e di reagire. Quel che più mi fa pensare non è la reazione scomposta di chi non è abituato a dare conto dei propri errori, ma il silenzio complice e servile di tanti altri.
Dove sono i paladini dei diritti costituzionali? Che fine hanno fatto le ‘anime belle’ che si scandalizzano guardando ai sistemi giudiziari di altri paesi? Che ne è stato del diritto di esprimere le proprie opinioni, dei diritti dell’imputato – a maggior ragione se assolto – e della stessa presunzione di innocenza? Tutti zitti. Alcuni per meschini calcoli politici, altri perché hanno troppi scheletri nell’armadio, altri ancora perché difendono i principi costituzionali solo se hanno un interesse personale da difendere.
Diceva bene il compianto Franco Battiato: ‘Quante squallide figure attraversano il Paese, come è misera la vita negli abusi di potere…’. Aveva ragione, ma sia chiaro che io non intendo alzare bandiera bianca!“, conclude il Sindaco De Luca.