Può un Sindaco di una delle città attualmente più colpite dalla pandemia pensare di dimettersi? Ma soprattutto, farlo per correre alle Regionali? Può un Sindaco lasciare il proprio scranno di primo cittadino ad un Commissario nel momento in cui il Piano di Riequilibrio è stato messo in discussione dalla Corte dei Conti che doveva, invece, approvarlo?
Le questioni che sembravano risolte e pressoché chiuse da Cateno De Luca, sembrano riaprirsi come ferite che non si cicatrizzano. Dopo il suo tour musicale, le vicende della pandemia che si riacutizza con numeri altissimi per la nostra città e provincia, la questione del Piano di Riequilibrio, lo stato di agitazione della Polizia Municipale, al momento solo sospeso, dove sono in atto, peraltro, preoccupanti focolai di contagio, appaiono come il conto da pagare per l’assenza musicale del Sindaco.
E’ possibile ed opportuno per un primo cittadino dimettersi con i dati del contagio, delle vittime e della prossima saturazione degli ospedali, in un momento in cui la posizione di prima autorità sanitaria cittadina imporrebbe controlli ed il rispetto delle ordinanze nazionali stringenti? Da Fiumedinisi il sindaco di Messina, nelle sue dirette mattutine, dà la colpa delle sue annunciate prossime dimissioni, un po’ a Musumeci “che non sa governare”, un po’ al Consiglio Comunale “che ha tirato il freno a mano alla mia amministrazione”. Un’esperienza, quindi, secondo De Luca, quella di amministrazione attuale “da chiudere per riaprirne un’altra”.
Ma oltre l’incertezza della sua rielezione o di nomina elettorale della sua candidata a sindaco, vi è l’inopportunità di una scelta che lo farebbe apparire come il comandante che lascia la nave in difficoltà. Una situazione paradossale, insomma, che lo farebbe somigliare a quel “capitano Schettino” evocato ieri da un consigliere comunale (Alessandro Russo, PD), paragone che non è evidentemente piaciuto al Sindaco. E, d’altronde, come potrebbe aggradargli, visto che descrive una “realtà” che tale verrebbe intesa da molti probabili elettori?
Insomma la domanda è: quanto è opportuno ed etico, ma anche politicamente conveniente, consegnare ad un Commissario una città piena di contagi ed in difficoltà sanitaria, inoltre anche in stato di incertezza finanziaria con un Piano di Riequilibrio sospeso presso la Corte dei Conti? Cui prodest? A chi serve? Chi salva? A chi conviene mollare tutto?
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