E’ scontro sul rientro a scuola dopo le vacanze di Natale, visto l’andamento dei contagi.
Secondo fonti del governo, non ci sarà alcuno slittamento e le date di ripartenza delle scuole restano quelle previste dal calendario, tra il 7 e il 10 gennaio.
Le Regioni sono al lavoro per una nuova proposta da avanzare al Governo in merito alle quarantene nelle scuole elementari e in prima media: l’intenzione è quella di eliminare la distinzione tra vaccinati e non, nel caso di più contagi in una classe.
In vista della Commissione Salute che si riunirà domani, il nuovo punto di confronto dovrebbe riguardare la definizione di un numero minimo di contagi in classe, che permetta indistintamente a tutti gli alunni di andare in Dad. Al momento, su quest’ultimo aspetto, l’ipotesi è di valutare tre o quattro contagi e, sotto questa cifra, prevedere l’auto sorveglianza per tutti.
“Nel quadro attuale di diffusione del contagio fra i giovanissimi, mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola. Prendere 20/30 giorni di respiro, consentirebbe di raffreddare il picco di contagio, che avrà a gennaio probabilmente un’altra spinta, e di sviluppare la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca”. Così il governatore campano Vincenzo de Luca. “Non sarebbe una misura ideale – dice – ma consentirebbe di riprendere a breve le lezioni in presenza con maggiore serenità per gli alunni, per le famiglie, per il personale scolastico”. “In relazione alla riapertura delle scuole, sento circolare l’ipotesi di tenere a casa i bambini non vaccinati – aggiunge – . Mi sembrerebbe una misura tanto odiosa e discriminatoria, quanto ingestibile. Credo che si debbano prendere misure semplici ed equilibrate, con l’obiettivo di aprire le scuole in presenza quanto prima e per sempre”.
Sulla scuola “porteremo una proposta al Tavolo nazionale delle Regioni che modifica le regole rispetto alla durata delle quarantene e di chi dovrà farle, rispetto alla situazione vaccinale”. Lo ha affermato il presidente del Veneto Luca Zaia. “Sarà una decisione del Tavolo nazionale – ha aggiunto – su cui non posso dare anticipazioni, ma verrà presa da tutti. Soprattutto per le superiori le percentuali di vaccinazione sono molto alte, per cui riusciamo a gestire le presenze in maniera migliore”, ha concluso.
Pediatri, 1 caso su 4 under 20, in un mese +800 ricoveri
Circa un contagio su quattro, il 24%, riguarda nell’ultima settimana la fascia di età under 20. In un mese i ricoverati tra gli under 19 sono aumentati di quasi 800, 791 per la precisione, passando da 8632 a 9423. A pochi giorni dalla riapertura delle scuole i dati che derivano dai recenti report dell’Iss, l’ultimo precisamente del 31 dicembre, e che preoccupano i pediatri italiani, che tramite la presidente della Sip, Società italiana di pediatria, Annamaria Staiano evidenziano che “i contagi stanno aumentando notevolmente”. Al momento poi i vaccini non decollano: 340mila prime dosi su 3 milioni di bimbi. “Il report – aggiunge Staiano – evidenzia che nell’ultima settimana si osserva in aumento dell’incidenza di tutte le fasce di età”. A preoccupare è in particolare la fascia di età 16-19 anni. “Nelle ultime settimane-rileva Staiano – oltre all’aumento dell’incidenza nei bambini 6-11 anni si è avuta un’impennata tra16-19 anni. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che nonostante questa categoria di ragazzi sia stata già protetta da due dosi vaccinali, solo da pochi giorni, circa 10, è stato autorizzato il booster. Evidentemente, questa e’ un’ipotesi, il dilagare della variante Omicron porta un aumento dell’incidenza dei casi anche in questi giovani che hanno solo due vaccinazioni”. I vaccini 5-11 anni, dall’altro lato, non ‘decollano’ anche se gli specialisti sono ottimisti sul fatto che si sia solo voluto attendere, da parte di molte mamme e papà, l’andamento delle prime immunizzazioni. “Siamo ottimisti -prosegue infatti Staiano- nonostante i numeri non siano ancora del tutto significativi. Ad oggi abbiamo intorno al 9,23% delle prime dosi, con un interessamento di circa 340mila bambini su una platea di 3 milioni e mezzo tra 5-11 anni. Sono ancora un po’ pochi, ci sono differenze tra le varie regioni con la Puglia che registra il 13%, la Lombardia 12%, Sicilia 4,24%, Campania intorno al 5%. Siamo però ottimisti, perché la frase più sentita nelle ultime settimane è quella di voler attendere: si è colta una certa esitazione da parte dei genitori perché volevano attendere le conseguenze delle prime dosi, fortunatamente si è visto che nelle ultime settimane non si sono osservati effetti collaterali importanti anche nei milioni di bambini già vaccinati in America, circa 10 milioni. Sono quelli delle comuni vaccinazioni, quindi minimi”.
Scontro nella maggioranza sull’ipotesi, al vaglio del governo e sostenuta dalle regioni, di una modifica delle regole su Dad e quarantena in vista del rientro in classe dopo le vacanze di Natale. Gli istituti sono pronti a ripartire tra il 7 e il 10 gennaio, ma in alcuni territori la riapertura slitterà a causa dei contagi. Anche per questo il Governo studia regole diverse soprattutto alle elementari e in prima media, visto l’avvio della campagna vaccinale 5-11.
Dopo la proposta delle Regioni, che trova molti punti d’intesa con l’Esecutivo, sembra molto probabile che anche per le scuole elementari e la prima media – così come già succede per quelle successive – si possa prevedere, nel caso di due studenti risultati positivi in una classe, solo l’autosorveglianza di cinque giorni (con test a 10 giorni) per i ragazzi vaccinati (o guariti negli ultimi tre mesi) e la quarantena di 10 giorni con Dad (quest’ultimo caso laddove previsto) per i non vaccinati. Con tre contagi in una sola classe, sarebbe poi la Asl a valutare ulteriori provvedimenti come la sospensione dell’attività in presenza. Nelle scuole dell’infanzia resterebbe invece la quarantena di dieci giorni per tutti con tampone con un solo caso positivo. Valutazioni, queste ultime, che potrebbero approdare al Cdm del prossimo 5 gennaio.
Ma i sindacati sono in allarme: “La ripresa delle attività didattiche non deve riprodurre modelli che già si sono rivelati ingestibili. Ricordo con molta preoccupazione l’esperienza delle lezioni organizzate in parte in presenza e in parte a distanza. Un modello organizzativo che non ha mai garantito la qualità della proposta formativa. Chi segue in classe ha bisogno di tutta l’attenzione dell’insegnante. Chi invece è in Ddi ha tempi diversi e necessita di proposte più essenziali. Non si possono bloccare i bambini o gli studenti in quarantena per 5 ore davanti al Pc”. Lo dice all’ANSA la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.
‘No’ dei presidi ai non vaccinati in Dad: “Era stato annunciato che sarebbero stati organizzati hub per fare tamponi agli studenti in vista della riapertura delle scuole. Sarebbe questa la misura da attuare, la cosa migliore dopo le feste, ma a pochi giorni dalla riapertura non ne abbiamo contezza. Noi come Anp siamo contrari a mettere in Dad i ragazzi non vaccinati perché sarebbe una discriminazione. Se la proposta è questa o rimandare gli ingressi vuol dire che la scuola farà le spese di una serie di mancanze. Di questo passo si rischia la distruzione del settore” Lo dice all’ANSA il presidente dell’associazione presidi di Roma Mario Rusconi.
E anche nel governo partono le voci in dissenso: “Non si può pensare di discriminare i bambini, prevedendo per alcuni la dad e per altri la frequenza in presenza. Si continui ad investire risorse per la sicurezza, anzi si aumentino le risorse per la scuola, e si migliori il protocollo affinché sia più efficace. Ma le scuole devono restare aperte!”. Lo dice la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia. “Preservare la didattica in presenza per i nostri studenti è sempre stata una priorità del Governo. Un principio sacrosanto a cui dobbiamo tener fede anche per la seconda parte dell’anno scolastico. La campagna di vaccinazione per i più piccoli è appena partita e inasprire i protocolli su contagi e quarantene ci esporrebbe al rischio di eccessive penalizzazioni. Non possiamo permetterci di relegare in Dad milioni di studenti. La risposta non può essere sacrificare il diritto all’istruzione di milioni di studenti. Su questo siamo pronti a far sentire forte la nostra voce”. Così il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso (Lega).
Il Presidente della Conferenza delle Regioni , Massimiliano Fedriga – che ha incontrato venerdì 31 dicembre Bianchi e Speranza – assicura: “si tratta di ipotesi di intervento che, sulla falsariga di quanto è stato fatto con l’ultimo decreto, alleggeriscono anche il mondo della scuola sul fronte dei protocolli, delle quarantene e dei tamponi attualmente previsti.
Sono proposte tecniche che – aggiunge – vogliamo approfondire e condividere con l’Esecutivo per proteggere gli ospedali gravati sempre più da ricoveri e permettere una ripresa dell’anno scolastico in presenza, considerando l’andamento della curva epidemica che appare trainato proprio da una progressione importante nella fascia che va da 6 a 13 anni”.
E dopo l’obbligo vaccinale per il personale scolastico (scattato il 15 dicembre scorso) la prossima misura certa con la ripartenza della scuola nel 2022 sarà l’utilizzo delle Ffp2 da parte degli insegnanti nella scuola dell’infanzia, così come in quelle classi delle primarie e secondarie dove ci sono alunni che non hanno la mascherina perché esentati per specifici motivi. Ma queste nuove restrizioni, con la campagna vaccinale 5-11 cominciata solo due settimane fa e ancora a rilento (senza alcuna dose ancora l’88,4%, secondo l’ultimo report), potrebbero non bastare.
Il governatore campano Vincenzo De Luca valuta l’ipotesi di chiudere le scuole elementari in presenza per un mese – e quindi con lezioni in Dad – per procedere con le somministrazioni e consentirne la riapertura in sicurezza. “In questo momento – dice De Luca – il grosso del contagio del Covid riguarda le età di 5-11 anni e 0-16 anni. Sembrerebbe giusto usare un mese per ampliare la vaccinazione per i bimbi piccoli e riaprire gli istituti in sicurezza”.
Posticipato a lunedì 10 gennaio il rientro ai nidi e alle scuole dell’infanzia comunali nel Comune di Siena “a seguito dell’evolversi della situazione pandemica cittadina e dei provvedimenti di quarantena che coinvolgono il personale scolastico e diverse sezioni bolla dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali” mente slitta al 10 gennaio anche la riapertura delle scuole in Abruzzo, secondo un’ordinanza regionale che dispone la sospensione delle attività didattiche il 7 e 8 gennaio.
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